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Mezza Openjobmetis brilla per mezz’ora, poi si arrende alla Virtus


simon89

Il congedo dal campionato della splendida Openjobmetis di Matt Brase si consuma a testa altissima, a conferma dello spessore del gruppo biancorosso. Che senza ben quattro giocatori (due soli stranieri a disposizione) dà parecchio filo da torcere alla Virtus, seconda forza della regular season solo per via della classifica avulsa, costretta a sudare per oltre mezz’ora prima di mettere in tasca i due punti.

Alla fine, come previsto, la Segafredo se ne va nel punteggio sfruttando un tonnellaggio e una panchina molto più corposi, dominando a rimbalzo (49-33) e appoggiandosi in area ai totem Mickey e Jaiteh nel momento in cui Varese è costretta a schierare Virginio pivot per i problemi di falli di Owens e Caruso. Guai che si aggiungono alle assenze di Brown, Reyes, Johnson e Librizzi, tanto che a completare i 200 minuti ci sono i babies Weilun Zhao ed Elisee Assui.

Ma anche così, alla Segafredo Arena c’è partita eccome, perché Wolde ha mano bollente contro la squadra della sua città, perché Ross è un vincente nato, perché De Nicolao vuole chiudere in bellezza e via dicendo.

E così, sotto le due torri, finché l’attacco gira e le triple entrano, Varese sta incollata ai cafeteros e anzi, ha l’ardore di pareggiare e pure di mettere il naso avanti in qualche rara circostanza. La firma, quest’ultima, a un’annata che ricorderemo a lungo con le 17 vittorie intascate, con lo showtime voluto da Scola e Arcieri, disegnato da Brase, interpretato da undici uomini per i quali – anche in futuro – ci saranno solo applausi da parte del popolo biancorosso.

La vittoria determinante su Scafati, sette giorni fa (a proposito: Givova salva in extremis grazie alle prodezze di Logan nel finale di gara con Brescia. Retrocede Trieste) ha virtualmente concluso una corsa tremendamente menomata dal -11 in classifica. Sul quale è inutile tornare: il motto della Varese di Scola è “guardare avanti” e a questo punto le basi per un futuro più solido ci sono tutte. Resta solo un appuntamento, lunedì sera in piazza Montegrappa per l’ultimo, grande, caldissimo abbraccio. Tutta Varese ci sarà, perché il grazie quest’anno è davvero speciale, come dieci anni fa.

PALLA A DUE

Brase ha letteralmente mezza squadra non disponibile: alle assenze di Reyes e Johnson, infortunati, si aggiungono quelle di Brown (botta alla mano) e Librizzi (problemi gastrointestinali). In quintetto vanno così Ferrero e Caruso nelle posizioni di ala. Anche Scariolo perde pezzi e non può schierare i 12 già scelti per i playoff: fuori Teodosic (febbre alta) e Hackett (caviglia), il play è quindi Mannion.

LA PARTITA

Q1 – Bologna prova subito a sondare la resistenza biancorossa, sfonda in area ma subisce la verve varesina dall’arco e in velocità. Il primo tentativo di allungo è stoppato da un timeout di Brase e al rientro la OJM trova i primi canestri di Ross e con uno 0-8 di parziale si porta avanti. Wolde da 3 non sbaglia e alla prima pausa regge il minimo vantaggio esterno, 23-24.

Q2 – Finché Ross resta in campo, ormai acceso, gli ospiti continuano a condurre fino al 25′, poi però l’attacco smette di produrre e la Virtus passa in testa con Belinelli e, di nuovo, con i punti da centro area e con tanti liberi. Troppi, con un arbitraggio che punisce Ross (tre falli) e appare sbilanciato. De Nicolao sbaglia parecchio ma sulla sirena trova la rubata con canestro del -4, 43-39.

Q3 – La seconda tripla di Virginio e uno sprazzo firmato da Ferrero rimettono Varese in parità, ma la replica bianconera permette alla squadra di Scariolo di riallungare con Shengelia. La OJM però è di granito e, pur nel mezzo dei problemi di falli di Owens, e Caruso, si spinge a un nuovo pareggio con un cesto di Ross che sprinta sino al ferro. Qui però arriva un fischio, antisportivo a Virginio dopo instant replay, da cui nasce un 5-0 Segafredo: fallo che poteva anche starci ma che si inserisce in 40′ diretti non certo a favore di Varese. Fatto sta che la terza sirena suona sull’improvviso -9, 70-61.

IL FINALE

E qui, purtroppo, la benzina termina. Le due squadre sparano a salve per oltre 2′ e quando Ross segna si vede annullare il canestro (fallo prima del tiro) nonostante l’evidente continuità dell’azione. De Nicolao allora si veste da attaccante ma dall’altra parte tocca a Belinelli alzare il punteggio. L’ultimo a farsi notare è Caruso che dall’arco evita un divario troppo pesante, ma la Virtus ormai se n’è andata e il 98-82 arriva quando in campo ci sono Zhao e Faldini, Assui e Camara. Giusto così a questo punto. Peccato solo di non rivedere questa squadra ai playoff.

Damiano Franzetti

 


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