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Varese 6, Cantù 10 con lo scontro diretto a favore. Il dato peggiore espresso dal derby (97-82) è quello relativo alla classifica, con i brianzoli che staccano la Openjobmetis e la rendono l’ancor più solida candidata all’ultimo posto della Serie A. Quello che significa retrocessione, per intenderci, se non cambieranno le regole e le decisioni. Il confronto diretto di Desio non fa che confermare i timori della vigilia: una Varese tutto sommato volenterosa non si sottrae al confronto e anzi regge il match praticamente alla pari fino alla terza sirena, come era accaduto mercoledì a Trieste.

Poi la benzina finisce nelle gambe di un gruppo che prima della fatica e della delusione deve ancora smaltire il Covid-19, e per Cantù è piuttosto semplice allungare il vantaggio nel quarto conclusivo sino a un +15 che appare il giusto verdetto se pensiamo a quello che si è visto in campo. Paradossalmente, però, la Openjobmetis ha imboccato la strada della sconfitta fin dalla prima metà, palesando – di nuovo – gravi lacune in fase difensiva, soprattutto per quanto riguarda la zona. Troppi i buchi lasciati sul perimetro ai tiratori del neo-coach locale Bucchi, che segnano con il 35% dall’arco nella prima metà di gara e concludono addirittura al 42% al 40′, ennesimo show balistico per una avversaria dei biancorossi.

Al contrario, dalla parte opposta, Varese non ha trovato continuità nel tiro pesante e, anzi, proprio quando si è incaponita a provarci da fuori (come sul finire del secondo quarto o anche nel cuore della ripresa) ha offerto il fianco a Cantù che ha avuto maggiore pazienza e alla fine ha trovato anche protagonisti non così attesi come Jazz Johnson o Gabriele Procida, mattatori rispettivamente del terzo e del quarto periodo. La risposta offensiva della Openjobmetis non è stata malvagia, nel complesso, con De Nicolao autore di una prova perfetta al tiro (3-3 sia da 2 sia da 3 sia ai liberi) a fare la parte inconsueta della prima punta. Chi invece è mancato in modo evidente è stato Luis Scola che, al di là del lavoro a rimbalzo, è andato nettamente calando dopo un buon avvio e con una prestazione sotto lo standard ha condizionato i tentativi di rincorsa biancorossa. Maluccio anche Strautins (a un certo punto si è visto un Bulleri infuriato con l’ala) mentre De Vico e Ruzzier ci hanno provato ma alla lunga sono scesi di quota.

Ora, con una graduatoria che è una palla al piede, Varese dovrà tornare in campo giovedì contro una Brindisi che abita dall’altra parte della classifica ma che giocherà lunedì sera in campionato e che sarà senza il bomber Harrison. La Openjobmetis dovrebbe schierarsi al completo, visto che Egbunu è in arrivo e che Douglas e Beane potrebbero tornare a disposizione, costringendo così Bulleri a un turnover tra gli stranieri. Non importa come, ma ottenere una vittoria sarebbe necessario, perché la discesa libera non accenna a rallentare. E sotto c’è la Serie A2.

PALLA A DUE
Massimo Bulleri recupera Ingus Jakovics per il derby con Cantù, anche se il lettone – appena guarito dal Covid-19 – si presenta con la mano destra fasciata per un piccolo incidente domestico. In quintetto le guardie sono Ruzzier e De Nicolao, le ali Strautins e De Vico con Scola sotto i tabelloni. Bucchi, all’esordio in panchina con l’Acqua San Bernardo, sceglie Bayehe per marcarlo, affidandosi poi allo sprint di Smith, Gaines e Procida sugli esterni e all’esperienza di Leunen.

LA PARTITA
L’avvio di gara è vivace da ambo le parti, anche grazie a difese non certo granitiche: Varese trova gloria in entrata con Ruzzier e alimenta bene Scola sotto i tabelloni (subito due falli per Bayehe), Cantù invece approfitta della zonetta biancorossa per caricare il braccio da lontano, spesso senza contrasto. I padroni di casa prendono il comando dopo diverse alternanze in avvio, però non riescono a scappare: al 10′ è 27-24.
Nel secondo quarto il copione è simile; Smith mena bene le danze, i biancorossi replicano con un Morse presente in area. Dietro però è il solito pianto: Varese è costretta a rincorrere la circolazione di palla, la San Bernardo tira spesso coi piedi per terra e trova in Procida un’arma interessante. Il divario però resta ridotto, perché De Vico (che deve farsi perdonare un contropiede fallito per il possibile -1) replica ai cesti avversari: a metà gara è quindi 48-42, tutto aperto.

E dopo l’intervallo, stavolta, la Openjobmetis non si perde per strada. I biancorossi provano a colmare il divario, scivolano a -10 ma risalgono con una bomba di Jakovics e con le invenzioni di De Nicolao. Però, come nel secondo quarto, Varese si aggrappa troppo spesso al tiro da lontano ed è un errore perché le mani non sono così calde a differenza di quelle di Johnson che negli ultimi minuti piazza lo show personale che vale il 71-66.

IL FINALE
Non c’è però il tempo di sognare il miracolo: Smith allunga e a poco servono le repliche di Denik e Jako o il quinto fallo di Bayehe. Bulleri perde le staffe con gli arbitri e si prende tecnico (dopo un passi netto, ignorato dal permaloso Lanzarini, che poi compenserà inventando un fallo su Strautins) ma non è quella la causa del break di casa. Piuttosto, Bucchi può contare su un Procida che gioca con il piglio del veterano, sigla 8 punti nel quarto e mette la firma su un derby per il quale Varese avrebbe avuto bisogno di un miracolo. Ma le grazie – dice il proverbio – ei fann i sant e i tusànn quand hinn grand. Due categorie che non vestono la maglia biancorossa, purtroppo.

Damiano Franzetti


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