La Pallacanestro Varese sta in mezzo al guado, tra l'ambizione di alzare l'asticella e il rischio concreto di ridurre gli investimenti e di conseguenza gli obiettivi sportivi. Dopo l'assemblea di giovedì scorso il presidente del consorzio Alberto Castelli fa il punto della situazione fotografando i tre scenari possibili per il futuro.
«La prospettiva più apocalittica è quella di ridurre drasticamente gli investimenti, che non significherebbe far morire la società ma rischiare concretamente la retrocessione. Oggi siamo in grado di reggere gli impegni attuali soltanto perchè dal 2016 in poi sono arrivati prima il Trust, poi Gianfranco Ponti e infine Orgoglio Varese, a fianco di Openjobmetis che ci supporta da sei stagioni. Ma anche mantenere tali livelli è sempre più difficile. E oltre all'impegno dei soliti noti è legato ad un fundraising deh'ultimo momento, che non possiamo più dare per scontato. La terza alternativa, più auspicabile, è alzare l'asticella con almeno un milione di risorse: questo upgrade ci metterebbe nel gruppo di squadre che competono legittimamente per i play off e possono affacciarsi in Europa».
Sotto quale formula servono gli innesti di nuove risorse?
«Il concetto che a Varese la pallacanestro di serie A non è un dogma di fede è una realtà inconfutabile, non un lamento pretestuoso. Negli ultimi anni abbiamo razionalizzato tutto il possibile all'interno della società, però il consorzio non è più in grado di replicare sforzi come quello che nella stagione corrente ci porterà a versare quasi 1,8 milioni di euro tra contributi diretti e indiretti. Per alimentare il giocattolo ed evitare lo scenario peggiore servono forze fresche senza distinzione tra sponsorizzazione, trust, consorzio e Orgoglio Varese».
È una richiesta di ulteriore impegno per Gianfranco Ponti e Rosario Rasizza oppure si cercano forze esterne?
«La passione dei consorziati rimasti dopo 10 anni è ancora massima, ma guardando in avanti l'entusiasmo è destinato a indebolirsi se non cambieranno le ambizioni. I soliti noti Ponti e Rasizza ci stanno dando da anni una mano molto significativa; alzare l'asticella significa trovare forze nuove e diverse, il milione non deve arrivare da loro che stanno già facendo tanto. L'ingresso nel capitale della società a fianco del consorzio sarebbe il modo più auspicabile perché ci darebbe sicurezze nel condividere il rischio, ma non è l'unico da percorrere. Il salto di qualità non passa dall'ingresso in società di Ponti o da un potenziamento di Orgoglio Varese».
Ma una Pallacanestro Varese che negli ultimi 4 anni ha sempre fatto registrare perdite di bilancio può attrarre soci?
«Non è un affare ma una spinta legata alla passione per perpetuare la storia della realtà sportiva più importante della provincia, che ha risvolti sociali e di voglia di impegnarsi per la città e il territorio. L'esempio pratico è quello del nuovo consigliere Thomas Valentino che garantisce entusiasmo e volontà di impegnarsi per la sua squadra; inoltre ci apre scenari per diventare meno "Varese-centrici"».
In che tempi servono risposte?
«Dopo anni di ribassi, la serie A ha effettuato un salto in avanti in termini di costi: con i soldi di cui disponiamo possiamo ancora svolgere lo stesso ruolo attuale che non è da primattori? Entro i prossimi due mesi aspettiamo risposte in vista della stagione 2020/21, l'auspicio ovviamente è quello di fare qualcosa in più e non in meno. Chi è interessato a darci una mano si faccia avanti».
Giuseppe Sciascia
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