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Un fuggi fuggi che rivela paura e fa pensare


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[color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]È un fuggi fuggi che fa pensare. Fioccano le dimissioni: prima si fa da parte Cecco Vescovi, incalzato dalle contestazioni ed ora, a dir poco clamorosamente, Gianmarco Pozzecco nonostante una piazza che l'adora, avendolo sempre issato sopra i disastri terreni di una squadra che si dibatte in una crisi penosa. Come dire di due pezzi grossi di Varese, simboli uguali e diversi della sua storia, emotivamente provati da soffocanti responsabilità, in concorso fra loro nell'infelice costruzione di una formazione che da più di un mese è la più battibile e battuta del campionato. Stupisce soprattutto la resa di Pozzecco, da sempre audace e dichiarato sfidante, sino ad apparire temerario di fronte a missioni impossibili. Probabilmente, considerando il suo super ego, che si nutre di folle festanti intorno a lui, Gianmarco ha ceduto alle sue sofferenze, moltiplicabili per tutti i tifosi che egli avverte con le loro frustrazioni nel suo cuore. Come se portasse da solo la croce di Varese sulle sue tenere spalle, con relativi sogni ed entusiasmi, miseramente franati e traditi. La sua incredibile rinuncia a lottare fa pensare, più o meno sottilmente, a un'impotenza di fronte a una situazione che - spogliata da tante e troppe illusioni - evoca soltanto cattivi pensieri e paure d'una retrocessione più che temuta. Probabilmente l'ultima amichevole, a campionato fermo, finita con la solita sconfitta pur contro avversari di rango inferiore, l'ha irrimediabilmente persuaso d'un gesto liberatore, d'un comune mortale, sconsolato e sconfitto.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
Quindici giorni fa in società e dintorni si disquisiva ancora sui playoff, come dire di un lusso desiderabile in una casa senza luce né gas, ora e improvvisamente un duro realismo sta assediando la società e la sua tifoseria, evidentemente bisognose di una scossa esterna, unico tentativo di rimedio praticabile e possibile tra le file di una squadra immalinconitasi con l'allenatore in una sepolcrale sfiducia. Francamente fa male l'abbandono di Pozzecco che l'estate scorsa rimproverammo per scelte incomprensibili, non sappiamo con chiarezza se compiute o soltanto avallate, se con convinzione o semplice acquiescenza, in verità da un fuoriclasse come lo era lui ci aspettavamo almeno un paio di elementi di talento in una pallacanestro in cui domina l'esplosione fisica ad esaltazione di velocisti e ostacolisti con la frenesia del canestro. Resta da chiedersi se le dimissioni siano prove coraggiose e ammirevoli o se, al contrario, rivelino debolezza, se non una fuga dalle proprie responsabilità finali. Il dibattito è aperto. Crediamo che ognuno abbia opinioni proprie al di là dell'odiata casta politica, immarcescibile nonostante i misfatti per effetto di scandalosi privilegi di potere, cinicamente irrinunciabili. Ci si può chiedere se uscire di scena nel momento più delicato della stagione sia un po' come scappare togliendosi un enorme peso. Già, se la barca sta per affondare, si salvi chi può? È questo il messaggio che percepiamo dalle decisioni di Vescovi e Pozzecco? Ognuno, si diceva, può farsi una propria idea. Si può anche trarre ben altra e opposta riflessione, potendo considerare questo atto, da schiena dritta, coerente con i propri impegni con società e tifosi nei confronti dei quali gettare la spugna, seppur anzitempo, potrebbe dichiarare pubblicamente un fallimento a discapito della propria immagine e delle proprie tasche pensando a un domani diventato improvvisamente incerto. Probabilmente non lo sarà per Pozzecco, destinato qui con un altro ruolo (quello di Vescovi?) come simbolo di una piazza che mai gli ha rimproverato quelle colpe di cui egli si accusa dichiarando la propria inadeguatezza da allenatore.[/size][/font][/color][color=rgb(0,0,0)][font=Verdana][size=3]
All'esperto Caja diciamo forza e coraggio.[/size][/font][/color]


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