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Brown: «Io, capro espiatorio»


Lucaweb

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di Massimo Turconi

"La rabbia e l’orgoglio"…

Se non fosse un titolo "leggermente" impegnativo, l’ultimo sfogo di Tierre Brown potrebbe andare alle stampe con questa copertina.

La foto, quella, si può scegliere tra le tante istantanee che lo immortalano nelle diverse smorfie regalate, si fa per dire, dal playmaker di Lake Charles al pubblico varesino nella serata d’addio contro la Legea Scafati. I tifosi più attenti, o semplicemente quelli più vicino a Brown, ricorderanno bene lo scatto d’ira, il dito agitato verso di loro e qualche parola non esattamente da educanda sibilata da Tierre.

Insomma, la storia tra Brown e il popolo biancorosso, iniziata coltivando mille speranze - il nuovo Cook, diceva Bianchini - si è conclusa nel modo peggiore visto che, negli ultimi tormentati anni, non ricordiamo un giocatore della Pallacanestro Varese così "beccato" come il regista ex Mc Neese State University.

«Se devo dire la verità, non so nemmeno spiegare il perché di tanto accanimento nei miei confronti e - commenta in tono sereno Brown - tutta la situazione che mi ha coinvolto, vedi i fischi, le critiche, i cori di disapprovazione e, nelle ultime settimane, le proteste verso coach Bianchini ogni volta che mi metteva seduto sul cubo dei cambi, mi è sembrata molto strana. Per la prima volta nella mia carriera ho vissuto in un’atmosfera tanto difficile quanto irreale che mi ha portato ad una sola conclusione: il pubblico di Varese aveva bisogno di un colpevole ed è stato fin troppo facile individuare questa figura in Tierre Brown».

- Fatichiamo a vederla nel ruolo di vittima designata e la sua appare un’affermazione piuttosto coraggiosa…

«Perché, allora, non spiegate una volta per tutte ai tifosi varesini che il sottoscritto, dalla fine di gennaio in avanti, è sceso in campo infortunato, dolorante e al 50% della forma? Perché, nonostante diversi inviti a stare fermo, non sottolineate che ho preferito stringere i denti e sacrificarmi a favore di una squadra che, con l’organico ridotto all’osso, aveva bisogno di tutti?».

- Perdoni l’ironia, ma visti i risultati ottenuti, sia a livello individuale, sia di squadra, sarebbe stato meglio un periodo di riposo: in alcune uscite lei è apparso francamente indifendibile...

Dopo questa considerazione Tierre Brown ci chiede il blocchetto degli appunti e la biro e con tutta calma annota: 15.8 punti, 3 rimbalzi, 3.8 assist, 2.3 recuperi e dice: «Queste sono le mie statistiche fino al momento in cui, cinque partite in totale, ho giocato nel quintetto base. Vi sembrano numeri di un giocatore in crisi tecnica o d’identità? Io non la vedo in questo modo, ma ancora adesso mi chiedo perché sono uscito dal quintetto visto che coach Bianchini non si è mai degnato di spiegarmi il motivo di una scelta che, oltretutto, non mi pare abbia portato grandi giovamenti in seno al gruppo».

- Dopo un retrocessione così vergognosa, ridurre tutto il suo campionato ad una questione legata a chi è entrato o meno nei primi cinque non è granché onorevole...

«Vero, infatti la mia intenzione, con questa sottolineatura, è solo quella di far comprendere che in un momento difficile anche certe decisioni tecniche non aiutano a trasmettere tranquillità e serenità ai giocatori».

- Quindi, niente da salvare in mezzo ad un campionato così deludente?

«Proprio nulla. Come squadra, in linea di massima, abbiamo giocato abbastanza male e raccolto poco, mentre a livello individuale, infortuni e acciacchi a parte, non ho compiuto grandi passi in avanti perché ci siamo sempre allenati ad un basso livello di intensità e con una brutta mentalità, mentre, stante la nostra situazione di classifica, avremmo dovuto letteralmente "mangiare il parquet". Invece le nostre sedute d’allenamento sono state le specchio della nostra annata: svogliata e disordinata».

- In definitiva, come lascia Varese?

«Con il rammarico di non essere stato capito dal pubblico di Masnago e col dispiacere provocato dall’essere entrato nella storia della Pallacanestro Varese dalla porta sbagliata. La discesa in LegAdue pesa, o dovrebbe pesare, nelle coscienze di tutti, ma io sono convintissimo che alcuni miei ex compagni anziché guardarsi dentro preferiranno puntare il dito contro. Come sempre, del resto…».

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