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Kuba: «Resto a Varese solo da protagonista»


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[font=verdana][size=3][color=rgb(0,0,0)]E siccome c'è sempre una canzone, possibilmente bella, adatta a descrivere ogni stato d'animo, ogni istante della nostra vita ecco che, nell'intervista del saluto stagionale a Kuba Diawara (foto Blitz), le strofe di "I can see clearly now" di Johnny Nash rappresentano la colonna sonora dell'atleta francese. Nash, infatti, fissa in modo perfetto i vari momenti vissuti da Kuba, in particolare quando dice: «Sono volate via le nuvole nere che mi avevano reso cieco e domani sarà una giornata splendente, luccicante...». «Versi davvero significativi perché - conferma Diawara -, dopo alcune settimane fatte di buio angoscioso e preoccupazioni, adesso, finalmente ho ricominciato a vedere abbastanza bene e gli effetti di questi miglioramenti si sono avvertiti sul parquet. Oggi mi sento più sicuro, metto a fuoco meglio il canestro ed il mio rendimento nelle ultime uscite è sensibilmente cresciuto. Ovvio, non mi sento ancora al 100%, per quello servirà ancora tempo, ma ragionevolmente posso dire che i problemi dovrebbero essere ormai alle spalle». Lo spavento è passato, ma corrisponde a verità che lei inizialmente avesse trascurato l'infortunio? «Verissimo. Nel derby giocato contro Milano all'andata avevo subito un forte colpo sull'occhio e di primo acchito non ci avevo badato molto pensando, appunto, che fosse solo una botta. Dopo una qualche settimana avvertendo fastidi crescenti e una diminuzione del campo visivo ho iniziato a preoccuparmi. Da lì in avanti è successo il finimondo e ripetute visite specialistiche mi hanno condotto all'intervento chirurgico urgente». Quando si guarda alle spalle cosa prova? Rammarico o delusione? «Per il momento più rammarico perché - argomenta Diawara -, la vera Varese, quella brillante di inizio campionato, si è vista solo per tre giornate, fino a quando, cioè, Kangur è stato costretto a lasciare il gruppo per i noti guai alla schiena. Senza Kristjan abbiamo perso molto e, comunque, da lì in poi gli equilibri tecnico-tattici e mentali della squadra sono cambiati e non siamo più riusciti a rimetterli insieme nel modo giusto. Quello che è accaduto in seguito - altri infortuni, cambi in corsa di giocatori, allenatori e dirigenti -, rappresenta solo il corollario sgradito di una stagione molto sfortunata. Poi, rispondendo in modo esaustivo alla domanda aggiungo che solo domenica sera, dopo il match contro Avellino, potrò raccontarvi la delusione di una classifica che, probabilmente, ci sbatterà fuori dai playoff per un nulla. Per colpa delle tante occasioni - Trento, Pistoia, Pesaro, solo per citare quelle in casa -, che abbiamo gettato al vento». L'inutilità del rimpianto e, come si usa dire, è già domani. Già pensato al suo? «Non ancora anche perché, questa volta, non dipenderà solo da me. Varese deve ancora nominare g.m. e allenatore e toccherà a loro il compito di disegnare la squadra. Per quanto mi riguarda resterei volentieri a Varese a patto però di rivestire un ruolo importante nel gruppo che si andrà formando. Essere uno dei dodici - conclude Kuba fissando le condizioni -, non mi interessa: a 32 anni ho disputato il miglior girone d'andata della mia carriera, mi sento bene e in forma come non mai e ho ancora tanta voglia di lavorare in palestra. Insomma, a Varese sì, ma solo per giocare. Tanto e da protagonista». Massimo Turconi[/color][/size][/font]


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