Matt Brase e Paolo Galbiati si presentano al popolo biancorosso confermando le idee innovative del progetto tecnico affidato allla coppia di nuovi coach biancorossi. Il tecnico di Tucson sarà il capo allenatore, l’ex Cremona sarà il suo “associato” - qualcosa più di un semplice assistente – nel contesto di uno staff tecnico chiamato ad allenare non solo la squadra, ma anche i singoli nel contesto dell’importanza del concetto del player development. Brase e Galbiati saranno coloro che dovranno tradurre sul campo le idee tecniche della coppia Scola-Arcieri.
I CONCETTI DI ARCIERI
«La Pallacanesto Varese ha alle spalle una grande storia, ora vogliamo costruire una cultura fatta di rapporti tra giocatori, tifosi e società, e duro lavoro che ci porti a migliorare ogni giorno, con uno stile di gioco moderno – ha spiegato il g.m. biancorosso - Cercando un capo allenatore ed uno staff adatto alle nostre idee, siamo stati fortunati a trovare Brase e Galbiati che hanno vissuto il processo di miglioramento di giocatori, ed abbracciano la nostra filosofia».
LE PAROLE DI BRASE
Le prime parole di Brase evidenziano il suo entusiasmo per questa opportunità: «E’ una importantissima opportunità per la mia carriera, sono onorato della chiamata da un club con grandi tradizioni come Varese. I risultati non si vedranno dal primo giorno ma il processo sarà lungo, coinvolgendo anche il settore giovanile col concetto del player development che dovrà portare ogni giorno ad essere meglio del precedente. Utilizzeremo metodi moderni come le statistiche avanzate (i cosiddetti “analytics” NdR) per lo sviluppo del club e dell’organizzazione. Confido che sarà un viaggio piacevole e stimolante per riportare questo club ai fasti di un tempo. Potevo rimanere a Portland perchè avevo un contratto, ma ho scelto Varese perchè c’è un progetto intrigante».
GLI STIMOLI DI GALBIATI
Galbiati spiega invece quanto il nuovo progetto OJM sia risultato stimolante per la sua decisione: «Da lombardo conosco bene questo club: mio padre tifa Varese, da giovane playmaker sognavo Pozzecco e ricordo Komazec al Campus con la sua routine di 200 canestri segnati. Si vuole fare una cosa diversa che in Italia non si è mai vista: il progetto è nuovo, non vedo l’ora di iniziare, c’è tanto da fare, ma condivido il feeling positivo di Matt: qui si sta veramente bene, ed un percorso stimolante».
Giuseppe Sciascia
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