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L'ardua sentenza da un'autorità come Green


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[color=#000000][font=Verdana][size=1][font=verdana, geneva, sans-serif][size=3]Ci voleva un'autorità per decretare una così difficile e delicata sentenza. Roba da cassazione, cestistica nel caso di Mike Green il quale, come quel signore d'un famoso spot (più forte del logorio moderno(, non ha fatto una piega nel prendersi tiro e responsabilità che valgono la continuità del potere biancorosso.[/size][/font][/size][/font][/color]

[color=#000000][font=Verdana][size=1][size=3][font=verdana, geneva, sans-serif]S'era detto alla vigilia di un match molto arduo, se non di un vero enigma, vista la nuova faccia di Avellino, malandata in classifica ma pregevolmente rinnovata nei ranghi, nell'occasione pure vicina al successo, tanto da scottarsi. Partisse oggi il campionato, la Sidigas non sarebbe un'accozzaglia di elementi messi insieme tanto per partecipare ma un manipolo abbastanza insidioso come ha dimostrato alla distanza, grazie alla regia di Lakovic (come un cerchio che tiene insieme la botte), contro una Cimberio “grandi rischi”. La quale, però, giusto in tempo, ha trovato il suo risolutore in Green che sta sul parquet più di tutti, forte di una leadership tagliata su misura d'una bella squadra.[/font][/size]
[size=3][font=verdana, geneva, sans-serif]Sono proprio queste le vittorie che scacciano preoccupazioni in agguato e fortificano ogni convinzione, soprattutto dopo sofferenze al limite di una momentanea e pericolosa involuzione rispetto all'abituale e fluida manovra, pur contro - è giusto ricordarlo - libellule nere e querce d'uomini, tant'è che Dunston, per la prima volta, s'è sporcato i fianchi per svettare tra Johnson e Ivanov.[/font][/size]
[size=3][font=verdana, geneva, sans-serif]Una volta, in una gara del genere, Varese sarebbe sprofondata in un malinconico abisso, come spesso o quasi le accadeva ad Avellino, al di là di un indimenticabile ma rocambolesco successo allo scadere grazie a un canestro di Gorenc da oltre metà campo. Quelle erano altre storie, da non confondere con questa, nuova e fantastica di una Cimberio che nel suo percorso fa venire in mente la prima vittoriosa DiVarese in regular season, capace di tradurre una sorprendente favola iniziale in una storia vera di uomini e fatti resistenti a ogni pressione.[/font][/size]
[size=3][font=verdana, geneva, sans-serif]Siamo solo poco al di là del giro di boa, quindi ben dentro l'attesa di nuove verifiche, non senza quell'aspirazione che - non proferibile - resta nel profondo dei cuori dell'entusiastica platea biancorossa a differenza di quella sarda che ha già intonato il fatidico inno del tricolor.[/font][/size]
[size=3][font=verdana, geneva, sans-serif]Ci sembra questa la strada giusta per i tifosi e, soprattutto, per Vitucci e i suoi uomini che, a luci spente, vedono benissimo davanti e intorno a loro.[/font][/size]
[size=3][font=verdana, geneva, sans-serif]Si diceva di Green, sempre leader, anche all'eccesso, come un testardo “tronista” a dispetto dei cinguettii (che non sono proprio consensi) che talvolta s'odono sugli spalti di Masnago, sicuro com'è della sua forza in rapporto alla propria condizione nonché alla competitività degli antagonisti, quindi provocante e sfacciato in un'insistita sfida sotto casa dell'avversario.[/font][/size]
[size=3][font=verdana, geneva, sans-serif]Quanti registi del suo spessore troviamo in campionato? È un interrogativo retorico che, a onor del vero, trova immediatamente d'accordo chi mormora. Semmai dovrebbero fischiare le orecchie ai dirigenti di Cantù e, stavolta come non mai, all'illuminato Arrigoni per averlo liquidato due stagioni fa e ritrovarsi (Tabu a parte, partito come cambio) con Smith prima e Anderson poi, i quali in due non fanno Mike. La cui realtà, come altre qui, simboleggia una più grande e unica, d'una squadra ben scelta e valorizzata sul campo, da vivere con passione sino alla fine.[/font][/size][/size][/font][/color]


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