Una scelta stimolante, diversa da quelle affrontate in passato, in una piazza – Varese – che entrambi conoscono per averla sfidata in passato. Keifer Sykes e Alex Tyus si presentano in coppia, vestendo la tuta della società biancorossa, nella settimana che porta al delicato match di domenica 1 dicembre con Venezia. Nel quale, per la prima volta, saranno fianco a fianco per muovere una classifica preoccupante.
I due giocatori americani spiegano come la conoscenza del nostro campionato, del club e – perché no – di Luis Scola sia stata decisiva per la firma sul contratto che li lega sino al termine di questa stagione. «Conosco la grande tradizione di Varese e l’importanza della lega italiana che ho già affrontato giocando a Cantù. Mi ricordo della partita che disputai qui a Masnago, con atmosfera e grande pubblico» spiega Tyus che ha già esordito con la Openjobmetis a Scafati.
«Nei miei dieci anni di basket professionistico l’Italia è stato il posto in cui mi sono trovato meglio sia a livello sportivo sia personale» aggiunge Sykes, che ha giocato ad Avellino e Milano. «Varese è sempre stata una grande società; aggiungiamo il fatto che ho giocato e conosco Luis Scola e quando si è trattato di scegliere tra le offerte che ho ricevuto, queste cose hanno avuto il loro peso e mi hanno fatto decidere di venire qui».
Scola, quindi, è una delle chiavi: se Tyus lo ha affrontato in campo, Sykes ne ha condiviso lo spogliatoio all’Olimpia: «Come detto, aver avuto un rapporto con lui ha facilitato la trattativa. Con lui avevo parlato di quali fossero le sue idee al di fuori del gioco, mi aveva spiegato la visione manageriale che aveva in mente ed è interessante giocare per un proprietario di club che è anche un ex giocatore di alto livello».
Se il playmaker dovrebbe trovarsi a suo agio nel gioco della Openjobmetis fatto di tanta corsa e di tiri rapidi, c’è qualche curiosità in più riguardo al pivot che spiega: «Non ho mai giocato nella mia carriera per un sistema come quello adottato da Varese, fatto di ritmo molto alto e di un grande numero di possessi. Il mio compito sarà proprio quello di permettere quest’ultima cosa lavorando forte a rimbalzo, mentre dovrò anche occuparmi di migliorare l’organizzazione difensiva».
Sia Sykes sia Tyus in carriera hanno sempre avuto obiettivi ben più alti rispetto alla salvezza ma sono consci delle necessità della squadra: «In passato – spiega il lungo – ho sempre giocato per squadre in grado di disputare playoff nazionali da protagonista. Qui c’è una sfida differente ma che mi stimola molto: voglio portare l’attitudine vincente, la professionalità che serve per raggiungere i risultati».
«È ancora presto – prosegue il play di Chicago – per parlare di obiettivi concreti al di là della salvezza che è quello minimo. Dobbiamo trovare la chimica giusta tra noi giocatori e cercare di fare meglio di quanto avvenuto finora su entrambi i lati del campo. Poi vedremo a cosa puntare».
Lo stesso Sykes spiega i motivi per cui, da qualche stagione, è uscito dai radar dei campionati europei. «Ho scelto di trascorrere le ultime stagioni negli Stati Uniti per privilegiare la famiglia: volevo una sistemazione “comoda”, soprattutto dopo gli anni di covid, per avere più tempo a casa visto che in precedenza avevo trascorso sei stagioni all’estero. Ora però sono pronto e spero di dare il mio apporto per ottenere gli obiettivi che Varese si pone».
Damiano Franzetti
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