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Pallacanestro Varese e il colpo di spugna (non indolore) accelerato dalla penalizzazione. Il futuro è già ieri


simon89

È iniziata una nuova era in casa Pallacanestro Varese: il principale sodalizio cestistico cittadino - che ad agosto compirà 78 anni - parlerà tre lingue, sarà consistentemente meno varesino rispetto al passato (pur contando su un simbolo assoluto della varesinità applicata al basket, Toto Bulgheroni) e aprirà almeno potenzialmente la porta, tramite alcuni dei i suoi amministratori entranti, a mondi finora inesplorati.

Da ieri in sella a piazzale Gramsci c’è un neonato consiglio d’amministrazione, seppur ancora da completare: Luis Scola amministratore delegato, Bulgheroni presidente, Paolo Perego vice-presidente e Mario Vernazza consigliere. 

Il risultato, cioè un nuovo cda, era atteso e scontato, almeno da quando si è palesata la volontà di aprire la compagine sociale ad altri investitori (il Pelligra Group, peraltro ancora sulla soglia): il “caso Tepic”, tuttavia, ha accelerato i tempi, cambiato i termini nonché gli attori protagonisti e rivoluzionato sensibilmente la linearità degli avvenimenti.

 

Chiudere tutto e subito

Chiaro l’obiettivo di Luis Scola nel condurre le danze: dopo il terremoto che ha sconvolto i destini agonistici della squadra guidata da Matt Brase e messo Varese sotto l’attenzione non certo positiva di tutto il movimento cestistico italiano, la ferma intenzione del deus ex machina argentino è stata quella di arrivare a presentare al mondo un nuovo organo di comando il prima possibile. 

Quanto “il prima possibile”? Prima dell’effettivo avvento della cordata “aussie”, certamente, ma anche prima dell’iscrizione al prossimo campionato. 

Al di là di tutte le esigenze pratiche contingenti, derivanti dall’assenza di un presidente (vista l’inibizione per tre anni di Marco Vittorelli), lo si può ben leggere anche come un modo per comunicare all’esterno una vera presa di coscienza sulla questione penalizzazione e di un contegno societario non certo “privo di errori”, pur senza sconfessare la posizione originaria del club riguardo all’entità considerata sproporzionata dei provvedimenti comminati. 

Il testo che ieri ha presentato “urbi et orbi” le contemporanee dimissioni di tutto il precedente apparato - ovvero i già citati Scola, Bulgheroni e Perego, ma anche e soprattutto, visto che non rientreranno, di Marco Vittorelli, del vice-presidente Giuseppe Boggio e del consigliere Thomas Valentino - non ha potuto né voluto spiegare la reale complessità degli avvenimenti.

Ovvero che le dimissioni dei singoli sono in verità avvenute con tempistiche e meccanismi diversi (leggi per esempio QUI), solo alla fine ricongiunti. Ovvero che ci sono state trattative sulle uscite (alcune di prassi, come le manleve da future azioni di responsabilità) diverse. Ovvero che anche le stesse posizioni e responsabilità all’interno del vecchio Cda sui fatti accaduti negli ultimi mesi sono state diverse, e per alcuni avrebbero meritato dei distinguo, delle sottolineature e dei passaggi pubblici individuali che non sono avvenuti, ancora di più alla luce di quanto ribadito oggi dalle motivazioni della sentenza della Corte Federale d’Appello.

Le parole ufficiali utilizzate, invece, hanno reso evidente il fine unico di chiudere l'epoca. Senza rilevare differenze tra le persone che ne hanno fatto parte.

 

Due uscite (su tre) non scontate

Sui nuovi amministratori, scelti come prescrive il codice civile dall’assemblea dei soci (quindi, allo stato attuale, da Luis Scola, da Varese nel Cuore e da Il Basket Siamo Noi), torneremo fra qualche riga. Prima parrebbe proficuo e onesto non dimenticare il fato di chi ha dovuto prendere la porta senza poter rientrare dalla finestra. Si tratta di due personaggi che hanno caratterizzato - tra gli altri - un’era in cui l’unico traguardo è stato il portare a casa la pelle alla chiusura del bilancio, il resistere, l’esistere. 

Giuseppe Boggio, CEO della Lasi di Gallarate, vice-presidente di Varese Nel Cuore, uomo di fiducia di Alberto Castelli, rappresentazione plastica del Consorzio nella stanza dei bottoni e “operaio” silenzioso ma imprescindibile della stessa.

E Thomas Valentino, presidente di Esse Solar, entrato nel cda in uno dei momenti più duri del sodalizio, quello caratterizzato dalle casse mezze vuote del Covid, e collettore (fra sponsorizzazioni e soldi propri) di un’apertura verso le aziende del sud della provincia decisiva - insieme a tutti gli altri noti perni - per la società per restare letteralmente in piedi. Non solo: non è un mistero che lo stesso Valentino abbia dichiarato ai giornali qualche settimana fa di essere in procinto di ampliare il bouquet di sostenitori a lui riconducibili (vedi QUI l’intervista video), cioè da lui cercati ed effettivamente trovati.

Dove finiranno queste professionalità? Che fine faranno queste nuove risorse, per anni “sudate” e che avrebbero potuto cumularsi a quelle “straniere”? Pare legittimo domandarselo.

Forse la risposta sta anch’essa nel comunicato di ieri, ovvero nei ringraziamenti finali e in quel “continueranno ad avere un ruolo fondamentale per il continuo sviluppo del club”. La soluzione potrebbe quindi essere la creazione di un organismo operativo snello e senza responsabilità formali, nel quale raggruppare queste e altre figure, come per esempio quelle afferenti a Il Basket Siamo Noi, imprescindibile nel continuare l’opera di restyling societario nell’ambito della responsabilità sociale e nell’essere un collante dalle mille idee con la tifoseria.

Per due uscite tutt’altro che scontate, una invece lo è stata: non avrebbe potuto avere altro destino l’ex presidente Marco Vittorelli, non fosse altro a causa del provvedimento che lo ha inibito tre anni. 

Se nella proprietà, anche una volta imbarcato Ross Pelligra, “Varese” rimarrà con un peso del 10% (5% Consorzio, 5% Trust), nell’organo di vertice “Varese” sarà solo ed esclusivamente Toto Bulgheroni, che a ben vedere è anche socio fondatore de Il Basket Siamo Noi e pure consorziato. Sarà quindi lui l’ultimo baluardo della tradizione, il legame con il passato, la garanzia davanti all’azione di investitori che - pur animati da grandiose intenzioni - non hanno alcun “legame di sangue” con questa città e con questa storia. Per questo la svolta è epocale.

 

I due super manager

Sulla sua indicazione per il ruolo di presidente non c’è stato bisogno di alcuna discussione nell’assemblea dei soci: promotore Scola (che chiese la sua disponibilità ben prima dello scoppiare del caso Tepic), d’accordo il Consorzio, d’accordo il Trust, d’accordo gli australiani. 

Attesa anche la nomina di Paolo Perego, peraltro già effettivo del consiglio d’amministrazione da mesi (e infatti anch’egli ha dovuto dimettersi nei giorni scorsi), la cui precedente entrata non era tuttavia mai stata ufficialmente comunicata (e continuiamo a domandarci perché, senza risposta…). 

Perego ha una storia manageriale che “parla” da sola: 5 anni in Irca, azienda gallaratese leader italiano nella produzione di cioccolato, creme ed ingredienti specializzati per pasticceria artigianale, panificazione e gelateria, prima come Advisor poi come CEO (lo ha sostituito Massimo Garavaglia ad agosto 2022). In precedenza le esperienze in Bacardi e Campari Group. Non va dimenticato il contributo de Il Basket Siamo Noi nel coinvolgerlo e nell’appassionarlo alla causa prealpina: tutto in fondo iniziò davvero due anni fa, quando proprio in Irca si tenne una serata che vide salire sul palco Scola e Javier Zanetti.

Mario Vernazza è invece un’autentica sorpresa. E va conosciuto meglio. Socio di Celtic Asset Management - società di gestione patrimoniale immobiliare indipendente, partner operativo e consulente strategico di player internazionali - prima di acquisire la stessa ha collezionato ruoli in altre imprese di gestione della ricchezza per conto terzi, tra cui Ernst & Young e Pirelli Real Estate. Vernazza è però anche sport and performance coach, con tanto di Master di 4 anni in Psicologia dello Sport, ed è in quest’ambito che nella stagione uscente ha già collaborato con Pallacanestro Varese. All’indicazione del suo nome si sarebbe arrivati per volere sia di Luis Scola che di Toto Bulgheroni.

Quando infine diventerà ufficiale la nuova compagine societaria e la conseguente nuova distribuzione delle quote (45% Luis Scola, 45% Pelligra Group e 10% (5+5) “Varese”) ai neo-nominati amministratori se ne aggiungeranno altri 3 indicati proprio dagli australiani. Il cda definitivo sarà infatti di sette componenti e dovrebbe quindi contare anche su Giovanni Caniglia e probabilmente sullo stesso Ross Pelligra, più un terzo uomo ancora da loro designato.

Ciò avverrà certamente dopo la scadenza dei termini per il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni (cui la “nuova” Varese non adirà), vera cesura tra il prima e il dopo. Oggi ancora di più.

Fabio Gandini


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