L'Openjobmetis non sa più vincere. Anche l'incompleta Torino (priva di Harvey e Poeta) passa al PalA2A, approfittando della flessione dei padroni di casa dopo un frizzante primo tempo da 49 punti segnati. Varese non capitalizza il più 12 del 28', costruito grazie ad una costante superiorità sotto i tabelloni (50-37 a rimbalzo con 22 offensivi), e va a sbattere contro la vischiosa zona 3-2 proposta da Frank Vitucci, contro la quale la truppa di Attilio Caja sparacchia troppo e male dall'arco (10/40 da 3 ma 4/24 nel secondo tempo).
Eppure le premesse erano quelle giuste per rompere il digiuno che dura dal 10 dicembre: un primo quarto da spellarsi le mani per fluidità offensiva e circolazione di palla, e tanta intensità nelle ripartenze e nei duelli sotto i tabelloni per nascondere il calo delle medie (glaciale 10/45 dopo l'intervallo dopo il 20/39 a metà gara). Ma negli ultimi 12' Varese ha vistosamente finito la benzina: la cartina di tornasole della prova "bifronte" dei biancorossi è Dominique Johnson, tanto incisivo in un primo tempo ricco di qualità non solo dal perimetro (15 punti con 6/9 al tiro) quanto "sfasato" al tiro dopo l'intervallo (2/13 di cui 0/9 da 3). E senza più le "ripartenze" che per 30' avevano dato la carica al tiratore ex Alba Berlino, la funzionalità dell' arrocco piemontese ha costretto la squadra di Caja a girare stabilmente al largo dal pitturato, e il controbreak di 4-22 in 6'(dal 61-49 del 28' al 65-71 del 34') ha completamente invertito il trend della gara. Una fiammata dall'arco di Eyenga ha girato nuovamente il senso del match (74-73 al 37'), ma la zona 2-3 proposta dal tecnico pavese per proteggere Anosike contro il dinamico White è stata scardinata tre volte consecutive dall'arco (Wilson e doppio Alibego-vic) con due canestri consecutivi allo scadere dei 24 secondi che hanno tagliato le gambe ai padroni di casa (77-82 al 38').
Una sconfitta che fa malissimo dopo aver assaporato per lunghi tratti il gusto della vittoria scaccia-crisi: se non si riesce a portare a casa partite come quella di ieri, contro un'avversaria senza due giocatori e avendo concluso il match con 21 tiri dal campo in più, dove si potranno raggranellare nel girone di ritorno le 5-6 vittorie necessarie per conquistare la salvezza? Resta la sensazione di una squadra dagli equilibri tecnici labilissimi e col morale sotto i tacchi, con lo stop di ieri sera che potrebbe minare ulteriormente la fiducia dell'ambiente. E l'affaire-Maynor? La questione resta da dirimere entro le prossime 48 ore, ma ieri Eric non ha dato la sensazione di avere la valigia in mano, dirigendo il traffico con buon piglio. Anche se il duello a distanza con Chris Wright è stato vinto a mani basse dall'ex di turno (anche 7 assist e 8 rimbalzi oltre al 7/16 dal campo): esattamente il leader - soprattutto difensivo - che servirebbe ora a questa Openjobmetis con troppi giocatori in crisi di fiducia (leggi lo 0/11 in due di Kangur e Cavaliero).
La pausa della serie A (due settimane di stop fino al 22 genanio contro Sassari; nel frattempo previste le ormai ininfluenti gare di Champions League contro Radom e Usak) offrirà l'ultima possibilità per fare il tagliando alla squadra: se il mercato in entrata è chiuso a meno di uscite a sorpresa, la cura Caja dovrà fare diventare tondi giocatori nati quadrati, convincendo elementi con propensione offensiva e tasso agonistico modesto a sposare la causa della difesa e del collettivo per vincere la difficile sfida-salvezza. La partita di ieri ha dimostrato con i fatti che la strategia funziona solo se applicata per 40': appena emergono i vecchi vizi, l'Openjobmetis evidenzia i problemi strutturali di una squadra a cui manca totalmente la spina dorsale di un'identità corale.
Giuseppe Sciascia
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