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Openjobmetis, tre cose da sistemare e una che fa sperare


simon89

Battuta da Trento con 110 punti sul groppone, sconfitta da Cremona di misura ma solo per le prodezze finali di Jaylen Hands a limitare un distacco che altrimenti poteva essere in doppia cifra. Non è certo l’avvio di precampionato che ci si attendeva dalla Openjobmetis che da qui in avanti deve lavorare a fondo per arrivare alla palla a due con Brescia (domenica 29 settembre) con l’ambizione di poter competere per la vittoria.

Per farlo, coach Mandole dovrà lavorare a 360 gradi sui suoi uomini (nel solco di quel miglioramento personale perseguito dalla società) e sui meccanismi di squadra tanto in attacco quanto in difesa. Vediamo quindi di “isolare” tre situazioni (non sono le uniche ma è inutile aggiungere carne al fuoco…) che andranno migliorate alle quali aggiungiamo una nota positiva per provare a guardare avanti con un po’ di fiducia.

REPARTO LUNGHI, ALLARME FALL(I)

Il caso-Okeke ha cambiato le carte in tavola alla vigilia del raduno e, come noto, Varese ha dovuto tornare rapidamente sul mercato italiano per completare la squadra con una delle poche (l’unica?) mossa possibile. Chiamare l’esperto Abdel Fall ad affiancare l’acerbo Kao Akobundu-Ehiogu. Se però il Fall visto a Sondrio sarà quello “definitivo”, la OJM non può dormire sonni tranquilli: quando ha dovuto giocare con continuità per i problemi di falli di Kao, il pivot di riserva ha commesso quattro penalità nel giro di pochi minuti. Falli, tra l’altro, evidentissimi contro avversari non certo mostruosi: spinta a rimbalzo in attacco, trattenuta evidente e due “difese mani addosso” che ogni arbitro avrebbe fischiato. La coppia Fall-Kao ha dieci falli da spendere totali in 40′, dietro c’è il vuoto (Mandole è andato per due scampoli con il quintetto senza pivot: risultati fallimentari) e non ce lo si può permettere.

PIÙ BLACK CHE BROWN 

Dopo aver tuonato al termine della partita contro Trento, coach Mandole è stato più diplomatico nel parlare dopo il KO con Cremona. E a domanda precisa su Gabe Brown, il tecnico argentino ha spiegato come «Lui è un giocatore che tira con il 40% da 3: vuol dire che su 10 tiri da lontano ne segnerà 4. Però non sappiamo quando questo avverrà e stavolta non è accaduto (lo score dice 0/5 anche con conclusioni ampiamente fuori bersaglio ndr). Se ha un tiro aperto lo deve prendere. Però mi è piaciuto l’atteggiamento in difesa e a rimbalzo». Contento Herman contenti tutti, ma l’impressione è che Brown sia stato il peggiore in campo insieme a Gray anche per lo scarso impatto in retroguardia. La voglia, stavolta, si è vista ma i risultati no e in diverse circostanze il 44 si è fatto impallinare dagli avversari, in particolare da Nikolic che ha vinto ampiamente il duello diretto.

MANNION-HANDS, PROVE DI INTESA

In questo capitolo ci sono dei difetti ma anche un risvolto positivo. Il ritorno in campo di Nico Mannion è stato fondamentale ma allo stesso tempo ha alterato i mini-equilibri che si erano creati in sua assenza. Sono variati i minutaggi ma soprattutto i compiti degli esterni: Jaylen Hands in particolare è apparso ingabbiato per oltre mezz’ora, sospeso tra il trattamento palla e il ruolo di bomber. Con Nico al rientro la Openjobmetis ha corso poco in transizione e a difesa schierata la squadra ha diminuito esplosività e fantasia mentre Hands – con addosso il più stazzato Jones – si è perso in tanti palleggi e pochi spazi per il tiro. Negli ultimi minuti – complice anche la necessità di rimonta – si è visto invece il potenziale della coppia di esterni: palla che corre rapida da Nico a Jaylen, caricamento e sgancio del tiro, retina bruciata a più riprese. Da tenere presente.

IL LIBRO CHE MANCAVA

Chiudiamo una pagina fosca con una nota positiva. Non solo a Sondrio, ma già a Milano e a Livigno, uno dei giocatori più in palla è stato senza dubbio Matteo Librizzi. Reduce dall’intervento alla spalla ed alla rieducazione, “Libro” è apparso in grande forma fisica e mentale ma anche tecnica: sta tirando bene dall’arco, ha subìto falli convertiti dalla lunetta, è tornato a mordere in difesa. In un reparto play-guardie che conta i due top player della squadra, sta provando a emergere: con la Vanoli ha avuto ottimo impatto, poi è rimasto a lungo in panchina, ma è una risorsa cui attingere fin da oggi.

Damiano Franzetti


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