
Difendere meglio, difendere perfino forte serve a poco, nel basket, se poi non si fa canestro. E Varese non ha fatto canestro troppo spesso nel match interno che doveva essere quello del rilancio e invece si è rivelato quello di una pericolosa retromarcia. La squadra di Kastritis non sfrutta lo sperato “effetto Masnago” e, quasi a ripetere vecchi peccati mortali, si impantana ancora di più nel terzo periodo: è lì che Reggio Emilia, comunque sempre avanti nel punteggio, prende il largo nel match e si mette in tasca due punti (63-78) che sarebbero serviti come l’ossigeno ai biancorossi di casa.
Difficile anche capire da dove cominciare ad analizzare una partita del genere, in cui Varese davanti al proprio pubblico si ferma alla miseria di 63 punti realizzati. Le percentuali, certo, sono un primo indizio con Reggio che ha messo tanto fisico ma anche parecchia zona per sporcare l’azione della Openjobmetis, caduta anche nel tranello del ritmo. L’impressione è infatti che la squadra di Kastritis abbia “accettato” di rallentare il gioco andando così sui binari reggiani senza però riuscire a incidere. E la cadenza più bassa ha forse tolto certi meccanismi, certi automatismi che permettevano a Librizzi e compagni quella produzione d’attacco che finora aveva sempre dato un supporto.
E così, con l’uomo in difesa sempre più vicino, è venuto fuori un drammatico 6/26 da 3 (con due canestri di Virginio a partita finita) che tra l’altro fa scopa con l’altro dato da profondo rosso, quello dei rimbalzi. Che Reggio fosse una macchina, in questo senso, era cosa nota ma il 47-28 finale è una conferma tremenda sotto questo aspetto, reso ancor più evidente dall’assenza di quel “4 di ruolo” di cui tanto si è parlato ma senza riscontri concreti. Con Alviti spostato verso l’area, con Assui costretto a giocare minuti inattesi, con Bradford in un ruolo poco suo, i nodi stavolta sono venuti al pettine più che nelle precedenti partite. E il tempo per rimediare è sempre più stretto.
Ultimo accenno ai singoli, perché anche studiando le prestazioni dei giocatori emergono le magagne. Se Hands (23) ci ha provato, se tutto sommato Mitrou Long ha fatto il suo, la prova opacissima di Librizzi ha limitato il reparto guardie così come quella – stavolta – faticosa di Alviti ha inciso sul risultato. E sotto i tabelloni, per un Kao che si è guadagnato la pagnotta pur con il suo stile naif, c’è un Tyus tornato indietro nella condizione, nelle idee e nei risultati. E con troppe stecche nel coro per Varese non c’è stato nulla da fare.
PALLA A DUE
È un lunghissimo e commovente saluto a Sandro Galleani il momento più bello del pre-partita, con la signora Egidia e i figli Claudio e Gabriele che ricevono l’omaggio e l’applauso incessante a centro campo. Bello anche il gesto dell’AIAP (associazione arbitri) che ha ricordato con un mazzo di fiori quello che è stato il dirigente addetto ai fischietti per diversi anni.
L’altro applausone è per Ioannis Kastritis accolto da Masnago come un Messia: il coach greco conferma il quintetto con Assui e con Alviti ala forte mentre il connazionale Priftis tiene di rincorsa Faried iniziando con Faye sotto i tabelloni.
LA PARTITA
Q1 – Reggio esce meglio dai blocchi cercando (e trovando) Faye in area con il lungo che segna i primi 7 punti dei suoi. Alviti impatta con l’unica tripla e l’equilibrio regge anche al giro dopo ma la OJM fatica tantissimo con la palla in mano. Reggio lo capisce e allunga concedendo appena 14 punti nel primo periodo, contro i 20 di Smith e soci.
Q2 – Si prosegue con il più tradizionale degli “elastici”: Reggio allunga un poco, Varese prova a replicare anche se a un certo punto il vantaggio esterno tocca il +12 con Barford protagonista e con Librizzi che, invece, fa 1 su 3 in lunetta. La scossa arriva dalle mani di Hands che di riffa o di raffa riporta la OJM sino al -4, fallendo un libero ma segnando sul rimbalzo. Solita tripla di Smith e 29-33 alla sirena di metà gara.
Q3 – Ma il “caro vecchio terzo quarto”, un po’ a sorpresa torna a fare capolino a Masnago. Al rientro in campo Varese perde subito contatto con uno 0-7 reggiano che fa male. Un canestro di Bradford fa ripartire i biancorossi che dopo qualche minuto ritrovano slancio e accorciano con Alviti e Hands; il solito Smith però imbuca la tripla che riallontana i suoi. Nuovo -10 appena migliorato da una schiacciata di Kao, 45-53.
IL FINALE
Ancora Kao, imbeccato da Mitrou, porta sotto Varese ma in un amen la squadra di Kastritis si ritrova con lo svantaggio in doppia cifra. Il primo timeout del coach non ha effetto, il secondo neppure perché le mani, i volti e gli occhi dei padroni di casa sono quelli della truppa che ha alzato bandiera bianca. Solo nel finale un paio di squilli di Virginio migliorano il divario (63-78) ma sono cose utili giusto alle statistiche: qualcuno lascia in anticipo, qualcun’altro fischia, c’è chi protesta ad alta voce. Tutti sono però accomunati da una cosa: il timore di finire al piano di sotto.
Damiano Franzetti
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