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L’Openjobmetis non sa più vincere al PalA2A. Il derby della svolta finisce nelle mani di Cantù, che interrompe una serie di 5 sconfitte in fila e trascina la formazione di Paolo Moretti in piena bagarre salvezza (stasera i biancorossi avranno una sola squadra alle spalle vista la sfida sul fondo tra Cremona e Pesaro). Terzo stop casalingo consecutivo per una Varese che regala inspiegabilmente 20’ abbondanti ad una Red October tonificata dal cambio di allenatore. Un mix disastroso di ritardi difensivi sui cambi costanti puniti dal pick&roll insistito sull’asse Waters (determinante unendo 11 assist ai 25 punti)-Johnson, ed attacco incapace di trovare alternative al solo Maynor, protagonista di un notevole “one- man-show” supportato solo a tratti da Avramovic nella serata più nera di un inguardabile Eyenga. Così Varese concede di tutto e di più ai brianzoli, che macinano contropiede e triple in serie per tutto il primo tempo (38-58 con un clamoroso 59% al tiro), sprofondando fino al meno 25 del 22’ prima di una reazione guidata da Maynor (già a quota 28 all’ultimo intervallo) e supportata da Avramovic e Bulleri. L’Openjobmetis cancella il gap con un terzo quarto furente (parziale di 31-8 per il 69-71 del 30’), ma nell’ultimo quarto - complice il calo di Eric - emergono i soliti balbettii a difesa schierata (5/19 dal campo nei 10’ finali e 42% complessivo contro il 50% di Cantù), e l’asse Waters-Johnson piazza l’affondo decisivo (76-83 al 37’).

Una gara dai due volti nella quale la truppa di Moretti ha pagato un atteggiamento mentale totalmente inadeguato alla luce dell’importanza della posta in palio. E questo al di là dei problemi tecnici conclamati e ripetuti, vedi l’asfissia progressiva dell’attacco a metà campo - già fatale nelle precedenti 4 sconfitte casalinghe prima dell’acuto anti-Oldenburg - e l’irresolubilità del problema difensivo di limitare i penetratori avversari con l’asse Maynor-Anosike che non può funzionare e Cavaliero troppo spesso “messo alla gogna” nel chiedergli sforzi superiori alle sue forze. Una battuta d’arresto indigesta per le ricadute sulla classifica, ma soprattutto sul morale dell’ambiente. Una contestazione dai toni non arroventati all’uscita dal campo - ma alla fine gli Arditi “piantonano” l’uscita degli spogliatoi e i giocatori se ne vanno tra gli insulti - che rappresenta però lo specchio di una situazione davvero critica e preoccupante. Se dopo aver perso in casa contro la pericolante Brescia, Varese si arrende anche contro una Red October ridotta all’osso in termini di rotazioni (sette uomini compreso l’acciaccato Callahan, in arrivo il lungo nigeriano Ofoegbu dal Balikesir), la classifica inizia a far paura alla vigilia del trittico Reggio Emilia-Trento-Venezia di fine 2016. Basterà il cambio annunciato sul perimetro con Melvin Johnson ormai ai saluti e Dominque Johnson sull’uscio (previo accordo definitivo con l’Alba Berlino, che intanto ha ingaggiato Carl English e sta trattano la transazione col tiratore del 1987?). Oppure la società, dopo una sconfitta dolorosissima proprio perché inattesa nella forma e nella sostanza, è pronta a valutare decisioni forti, mettendo in discussione anche la guida tecnica di Paolo Moretti? Martedì si torna in campo a Villeurbanne ma oggi sarà una giornata caldissima su tutti i fronti: serve una presa di posizione forte: o rafforzando un coach che i tifosi (Curva Nord a parte) mettono in discussione, oppure far partire la svolta dalla panchina attraverso il “pronto soccorso” di Attilio Caja.

Giuseppe Sciascia


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