Lucaweb Posted May 28, 2008 Share Posted May 28, 2008 (edited) Scritto da: Giancarlo Pigionatti Doveva essere l'anno dell'avvicinamento alle gerarchie nobili del campionato dopo l'ottavo posto della stagione scorsa (diciotto vittorie, sedici sconfìtte nella "regular season"), invece il bilancio è abbastanza fallimentare con il peggior risultato (solo tredici vittorie in trentaquattro gare) della gestione Castiglioni, basti pensare al suo raffronto con la dodicesima posizione nella stagione 2002/2003 (quattordici vittorie, venti sconfitte) e con la decima nell'edizione 2001/2002 (quindici vittorie, ventuno sconfitte in trentasei gare). Numeri questi che bastano e avanzano se non fosse per i nove passaggi in tivù con altrettanto sconfitte che hanno dato a tutt'Italia l'immagine di una Varese perdente. Profondo rosso, non c'è che dire, proprio - per ironia del caso - con la presenza di un general manager di professione, dopo le esperienze caserecce, vissute con Cesare Fermi (cui va ascritto il merito della stagione più felice) e con Dodo Rusconi, prestatesi alla dirigenza dalla panchina, suo antico mestiere. Mario Ghiacci, dirigente onesto e persona per bene, è solo imputabile per la sua acquiescenza ai progetti dì Giulio Cadeo che impose, persino, la presenza di un dirigente o addetto stampa che fosse nelle interviste ai giocatori, roba da colonnello Gomelski, tecnico moscovita dell' Armata Rossa, ai tempi della Cortina di ferro. Il dirigente reggiano, scelto in buona sostanza dall'allenatore, che stabilì il record mondiale delle assunzioni, perché mai era accaduto che un dipendente fosse il datore di lavoro di un direttore, assecondò (che fosse convinto o meno) la pericolosa sfida del tecnico, improvvisatesi "déus ex machina" nelle strategie di mercato. In verità un po' tutta la società ha dimostrato di non avere abbastanza cognizione della realtà né peggio lungimiranza nei suoi sviluppi, pur di fronte a segnali inquietanti e a quelle critiche, che credevamo costruttive, asserragliata com'era nel bunker delle proprie convinzioni, attraverso difese d'ufficio, molto fini a se stesse, da parte di alcuni suoi uomini, assurti a "buttafuori d'opinioni" (tipica supponenza degli improvvidi) per una non meglio identificata ragion di stato. L'eliminazione di Cecco Vescovi, antistorica e anacronistica per cognizione di causa (soprattutto riferita all'immagine e al valore del campione varesino), fu la madre di scelte, discutibili allora, infelici poi, per dire dell'affrettato disimpegno nei confronti di Ceranic e di Mc Cullough che fu fatto passare per "traditore", accasandosi a Milano grazie a un ingaggio netto di 320.000 dollari, tantini, è vero ma ci chiediamo quanto abbia intascato Becirovic, supponendo che non vi sia stata una gran differenza, a parte quella sul campo nei due derby. Una delle tante eresie, spacciate per dogmi, fu l'ingaggio, in un ruolo nevralgico, di Bowdler che non era certo nascosto in uno dei pacchi di Bonolis, avendo di che vederlo nelle sue anonime esperienze vissute nel nostro campionato. Certo è che quelle responsabilità, a inizio di stagione, vanno divise in parti uguali tra Castiglioni junior, Ghiacci e Cadeo, come tennero tutti e tre a sottolinearlo. I nnegabilmente bisogna dare atto al vicepresidente e al direttore generale se Varese si assicurò una solida impalcatura come quella di Norman Nolan e a questo triumvirato, ad onor del vero, per l'azzeccatissima presenza di Alain Digbeu, superiore, per personalità e sicurezza, a tanti americani in circolazione nonché uomo della provvidenza. Immaginiamoci, ormai a fatti e misfatti compiuti, Mc Cullough e Bolzonella, Digbeu e Vescovi, Nolan, De Poi e Ceranic con Lardo in panchina. Raffigurazioni tecniche che, su queste colonne, non sono del senno del poi, quindi giustificabili anche in un momento nel quale criticare è sin troppo facile e comodo. Probabilmente il peccato originale è in quel canestro di LaRue che strappò alla presuntuosa Milano i play off e che indusse Dodo Rusconi (in ogni caso migliore, in panchina, di Magnano, carattere a parte) a continuare, lasciando cadere allora un piccolo interessamento per l'allenatore della Viola. Con Lardo avremmo percorso direzioni tecniche diverse attraverso una squadra come "specchio dell'allenatore", mentre Ruben Magnano, seppur con tutte le attenuanti generiche che gli si vogliono accordare, non ha saputo sollevare il gruppo dai propri limiti, rigido com'è nelle sue filosofie, autorizzando a dubitare sul suo conto per mancanza di acume e di adeguatezza a un campionato così ferocemente competitivo. I risultati, appena disperso il suo effetto mediatico, lo hanno impietosamente inchiodato al muro dei suoi disagi. Sull'argomento torneremo a bomba, tanto per parlarci chiaro, pensando alla prossima stagione. Già, ma quale futuro ci aspetta? L'interrogativo è aperto (ma forse non troppo) sul fronte societario e su quello tecnico, per i quali abbiamo sin qui dibattuto, odiosamente, scommettiamo, almeno secondo chi fa distinzioni tra amici e nemici secondo il gradimento dei giudizi. Il nostro modesto e ormai datato contributo d'analisi, condivisibile o meno, può valere per una serena riflessione, almeno su quelle certezze frantumate dagli eventi, affinchè i dirigenti biancorossi voltino decisamente pagina. Se saranno gli stessi ci auguriamo, e sin d'ora, un modo diverso di pensare e sentire..., sennò saremmo daccapo. Aspettiamo solo l'ufficialità di Gianfranco Castiglioni nello sciogliere gli ultimi dubbi sul suo singolare "Lascia o Raddoppia", intenzionato, a quanto pare, a non abdicare, al di là del bel progetto di Cecco Vescovi. In questo caso il Comandante in capo troverà sicuramente un appassionato sostegno, se avrà la forza di rilanciare la squadra in competitività, non prima di aver preteso dai suoi collaboratori quella sana combinazione tra rendimento e costi che sta alla base di un qualsiasi rapporto professionale, sempre che non si voglia passare per fessi. Ci vogliono infatti cambi di marcia e strade diverse: da qui la riconsiderazione di una Varese molto giù - meditate gente - per mettere insieme la nuova squadra. Ora come ora hanno un contratto aperto Bolzonella, Farabello e Allegretti ma pure Becirovic, Callahan e Magnano con possibilità di uscite attraverso penali. Non diciamo nulla di originale se ci auguriamo la conferma di Nolan, Digbeu e De Pol il cui contratto è praticamente scaduto ma la volontà di Varese, se così fosse, da sola, non basterebbe. E crediamo che sia il tempo di proporre Meo Sacchetti, altra bandiera di Varese, sulla panchina biancorossa. Siamo solo all'inizio di un'estate che ci auguriamo fresca, di idee e scelte, soprattutto senza brutte sorprese né odiose novele. Giancarlo Pigionatti Edited May 31, 2008 by Lucaweb Link to comment Share on other sites More sharing options...
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