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Una Coppa amara: OJM non pervenuta


simon89

L'Openjobmetis non porta l'abito di gala nella grande festa della Coppa Italia. Per la quarta volta su cinque partecipazioni dalla versione Final Eight in vigore dal 2000/01 l'avventura di Varese dura soltanto 40 minuti. Cede il passo ad una Vanoli più concentrata e reattiva nell'arco di 40 minuti contrassegnati da due fattori decisivi nel frustrare le velleità dei biancorossi. Il primo è il gelido 6/26 da 3, seconda peggior prestazione stagionale dall'arco appena 4 giorni dopo il record stagionale di Trieste a quota 18/34: brava Cremona a togliere fluidità alla circolazione di palla di Ferrero e soci, ma la maggior parte degli errori dell'attacco OJM sono arrivati su tiri aperti con metri di spazio. Fatale in tal senso la partenza ad handicap in attacco, con un polare 2/15 dal campo nei primi 6' che, oltre ad aver favorito il primo allungo in doppia cifra della truppa di coach Meo, ha tolto ritmo e fiducia agli attaccanti biancorossi.

Il secondo fattore decisivo riguarda la prova totalmente negativa di Ronnie Moore e Dominique Archie, ossia i due veterani del gruppo nonché gli unici ad aver già vissuto il clima Final Eight a Pistoia e Capo d'Orlando. Se da un lato lo zoccolo duro degli italiani - trascinati da capitan Ferrero - aveva permesso all'OJM di cancellare la partenza ad handicap e mettere anche il naso avanti nel secondo quarto, l'assenza all'appello di due titolari di garanzia nel sistema di coach Caja è stata letale per una OJM che, come accaduto spesso nelle ultime settimane, ha sbagliato i tiri e non le scelte. E che pur con picchi elevati di qualità difensiva nei momenti del recupero, non è riuscita ad oscurare il genio della lampada Travis Diener (9 assist), subendo la fiammata da superstar di Crawford nel primo tempo e la fisicità da Eurolega di Saunders nella ripresa.

Ma come è possibile passare dagli scintillanti 104 punti di Trieste ai 73 striminziti del Mandela Forum? Il candido "Siamo questi" post partita di Attilio Caja è un'analisi spietata ma onesta dei valori che è in grado di esprimere l'Openjobmetis operaia: illogico discutere il sistema, a partire dalle scelte strategiche sull'usato sicuro degli stranieri (dopo ieri sera un po' meno) visto che è proprio quel che ha permesso a Varese di guadagnarsi con merito l'approdo alla grande vetrina di Firenze. Per il basket di Artiglio coesione e organizzazione sono certezze assolute; la variabile impazzita e non dipendente dalla volontà dei giocatori sono le percentuali nel tiro dall'arco. Che non sono la cartina di tornasole della qualità del gioco espresso da Varese, ma della capacità di monetizzare il lavoro d'insieme. E per la stagione biancorossa, se si doveva scegliere una partita in cui giocare il jackpot dall'arco, quella di domenica a Trieste pesava più del match di ieri con Cremona. Resta però tanto rammarico, perché sarebbe bastato solo un pizzico di precisione dall'arco in più per non fare subito le valigie e restare a Firenze per il secondo atto.

Giuseppe Sciascia


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