Ci sono post-partita dove è difficile trovare la lucidità e le parole per commentare il match. È il caso di questo Varese-Trento, seconda sconfitta interna consecutiva (84-85) e terza complessiva per una Openjobmetis che dopo quattro giornate di campionato è già lì sul fondo della classifica con due punticini colti quasi per miracolo con Pistoia. “Ma miglioreremo” dice serafico Tom Bialaszewski in sala stampa sottolineando la difficoltà del calendario. Su questo non ha torto, ma quando la tua squadra mette alle corde Tortona e Trento sino all’ultimo giro di lancette e poi lascia per strada la vittoria, il problema c’è ed è pure rilevante.
Specie se poco prima, l’azione decisiva è un garbuglio di rara bruttezza. Riannodiamo il nastro: la Openjobmetis avanti di un punto sbaglia tre volte il tiro della possibile vittoria e viene trafitta da un canestro di Hubb a 10”5 dalla fine. Ci sarebbero stati due falli da spendere senza essere in bonus, ma su questa scelta la discussione è irrisolvibile (si poteva spendere fallo dando però rimessa in attacco con ancora parecchi secondi per il tiro).
Bialaszewski chiama timeout ma al rientro in campo è tutto sbagliato. Trento difende (tra lo stupore del coach varesino: “Ci hanno messo molta pressione”), Hanlan la passa a Cauley-Stein a 12 metri dal canestro (un 2,13 usato lontanissimo dal ferro), poi tocca a McDermott provare in solitaria una penetrazione contenuta dai difensori. A quel punto l’unica possibilità è forzare un tiro da 3 che puntualmente non va a buon fine.
La frittata, quindi, è servita un’altra volta in una serata che mette in luce una volta di più quanto sia corta la coperta biancorossa, al di là di errori tattici (panchina) e tecnici (giocatori). Dalla panchina infatti è solo Woldetensae a rendersi utile, e se consideriamo i pochi minuti di rottura concessi a Librizzi, capiamo che sul banco degli imputati ci finisce Shahid. Il suo impatto con la Serie A continua a essere ampiamente deficitario (0 punti, 0/3 al tiro, 0 di valutazione, -9 di plus minus) anche perché con lui in campo la squadra smette di girare in attacco.
Quando Hanlan – che pure play non è di mestiere – va a rifiatare, la luce in attacco o si spegne o resta flebilmente accesa per qualche prodezza isolata. Era accaduto pure a Cipro, non solo in LBA, è risuccesso contro la Dolomiti Energia quando Varese ha dilapidato 12 punti di vantaggio a inizio secondo quarto. Certo, la partita non si perde in quel frangente ma è chiaro che se Trento avesse dovuto lavorare più a fondo nella rimonta sarebbe arrivata alla fine con meno benzina e meno certezze. Tanto più che i bianconeri negli scorsi impegni avevano palesato proprio la tenuta negli ultimi 10′ di gioco.
Un delitto, quindi, sprecare queste due partite interne anche perché il ciclo di ferro non è concluso: domenica ci sarà il viaggio a Venezia (imbattuta), poi arriverà una Sassari che dopo l’avvio disastroso si sta ricomponendo. Insomma, preoccuparsi per questa situazione non è più reato, ben sapendo che siamo appena a metà ottobre. Vediamo se sulla tolda di comando ci sarà almeno una strigliata.
PALLA A DUE
Le magliette biancorosse celebrative per i 10 anni di sponsorizzazione Openjobmetis riempiono un palazzetto pieno zeppo, con la società che può annunciare il “sold out”. Tanti gli applausi iniziali per Paolo Galbiati che ricambia l’affetto. Sul campo il coach trentino non ha (come previsto) il play Baldwin e si affida al giovane Ellis in regia con Forray di supporto dalla panca. Bialaszewski è senza Ulaneo e deve usare Brown da vice Cauley-Stein quando il pivot va a rifiatare. Per il resto non ci sono variazioni. Commosso minuto di silenzio a ricordare Nino Cescutti, pilastro di una delle prime Ignis vincenti.
LA PARTITA
Q1 – Varese pimpante nel primo giro di cronometro: Brown rafforza il suo buon momento ma in generale è tutta la OJM a trovare il canestro (escluso Moretti). L’ingresso di Forray ridà fiato a Trento ma la seconda ondata biancorossa, con McDermott e Wolde, spinge il vantaggio sino al +12 a ridosso di una sirena che suona sul 28-17.
Q2 – Come a Cipro (là era il terzo quarto), Varese ci mette pochi minuti a perdere tutto il margine. Parziale trentino di 15-3 (solo una tripla di Brown) in meno di 5′, timeout Bialaszewski ma ormai il vantaggio è svanito. Si prosegue spalla a spalla con la Dolomiti che si mette anche al comando, però Varese al momento buono ritrova Moretti: due minuti di show dell’azzurro e riposo sul 44-42.
Q3 – I biancorossi (ancora bene Moretti) riallungano un po’ nel punteggio senza tuttavia guadagnare un margine di sicurezza nonostante un effimero +8. Alviti e Hubb riaccendono i mortai da lontano e con l’avvicinarsi della terza sirena si chiude di nuovo il divario: l’intervallino arriva sul 67-66 per un tiro libero (su 2) segnato da Cauley-Stein a 4” dalla pausa.
IL FINALE
La OJM riprova a mettersi a condurre e tocca di nuovo il +8 con McDermott, salvo essere trafitta dall’arco dal tiratore meno atteso, Biligha. L’altro guizzo buono è di Cauley-Stein che finta, si gira e schiaccia di potenza: il pivot pare svegliarsi dal torpore ma poco dopo perde un pallone (al posto di schiacciare di nuovo) e dal possibile +7 Varese si ritrova solo a +2. A quel punto, va detto, la OJM mette in piedi 2-3 difese di livello che vengono battute sui 24” da Ellis e Alviti quando avrebbero meritato miglior fortuna.
C’è tempo anche per due decisioni arbitrali contestate: annullata una schiacciata a Trento sui 24” (apparsa buona) ma soprattutto negato un fallo antisportivo di Alviti che dà una mannaiata a McDermott dopo essere stato battuto. Tutto il palazzetto vede il replay sullo schermo, pare un fischio ovvio (Alviti mirava il pallone, ma la violenza del colpo e la situazione erano da “fallo grave”) e invece i tre in grigio scelgono altrimenti. Un possesso in più avrebbe fatto tutta la differenza. E invece Varese non riesce a sbloccare l’84-83 a proprio favore nonostante due rimbalzi d’attacco, Hubb non sbaglia il piazzato e l’ultima azione fa deragliare il treno guidato (male) da Bialaszewski.
Damiano Franzetti
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