Lucaweb Posted May 29, 2008 Share Posted May 29, 2008 (edited) Scritto da: Samuele Giardina VARESE Esiste una prima volta per tutto, anche per una squadra italiana di pallacanestro scortata da centinaia di tifosi dall’aeroporto di arrivo, Malpensa, alla città di appartenenza, Varese. Era l’inverno del 1966, l’aereo proveniva da Madrid, e la squadra era la Ignis trionfatrice della prima edizione della Coppa Intercontinentale. L’intento del Real organizzatore? Mettere a confronto la pallacanestro di club europea e americana e, perché no, celebrare i propri fasti. Nella capitale spagnola tutto era pronto per inscenare una probabilmente boriosa litania sull’imbattibilità delle merengues, per chiunque in quel torneo. Peccato fosse un filo in disaccordo la Pallacanestro Varese, parvenue tra gli ottoni del basket che conta e allenata per l’occasione dalla coppia di giocatori formata da Paolo Vittori e Giovanni Gavagnin. «Perché – esordisce quest’ultimo – una volta esonerato Vinicio Nesti, Borghi pensava che con la squadra forte non servisse un coach. E ha avuto ragione: abbiamo vinto tutto in quella stagione. Anche il campionato, sul campo; fuori è successo quello che è successo (2 a 0 per Milano nello spareggio causa il passaporto italiano di Gennari ritenuto irregolare, ndr)». Nella quattro giorni madrilena «erano favoriti spagnoli e americani – continua il suo racconto Gavagnin - ma noi eravamo in forma. Il Real l’abbiamo ucciso tirando con percentuali grandiose mentre col Corinthias ha vinto il nostro acume tattico. Loro erano squadra da cento all’ora e noi li abbiamo battuti tenendo il ritmo bassissimo: grande lo scontro fisico sotto canestro tra il nostro Kimball e Ubiratan, per tutti “l’indios”». Ovvio le cronache delle gesta varesine di Gavagnin hanno radici più antiche, risalgono al 1960/61, l’anno del primo scudetto. «L’ultima partita del campionato ‘59/60 l’Ignis ha giocato contro la mia Trieste. Veniva da undici vittorie consecutive ma perse e io giocai bene». Insomma, la scoppola data ai ragazzi di Borghi valse a Gavagnin il passaporto per il paradiso gialloblù oltre che per le olimpiadi romane. «Chiudemmo terzi perdendo col Brasile e nel girone ci togliemmo una grande soddisfazione: dopo metà gara eravamo 48 a 50 contro gli Stati Uniti». Che squadra, quella americana, un Dream Team ante litteram: c’erano Oscar Robertson, Jerry West, Jerry Lucas, Dave DeBusschere e millanta altri campioni, di quelli veri. «Abbiamo perso di trenta lo so, ma abbiamo tenuto venti minuti grazie alla nostra atipicità. Eravamo tiratori. Li portavamo fuori e bum, due punti». Sì perché Giovanni Gavagnin era forse il primo lungo moderno, un due metri che preferiva giocare lontano da canestro. «Tanto merito va a Vittorio Tracuzzi ed Enrico Garbosi che mi hanno impostato così. Più in generale eravamo una generazione cresciuta negli oratori e non in palestra: sapevamo costruirci un tiro o un uno contro uno». Dopo la semifinale olimpica ecco il “tuffo”nel primo campionato varesino. «Con l’ingaggio mio e di Maggetti abbiamo vinto ventuno partite su ventidue, incredibile». Fu titolo. E fu prima Coppa Europa. Quella «chiusa agli ottavi contro il Real. All’andata a Varese erano partiti alla grande, poi noi siamo rientrati ed eravamo lanciatissimi. Si arrivò all’ultima azione sull’ottanta pari. Per evitare il supplementare l’allenatore Ferrandiz ordinò al povero Alocen di fare autocanestro. Al ritorno ne abbiamo presi una ventina: che incazzatura». Ironia della sorte? Per Alocen quello è stato l’unico cesto della gara. Per fortuna sono arrivate subito altre soddisfazioni. Come lo scudetto 1963/64, quando «venni nominato miglior giocatore del torneo proprio perché avevo l’uncino ma anche il tiro frontale, giocavo dentro e anche fuori». Fuori, come la prima esibizione varesina degli Harlem Globetrotters. «Organizzò tutto il cumenda allo stabilimento di Comerio, dove c’è la piscina olimpica all’aperto. Quindici minuti con noi della Ignis». Mica poco. Come Varese e la pallacanestro. Samuele Giardina Edited May 31, 2008 by Lucaweb Link to comment Share on other sites More sharing options...
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