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Ad Howell serviva un maestro: Colombo


Lucaweb

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di Damiano Franzetti

VARESE Per qualche tempo si è dovuto defilare, non certo per colpa sua. Dodo Colombo, il vice di Carlo Recalcati nella stupenda cavalcata del '99 è stato fermato nello scorso novembre da un serio problema di salute che lo ha costretto ad abbandonare la panchina di Gallarate e passare direttamente dal campo alla sala operatoria. Una "dissezione aortica" che lo ha messo per un po' di mesi KO, ma che ora sembra lasciata alle spalle. «Ora pare tutto risolto: gli ùltimi esami e le varie verifiche alle quali mi sono sottoposto hanno dato risultati positivi. Io sono tornato a fare sport, vado in bicicletta e faccio parecchi chilometri ogni giorno: insomma sono pronto per ripartire anche se per il momento non ho una panchina sulla quale sedermi».

E chissà che Dodo non possa trovare il modo di riavvicinarsi a quella Pallacanestro Varese con la quale ha conquistato il titolo, ha esordito con il ruolo di capo allenatore in serie A e soprattutto ha spiegato i segreti ,del "buon pivot" a più di un giocatore.

Colombo, come giudica la stagione appena conclusa dalla Whirlpool?

La squadra mi è piaciuta molto fino alla Final Eight di coppa Italia a Bologna, poi credo che si sia rotto qualcosa e ciò ha portato a un periodo di crisi. Però alla fine i ragazzi hanno raggiunto il proprio obiettivo, quello dei playoff, e per questo credo che la stagione sia da considerare positiva. Anzi, forse con un po' di fortuna in più e magari qualche acciacco di meno nella serie contro Milano si poteva anche

centrare il colpaccio. D'altra parte ritengo che questa Whirlpool sia una squadra con un certo potenziale.

Se dovesse suggerire qualche variazione all'organico dove opererebbe?

Io magari sceglierei un playmaker diverso, più leader sia in campo sia nello spogliatoio, anche se qui non vorrei togliere

nulla a Sandro De Pol che in questo senso è una persona molto importante. Poi bisognerebbe vagliare il pivot, ma qui dovrei conoscere le strategie e soprattutto il budget della società.

Lei è ricordato spesso per aver trasformato Daniel Santiago da brutto anatroccolo a cigno dell'area colorata. Lei crede che

Howell, con un tecnico a lui dedicato, avrebbe potuto migliorare in modo sensibile?

Forse sì, però in questi casi conta molto il feeling tra il giocatore e il tecnico. Tra me e Santiago questo avvenne, ma Daniel non fu l'unico a passare sotto le mie grinfie. Amo ricordare il bel rapporto che ebbi con Zanus Fortes o Galanda, che nel '99 migliorò molto il gioco interno all'area. E anche Kissourine: lui era già un giocatore completo, ma chiedeva molto spesso di lavorare su alcuni aspetti dei proprio gioco al di fuori delle ore di allenamento. Io non so se Howell avesse o meno questa voglia: di sicuro con atleti come Evgeny fa molto piacere lavorare.

Questione tecnico: lei crede che Magnano rimarrà a Varese?

Come per il pivot: bisogna vedere come si può muovere la società. Io ho assistito ad alcuni allenamenti di Magnano e credo che sia un coach esperto e capace in settimana oltre che un grande lavoratore. In partita qualche sua scelta mi ha lasciato un poco perplesso, però credo che sia un elemento che non debba andare perso.

Gianni Chiapparo sta lavorando per riavvicinare i settori giovanili di Pallacanestro e Robur. Le piacerebbe rientrare in questo progetto?

Lavorare ad alti livelli, come è capitato a me nel passato, fa certamente piacere. Io come ho detto non ho ancora programmi per la prossima stagione. Con Gianni parlo abitualmente, se si aprisse qualche possibilità ne discuterei volentieri.

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