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È il tempo di Herman Mandole al timone di una Pallacanestro Varese pronta a consegnare le chiavi al tecnico argentino che compirà 40 anni il 17 giugno. Tavola apparecchiata per la soluzione interna che raccoglierà l'eredità di Tom Bialaszewski: la riserva da sciogliere da parte del coach nativo dell'area di La Matanza (zona della provincia di Buenos Aires) resta legata a motivi extrasportivi. 

Decisioni personali, non legate al basket, di Mandole e della moglie Eluney, giocatrice in C femminile a Gavirate, assieme al bimbo di 4 anni che frequenta l'asilo in città. Il feeling con Varese è massimo, da parte di tutti e tre, ma la sfera lavorativa a volte non coincide con le scelte familiari. Però il fittissimo e costante dialogo con Luis Scola al Caffè Broletto aveva il sapore dell'investitura, così come i segnali dei colloqui condotti a tutto campo negli ultimi giorni fanno pensare che si vada verso il sì.

D'altra parte il General ha già scelto: per l'a.d. biancorosso il ruolo è di Mandole, dopo due anni di apprendistato dei segreti del sistema all'interno dello staff biancorosso. Il coach argentino è giovane sul piano anagrafico, ma l'esperienza non gli manca: iniziò a lavorare a 15 anni come allenatore delle giovanili nel Crovara Basquet di Villa Madero, poi i primi approcci da professionista e le esperienze da assistente nella massima lega argentina. "Galeotto" il rapporto con Julio Lamas, coach che guidò anche il Real Madrid e la Nazionale dell'Argentina, il quale dopo averlo avuto come vice all'Obras Sanitarias lo portò con sé in Giappone nell'esperienza alla guida della Nazionale del Sol Levante in preparazione quinquennale per le Olimpiadi di Tokyo.

E il rapporto con Scola? Dopo il Giappone la tappa in patria come coordinatore delle Nazionali giovanili "albicelesti", guidando l'Under17 ai Mondiali del 2022; e la conoscenza del General, che lo volle a Varese nello staff di Matt Brase come responsabile del player development e supervisore tecnico del progetto giovanile Varese Basketball.

Sì, ma l'esperienza da capo allenatore è sufficiente o si rischia un replay del caso Bialaszewski, assistente di lunghissimo corso che ha pagato lo scotto del noviziato da head coach a Varese? Il carisma, il physique du role e la carica agonistica di Mandole sono ben diversi - a giudicare da chi lo ha visto all'opera in questi due anni - rispetto a quelli del predecessore statunitense. Poi la risposta la darà il campo, ma evidentemente Scola deve aver gradito il lavoro del connazionale: nella logica del General anche il ruolo di coach seguirà il processo di sviluppo già seguito per i giocatori.

Dopo cinque allenatori in tre anni (Vertemati, Roijakkers, Seravalli, Brase, Bialaszewski), il principio che si vuole introdurre è quello di valorizzare le risorse interne: per questo il gradimento per Legovich e Roncari potrebbe valergli rinnovi e promozioni nelle gerarchie interne seguendo il percorso di Mandole. Che però, formalmente, non potrà essere nominato capo allenatore almeno fin quando non avrà superato i corsi FIP per il patentino da coach di serie A: questione di etichetta istituzionale. Prima l'abilitazione, poi la nomina.

Giuseppe Sciascia


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