
Da un lato la speranza, dall’altro l’incredulità. Da un lato una squadra ribaltata nelle sue regole ma soprattutto nella sua anima, dall’altro una direzione arbitrale che lascia sconcertati. Questo, in due righe, il sunto di Trapani-Openjobmetis, match che segna la sconfitta numero 5 consecutiva per Varese che esce condannata da innocente al termine di un processo iniquo. Perché, davvero, da metà del secondo periodo l’impressione generale è stata che i biancorossi non avrebbero mai potuto portare a casa i due punti dal PalaShark.
I numeri, per rendere l’idea: due espulsi, uno dei quali (Librizzi, l’altro è Hands) per due falli antisportivi che gridano vendetta e che i signori in grigio non hanno neppure valutato al replay. Quattro giocatori (a uno) fuori per cinque falli, 44 tiri liberi contro 14 dopo che i signori Paternicò, Pepponi e Lucotti hanno fischiato 35 penalità contro gli ospiti e 21 ai padroni di casa. Che nell’ultimo periodo sono arrivati in fondo senza bonus (il primo fischio dopo 6′, con Varese già a “paletta rossa”). Mettiamoci pure l’antisportivo a Bradford, le mannaiate ignorate a ogni penetrazione mentre dall’altra parte Robinson ha potuto tirare 18 volte dalla lunetta e il quadro è completo.
Per finire: la OJM termina la partita con in campo una guardia-ala, un’ala pivot e tre pivot: “tutti i vivi all’attacco”, per citare Alfio Caruso. Dicevamo, in presa diretta, che certe partite con Siena erano state decise con fischi chirurgici: qui no, stasera siamo proprio alla macelleria da parte dei fischietti.
Detto questo – e davvero era una vita che non si vedeva una cosa del genere – è bello rendere merito alla nuova Openjobmetis per le cose di campo. Una squadra dura, caparbia, pronta a buttarsi su ogni pallone ma anche a disegnare circolazioni di palla sopraffine per armare il braccio dei tiratori. Insomma, non ingannino i 106 punti a referto degli avversari: per 45′ si è vista una Varese da battaglia, pronta a tutto per raggiungere l’obiettivo. Sperando che il verdetto di Trapani non abbatta troppo il morale della truppa di Kastritis, che ha avuto anche la capacità di restare (relativamente) calmo nella tempesta.
A trascinare il gruppo un Alviti meraviglioso: 23 punti con il 100% al tiro, autore di una prova irreale. Gli altri hanno fatto il possibile: Mitrou Long ha palesato qualche problema dovuto alla scarsa conoscenza dei compagni, gestendo però la regia a lungo, Virginio si è ritagliato minuti importanti mentre Hands è partito a razzo finendo poi per reagire alla provocazione di Alibegovic (espulsi entrambi dopo appena 16′). E anche Librizzi ha dovuto lasciare prestissimo, mentre stava galoppando molto bene. Ci sarà modo di rifarsi, magari dal campo-tabù di Tortona (Casale Monferrato) tra sette giorni. Altra sfida dura come poche, ma che vale la pena provare ad affrontare.
PALLA A DUE – Un coach “sopravvissuto” e uno nuovo di zecca: fin dalle panchine il match tra Trapani e Varese presenta risvolti interessanti. PalaShark ricco di pubblico dopo oltre un mese di assenza dei granata. La rivoluzione greca tocca anche il quintetto: con Mitrou ed Hands c’è addirittura Assui con Alviti da “4” e Kao sotto canestro contro Horton, rimasto unico pivot di ruolo per i siciliani. A referto anche l’ex Gabe Brown.
LA PARTITA
Q1 – Due triple di Robinson permettono subito un break a Trapani ma è proprio il tiro pesante l’arma che Varese usa per risalire e, a metà periodo, sorpassare: da lontano colpiscono Alviti, Assui e Librizzi, poi tocca a Hands accendere i motori dell’attacco di Kastritis. La Openjobmetis una volta davanti allunga, lavorando abbastanza bene a rimbalzo e – come si sperava – in difesa: così la prima pausa segnala un 23-32 che è oro colato per i biancorossi.
Q2 – Il motore di Varese gira ancora bene e il vantaggio lievita anche se al 16′ arriva un punto di svolta importante: poco dopo la metà campo Alibegovic e Hands si accapigliano. Comincia l’ala, Jaylen reagisce con una spinta e la doppia espulsione è inevitabile. Però da quel momento Paternicò e compari sbilanciano di brutto la direzione e a farne le spese è Librizzi con un antisportivo che al massimo è un colpetto spalla a spalla. E così negli ultimi 2′ del quarto Trapani rosicchia 8 punti sfruttando un momento di sbandamento ospite: la sirena suona sul 49-55.
Q3 – Si rientra e poco dopo Librizzi perde palla a centro campo: lui e Petrucelli si buttano, un arbitro sventola il segnale dell’antisportivo diretto di nuovo al capitano varesino che lascia incredulo la contesa. Kastritis resta con il solo Mitrou Long in regia e Bradford in guardia mentre Trapani, quasi stordita dall’ennesimo regalo, getta al vento più di un’azione. Per questo la OJM riesce a tenere botta, viene raggiunta ma gira in testa al 30′ con due liberi di Mitrou (67-69).
Q4 – Sembra fatta per la Shark e invece no, perché al vantaggio di Notae replicano Virginio e ancora Alviti da 3 punti oltre a Bradford in penetrazione. Desonta è protagonista di un altro fattaccio: Rossato sbaglia dall’arco ma ricade sul piede dell’ala varesina, il fallo può anche starci ma los tres amigos optano per l’antisportivo. Quando invece il dubbio è dalla parte opposta (Kao travolto in area), il controllo televisivo serve a dare fallo normale con Trapani lontanissima dal bonus. La Shark passa a condurre una, due, tre volte e l’ultima è quella buona: si arriva in volata con 3 punti di vantaggio granata e con Gray che sbaglia due volte. La rimessa resta biancorossa e qui arriva l’unico fischio “al contrario”: tecnico a Robinson che mette le mani oltre la linea immaginaria. Alviti segna il libero e sull’ultimo tiro Tyus imbuca l’89 pari da centro area.
OT – Trapani scappa subito sul +5 e sembra chiudere la contesa ma Alviti ruba due volte palla e la OJM risale sino al -1. Poi però la totale assenza di regia diventa ingestibile (Mitrou fuori dal 39′: unico a portare palla è Bradford). Quando anche Alviti e Gray escono per falli il quintetto di Kastritis è completamente assurdo, ma è il solo possibile. Robinson si butta dentro a ripetizione, riceve due liberi a ogni contatto e allunga sino al 106-93. Bugiardissimo.
Damiano Franzetti
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