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Conti:"Non capisco ma mi adeguo e aspetto"


Lucaweb

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Scritto da: Massimo Turconi

Chissà perché, al termine di una lunga chiaccbierata con Paolino Conti, come riflesso quasi immediato ti rimbalzano alla mente le parole di una bella canzone di Lucio Dalla.

Quel senso di un futuro che, proprio non c’è, e di un domani

quantomeno incerto, traspare dalle considerazioni del giocatore

varesino. Che, forse, per il fatto di non aver concluso l’annata da

protagonista, si è sentito e si sente ancora di più, ai margini dei

progetti futuri della Pallacanestro Varese.

Tuttavia, prima di intavolare discorsi sul futuro prossimo di

Conti, è necessario riallacciare i fili con una stagione che, per

lunghi tratti, ha visto il varesino esprimersi, specialmente sulle

tavole di Masnago, ad alti livelli. In compagnia di Paolo si ripercorre l’annata, dai meriti per le 9 vittorie consecutive in campionato alle cause di quel finale, piuttosto tragico, di 6 vinte e 20

perse...

«E’ sempre un esercizio difficoltoso, descrivere meriti e cause

di un’intera stagione - dice Conti-. Credo che per la nostra buona

progressione iniziale i primi vadano divisi equamente tra allenatore e squadra. Coach Cadeo ha avuto un buon impatto col gruppo e l’aver introdotto alcune regole difensive che prima mancavano ha dato una sferzata positiva ad una squadra che, in quel momento, stava lavorando bene, con grande armonia e non chiedeva altro che di crescere e migliorare sotto il profilo tecnico-tattico. Poi, noi giocatori più esperti abbiamo certamente aiutato l’allenatore a portare avanti i suoi programmi, instaurando un circolo virtuoso che ha dato fiducia a tutto l’ambiente».

«Per ciò che riguarda le seconde - prosegue Conti - direi che i

noti infortuni hanno avuto un ruolo rilevante nel brusco calo verificatosi nella seconda parte dell’anno ma accanto alle defezioni

per problemi fisici, occorre aggiungere, nel caso del taglio di Nesby e in parte anche per Zanus un certo immobilismo societario.

Noi giocatori non abbiamo visto la società darsi da fare attivamente per sostituire Tyrone e rilanciare con un giocatore importante e di “peso”. Tutte queste situazioni hanno sicuramente abbassato il livello mentale e fatto perdere quella carica che, fino a

un certo punto del campionato, aveva costituito uno dei nostri

punti di forza».

- Quali sono stati a suo giudizio i principali artefici della stagione?

«Il nostro momento positivo è stato marchiato a fuoco dal rendimento di Jetry Mc Cullough che, dopo l’infortunio, non è più

riuscito a tornare quello di prima e - sottolinea Conti-, probabilmente, da parte di staff tecnico e società, c’è stata poca attenzione verso un giocatore che, nel momento cruciale, è stato lasciato

un po solo. Lui, introverso, ci ha messo del suo, ma in generale

un po tutti abbiamo letto un calo di fiducia e un atteggiamento

scarsamente coinvolgente nei confronti di ‘J’. Nella seconda parte dell’annata ha giganteggiato Cocco Vescovi, il quale in tanti

frangenti è stato il nostro punto di riferimento. In ogni caso mi è

sempre piaciuto il comportamento di De Pol e, prima, quelli del

“Menego" e di Zanus i quali, finché hanno potuto, hanno giocato

molto bene. Peccato solo aver visto sfaldarsi, lentamente e per

vari motivi, la vera anima della nostra squadra e peccato sentir

spirare adesso un immotivato venticello di innovazione...».

- Il suo bilancio, invece, com’è?

«Chiudo la mia annata diviso in due: contento e spiaciuto.

Contento perché credo di aver disputato un buon campionato,

condito da una serie di partite di rendimento elevato e di statistiche più che discrete ma, soprattutto, senza cali rispetto agli anni

precedenti. Un dato che, a 34 anni suonati, suona piuttosto bene.

Spiciuto perché, nel momento più atteso, sono stato costretto a

far da spettatore, bloccato da un infortunio che, anche a detta dei

nostri medici, è più unico che raro».

- In questo momento, qual è il suo rapporto con la Pallacanestro Varese: pendenze, varie, eventuali?

«Sono in scadenza di contratto e, al di là di quelle note (i mancati versamenti alla GIBA, di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi ndr), non ho particolari pendenze e come diversi miei compagni sono in attesa di notizie. Spero di conoscere al più presto le

intenzioni che animano i dirigenti e di conseguenza spero di sapere qualcosa circa il mio futuro. Credo di meritare una risposta

franca e sincera in tempi brevi anche perché, alla mia età, i progetti per il futuro assumono un’importanza fondamentale».

- In conclusione, cosa cerca e cosa s’aspetta dalla società. E

quali mosse farà lei?

«Sono varesino, qui ho famiglia, amici e relazioni ed è ovvio

che giocare nella squadra della mia città rappresenta il massimo.

Mi piacerebbe rimanere ma non come un giocatore sopportato e,

anche se a malincuore, e non del tutto d’accordo con alcune scelte, non mi fascerei la testa se non dovessi più rientrare nei programmi futuri della Pallacanestro Varese. L’importante è, come

dicevo prima, mantenere un rapporto cordiale e corretto: com'è

sempre stato finora. Quindi - conclude Paolino -, mi aspetto chiarezza e una risposta sollecita, con la speranza, tra qualche mese,

di ritrovarsi ancora qui a parlare di questa squadra».

Massimo Turconi

Edited by Lucaweb
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