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Due settimane dopo, le urla sono di tutt’altro tenore. Nella maledetta sera del Cremonazo, dal ventre di Masnago (gli uffici, la zona spogliatoi…) arrivavano ruggiti di rabbia, di spavento, di nervoso. Stavolta il volume delle voci è ancora alto ma il tono è completamente differente: sono grida di gioia, di sollievo. Di festeggiamento perché l’89-84 con cui la Openjobmetis piega Sassari porta – finalmente – la Pallacanestro Varese ad accarezzare la salvezza.

Non ad abbracciarla del tutto per il momento, perché la matematica tiene ancora aperto un minimo dubbio, però stavolta la squadra di Kastritis sfrutta il match-ball proposto dal calendario e lo fa con pieno merito. Non lo diciamo solo a sensazione o solo guardando l’andamento della partita (biancorossi sempre in vantaggio dal 9-8 del 5′). Lo diciamo perché Librizzi e compagni costruiscono una partita dalle percentuali sontuose: 65,2% al tiro da 2, 47,2% da 3 punti e 100% ai liberi.

Numeri clamorosi ai quali si aggiunge la quasi inedita vittoria a rimbalzo ma pure una difesa a tratti davvero incisiva, aggressiva, decisiva. Puro stile Kastritis, insomma, e non è un caso se alla fine tutto il pubblico riservi al coach greco l’ovazione: lui si schernisce ma quando il vicepresidente Perego lo riporta in mezzo al campo, sotto alla curva e a completare il giro d’onore, il matrimonio tra Varese e il suo tecnico è consumato del tutto.

E pensare che questa prestazione sarebbe potuta non bastare, perché dall’altra parte della barricata la Dinamo ha dimostrato sul campo quel che significa “Non mollare mai”. Sotto anche di 14 nel primo tempo, la squadra di Bulleri si è risollevata nella ripresa grazie alla spinta di Weber e Bibbins: respinta più volte è arrivata sino al -3 palla in mano a mezzo minuto dalla fine. Ma stavolta la beffa sarebbe stata ulteriormente ingiusta e a scacciare ogni dubbio è stato Jaylen Hands, l’uomo cui Varese ha puntato forte per sistemare le cose. La guardia americana ha quindi chiuso la gara con un morbido jumper a 15” dalla fine completando una prova da 27 punti e 8 assist che dà la misura della sua importanza.

Ma la stessa cosa si deve dire di Davide Alviti, sempre presente con le sue triple nei momenti più delicati del match. All’elenco va aggiunto Matteo Librizzi, autore di un primo tempo poderoso (al contrario di Mitrou Long) e poi rallentato dai falli. Insomma: non ci si salva da soli e l’elenco dei giocatori sufficienti – lo trovate nelle pagelle – è lungo. Anche in questo Kastritis è stato determinante, a costo di fare da parafulmine nel caso Nino Johnson: compattare la squadra sia sul lato tecnico sia su quello mentale è stata la mossa decisiva. Varese ce l’ha fatta, e come dice Toto Bulgheroni negli spogliatoi, «a questo punto ci siamo meritati questo risultato». Ma lo fa quasi sottovoce, lasciando agli altri – pochi metri più in là – le urla di gioia.

PALLA A DUE – L’esperimento con Anticevich in quintetto è già esaurito. Kastritis torna con l’assetto precedente, ovvero Assui-Alviti in ala. Anche perché Bulleri deve rinunciare sia a Thomas (che era in dubbio) sia ad Halilovic: il giovane Vincini è pivot titolare e non sfigura. Tanto pubblico a Masnago (anche diversi giovanissimi atleti impegnati nei tornei pasquali), nessun accenno alla contestazione avvenuta con Cremona.

LA PARTITA

Q1 – Il brutto avvio di Mitrou Long si riflette sul gioco di tutta la squadra che nelle battute iniziali finisce sotto 5-8. L’innesto di Librizzi cambia però le cose: due triple del capitano seguito con la stessa arma da Bradford, Assui e infine Alviti danno a Varese la spinta giusta per andare in vantaggio: la OJM tocca il +8 e chiude 23-17 la prima frazione mostrando una difesa molto incisiva e solida.

Q2 – Curiosamente anche il secondo parziale termina con lo stesso punteggio, 23-17, e la Openjobmetis è ancora brava ad affidarsi di volta in volta ai giocatori più pronti. Tra loro non c’è Mitrou Long, un solo canestro in contropiede in mezzo a mille errori, anche goffi, al tiro e in costruzione. Meglio Librizzi mentre anche Hands e Alviti cominciano a carburare e mentre il trio Assui-Kao-Tyus dà sostanza in retroguardia. A metà gara è 46-34 con Cappelletti che infastidisce ma non abbatte la difesa biancorossa.

Q3 – L’avvio di terzo periodo sembra quello della tradizione: Varese diesel e avversari – Fobbs nello specifico – che colpiscono in velocità. Tocca ad Alviti dare la prima scossa, poi Mitrou Long dimostra di aver fatto suonare la sveglia e per qualche minuto regala spessore. Il play risponde alla coppia Weber-Bibbins che nella ripresa sarà decisiva per Sassari: ospiti per un momento tornati a -3 ma poi vengono ricacciati indietro da Hands e soci (64-55) nonostante un gigantesco regalo arbitrale sull’ultima azione.

IL FINALE

Il tema dei fischietti tornerà d’attualità in alcuni momenti del quarto periodo, in particolare sul quinto fallo di Librizzi e quarto di Alviti (in rapida successione) che lasciano parecchie perplessità. Il punteggio, intanto, procede a elastico: Bibbins riporta i suoi fino al -5, Hands replica da par suo segnando o alimentando il braccio di Alviti per una Varese di nuovo a +10. Quando arrivano gli ultimi 4′ però subentra un po’ di paura: qualche errore, qualche tiro rifiutato e Sassari che fiuta l’occasione. Mitrou Long, tornato in deficit, combina un altro guaio (palla persa e antisportivo, stavolta senza dubbi) poco dopo un canestro in giravolta di Assui. Hands non trema in lunetta ma a un certo punto Sassari è a -3 e palla in mano a 33” dalla fine. Fobbs però sfonda su Mitrou Long e poco dopo Hands gestisce alla perfezione il possesso. Morbido canestro in sospensione, timeout di Bulleri e ferro che respinge la tripla (ben costruita) di Veronesi: il rimbalzo di Alviti spazza ogni timore, per Varese è una Pasqua di festa sotto canestro.

Damiano Franzetti


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