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Davide Ancilotto


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http://www.terzotempo.org/news240805da.htm

UN RICORDO

di Gianfranco Bina

Esistono i giocatori, quelli più e quelli meno bravi. Atleti, alti, grandi e grossi, soldi, pubblico e notorietà. Ragazzi, spesso, semplici e così poco discepoli dell'essere star a tutti i costi. Sono quelli che in campo ti trasmettono le emozioni della loro passione e del loro divertimento, quelli a cui si vuole bene. E nessuno, ma proprio nessuno, ha mai negato affetto a Davide, l'estroverso, l'esuberante. Volava via quel giorno a Gubbio, due canestri - bellissimi - subito e poi l'assurdità della tragedia che andava a compiersi. Quella giornata di strani segnali, presentimenti dell'atroce destino, raccontata poi da Busca come lama a tagliare l'anima. Davide che sul pullman si addormenta, Davide che aveva mal di testa e torcicollo, e sentiva pulsare le tempie. Testimonianze che a distanza di tanti anni continuano a ferire, perché può trascorrere tutto il tempo del mondo ma la storia di Davide Ancilotto rimane sempre nel presente. Il tempo reale, otto anni fa, non era ancora esasperato come oggi, le notizie arrivavano - scarne - sul Televideo. Altrimenti era il giornale, il quotidiano, da andare a prendere in edicola ogni giorno quando il mattino era davvero tale. Cercare un piccolo segnale di speranza, una frase rassicurante, mentre la morte di Davide si consumava lentamente, in una spaventosa agonia durata giorni interminabili. Rimanevano solo le speranze, portate via poco alla volta dalle ore, dai minuti, mentre i coccodrilli erano già pronti. Anche le lacrime, quelle autentiche, volevano cadere, ma la speranza è sempre più forte del dolore. Ci abbiamo creduto, nonostante i comunicati sempre più pessimistici, nonostante la rassegnazione all'inevitabile crudeltà del fato. Ci abbiamo creduto perché volevamo, e vogliamo, bene a Davide. Ci abbiamo creduto tutti, in ogni angolo d'Italia, d'Europa. Persino dall'America arrivavano messaggi di coraggio, mani che provavano a tenere quella di Davide mentre si spegneva lentamente, mani spaventate e incredule di fronte all'inspiegabile. Furono giorni tremendi, il nostro sentirci inutilmente inermi contro qualcosa di tanto terrificante quanto grande. Troppo grande, e si portò via Davide, i suoi canestri, la sua passione, il suo amore per Iaia, la sua vita. Ci abbiamo provato tutti, pregando e sperando nel miracolo, senza distinzione. Ti abbiamo voluto bene, Davide, e il nostro affetto sarà sempre con te.

Ancilotto.jpg

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Mi trovavo fuori dall'Italia quando successe. Non ne seppi nulla, se non alla riapertura del campionato: notai uno striscione esposto quando vennero i tifosi dell'allora squadra di Davide. Al PalaIgnis si alzarono tutti in piedi, e ci fu un lungo e commosso applauso...

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