Audizione a Roma per Chris Wright, che ieri pomeriggio è comparso davanti alla Procura Antidoping per spiegare le ragioni della positività riscontrata lo scorso 4 maggio. Ma ormai per la Pallacanestro Varese quello del playmaker del 1989 è un capitolo chiuso: dalla sospensione cautelare del 30 maggio non ci sono stati più contatti tra le parti, e sembra ormai chiaro che al di là delle eventuali squalifiche irrogate dal CONI, il caso doping - sebbene non certo legato alla ricerca di migliorare le prestazioni sportive, né inquadrabile come esempio di scarsa professionalità come nel caso della positività alla cannabis di Faye - abbia definitivamente fatto uscire Wright dal radar biancorosso.
L'atleta statunitense, difeso dall'avvocato Giuseppe Cassi, ha esposto la sua tesi difensiva con tutta la documentazione necessaria per giustificare l'utilizzo del Modanafil, lo stimolante non specifico inserito dal 2004 nella lista delle sostanze proibite dalla WADA che Wright assume per motivi legati alla sintomatologia della sclerosi multipla. Carte alla mano, il playmaker statunitense ha spiegato che il medicinale gli era stato prescritto dal suo medico curante negli Stati Uniti; un problema di omessa comunicazione (sarebbe servita una richiesta di esenzione per motivi terapeutici) che nel caso peggiore porterà ad una squalifica lieve (3-4 mesi), in grado però di "congelare" la sua posizione sul mercato almeno fino a quando non ci saranno certezze sulla durata dell'eventuale stop disciplinare. Non escluso anche il proscioglimento.
Giuseppe Sciascia
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