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La Pallacanestro Varese continua a soffrire di "mal di canestro". La pausa per la Nazionale non ha guarito la truppa di Attilio Caja dalle sue attuali difficoltà balistiche: l'amichevole ufficiale contro la Vanoli Cremona ribadisce la crisi dell'attacco biancorosso quando si tratta di finalizzare la manovra a metà campo. Varese ci mette volontà e intensità, pur con qualche sbavatura di troppo (18 perse); ma se le esecuzioni complessivamente lucide non producono punti sul tabellone per via del gelido 5/23 totale dall'arco, gli sforzi corali vengono vanificati dal ripetuto "clang" del ferro.

Così l'inizio tambureggiante davanti ai 700 spettatori di un PalaSafco "dipinto" dai colori biancoblù dell'esercito dei mini-atleti del Basketball Gallaratese (8-1 al 3' e 14-7 al 5') non trova seguito per i ripetuti errori nel tiro da fuori. Varese comanda alla prima sirena (20-14 al 10') grazie ai secondi tiri in serie, ma appena Cremona protegge meglio il tabellone non ha più l' unica boccata d'ossigeno offensivo necessaria per tenere ii comando. La Vanoli prova ad allungare (25-30 al 16') ma il finale di tempo trova soluzioni lucide da dentro l'arca (38-34 al 20').

Dopo l'intervallo buio pesto, con l'attacco che produce 4 punti in 7' e macina palle perse banali punite in campo aperto dalla Vanoli (42-47 al 25'). Due triple di Waller valgono il 50-49 alla terza sirena, ma senza continuità dagli esterni e con troppi errori da distanza ravvicinata Varese va di nuovo in affanno, mentre Cremona capitalizza qualche invenzione delle sue punte Johnson Odom e Travis Diener e prende un piccolo margine a metà quarto periodo (55-62 al 36'). Un finale arrembante di Wells riporta a tiro la truppa di Caja (62-63 a meno 36"), ma nel gioco finale dei tiri liberi Drake Diener è freddo mettendo i punti-sicurezza per tenere a distanza Varese (l'1/2 con 3" sul tabellone lascia solo un tentativo da 20 metri ad Okoye).

Volontà sì, esecuzioni sì... ma canestro no: crisi di fiducia passeggera, da risolvere cercando di spingere maggiormente sull'acceleratore per aumentare le opportunità in transizione, o primi sintomi di limiti strutturali di un gruppo che prova a sopperire con dedizione e disponibilità al lavoro a un tasso qualitativo non elevatissimo? La verità probabilmente sta nel mezzo; in vista della delicata trasferta di Pesaro serve lavorare ancora più "forte e duro" per togliere il tappo dal canestro e conquistare due punti che rigenerino la fiducia.

Giuseppe Sciascia


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