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Varese da rivedere tra sogno e realtà


Lucaweb

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di GIANCARLO PIGIONATTI

Solitamente le previsioni fatte in casa risentono di un’affettuosa indulgenza. I nostri figli sono i più belli e i più bravi, poi mettono il naso fuori di casa e prendono bastonate dalla vita, anche per mano di ragazzi che non t’aspetti. Chiamalo, se vuoi, spirito di famiglia. Capiamo allora gli addetti ai lavori biancorossi quando accarezzano i loro teneri frutti nella speranza di copiosi raccolti pur rischiando di credere che "anca i murun fann l’uga", come dicevano i nostri nonni per significare un evento esageratamente inconsueto.

E capiamo quei tifosi che già marciano festanti verso la Serie A1 per effetto di un ripescaggio dato per scontato, con la Cimberio al posto d Scafati penalizzata e retrocessa all’ultimo posto nel campionato scorso e di un caso Napoli, dando per radiata la squadra partenopea. Se così non fossero gli uni (sennò non esisterebbe il detto secondo cui l’occhio del padrone ingrassa il cavallo) e gli altri (che fanno di Varese una delle "piazze" più appassionate d’Italia), essi non farebbero bene la propria parte. Ma la realtà impone una frenata all’immaginario entusiastico degli interessati sia per una promozione sul campo, sia per quella a tavolino. Nell’ultimo caso bisogna attendere più gradi di giudizio per Scafati e la prima sentenza per Napoli, perché se il club partenopeo fosse solo penalizzato, precipiterebbe ogni speranza biancorossa, anche fosse solo remota. E che dire dei "tempi giudiziari" che, anche in caso di esito favorevole a Varese, potrebbero protrarsi a campionati inoltrati, dovendo temere una decisione pilatesca, da "lavaggio delle mani", per una Serie A a 17 squadre. Non abbiamo la vocazione né il fisico del pompiere ma gettare acqua sul fuoco di tanta euforia può servire a scongiurare nuove e atroci disillusioni, dopo tante, anzi troppe, vissute dai tifosi. Se Varese sarà ripescata, saranno autorizzate bande e fanfare, non importerà se questa Cimberio non sarà attrezzata per la massima serie, sicuramente meno ingrata di una LegAdue che ha già mostrato il suo volto feroce nelle amichevoli dell’altra sera e di ieri in Toscana con Livorno e Pistoia. Roba da scoraggiare la corsa agli abbonamenti. Meglio forse da mezzi condannati in serie A1 che da piazzati in A2, tant’è che lo stesso Vescovi ragiona così. Certo è che tra sogno e realtà, la Pall. Varese squadra, sembra oggi incerta, non per scelta ma per incompatibilità di successo nei due campionati: in uno, debole com’è, dovrebbe quasi cambiare un quintetto, nell’altro, lasciando a desiderare, almeno come una delle candidate alla promozione, è chiamata a fare una riflessione sui propri attuali limiti. Ci auguriamo di cuore che sta’ faccenda non confonda idee e stati d’animo, quindi un’identità biancorossa, sin qui, costruita attraverso una filosofia precisa, al di là di risultati più o meno premianti. Non crediamo che Pillastrini, ovviamente disponibile subito al salto carpiato o avvitato da un...tavolino, sia felice di un tam tam così invasivo, perlomeno nella testa dei suoi giocatori i quali devono già far tesoro di ogni lezione, buona per un LegAdue da onorare.

"Non disturbate il manovratore", la targhetta ci vuole sul portone dello spogliatoio del coach, intento a educare e istruire un gruppo affinché sia il più competitivo possibile, pure oltre i suoi innegabili deficit. Pillastrini ha bisogno di un ambiente blindato alle distrazioni per mettere insieme più punti esclamativi che interrogativi e far diventare meno azzardate le scommesse su alcuni giovani di fronte a un onere della prova, più ingrata che mai, nel campionato che, sino a prova contraria, l’attende.

I risultati delle amichevoli non sono sonar che captano segnali di sventure (da abissi) ma Varese non è nemmeno quell’"isola felice", come pareva a qualcuno, lontano dai confronti. Una panchina da serie B (pur con dei distinguo), la mancanza di un centro esperto e di un tiratore (per dire di una stazza stagionata sotto i tabelloni e di punti nelle mani) sono nei che balzano tremendamente all’occhio, come premettevamo tempo fa, pur aspettando uno scenario più ampio per fare compiute valutazioni. Galanda non ha avversari tra gli italiani ma, se trova un centro americano, fuori casa, può soffrire (soprattutto in falli), urge dunque un pivottone come Ceranic, tanto per rendere l’idea al fine di una solida quadratura nel cuore dell’area, per esempio Childress può trovare una giornata storta e resta da chiedersi se il debuttante Reid riuscirà a diventare l’"Hawkins" dell’A2 nella capacità di spaccare una gara e non per un look similare. I giovani, se sono in grado di crescere, non vanno bruciati, si può credere in Boscagin e Gergati la cui umiltà sta esaltando il proprio amore per Varese. E’ comunque presto per dare un giudizio della squadra, dovendo però avere gli strateghi biancorossi una cognizione della realtà. Quale? Bisogna attendere e con umiltà.

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