Lucaweb Posted May 29, 2008 Share Posted May 29, 2008 (edited) Scritto da: Giancarlo Pigionatti Grande uomo, grandi difetti. Mettiamola così sul conto di Ruben Magnano, soprattutto se, come tecnico, guida una squadra appena discreta. L'etica del lavoro lo ossessiona, non c'è che dire, sino al punto da trasformare la palestra in una piantagione di cotone... Un negriero? Qualche cosa di simile, volendo esagerare, ma quell'uomo in tuta, che si sbraccia e urla comandi a raffiche, ogni giorno e a ogni movimento dei suoi uomini, che sembrano i soldati di una "Sporca dozzina" , è proprio lui, Ruben Magnano per un bel pugno di dollari. Il suo stipendio, vien da osservare, non è infatti proporzionale ai risultati di Varese, tanto vale affidare la squadra - si potrebbe obiettare - a un tecnico nostrano, di quelli abituati a sopravvivere grazie all'arte, poco nobile ma utile, dell'arrangiarsi. Nessuno può pretendere da Magnano furbate tattiche o suggestioni psicologiche a favore di un drappello d'uomini che, con la sola colpa di non essere talenti, cercano ogni volta di portare a casa la pagnotta. Nemmeno ci si può aspettare che egli rinneghi la sua fede cestistica, magari per chiedergli di cambiare scuola di pensiero. Già, quella che lo ha esaltato, in tutto il mondo, alla guida della Nazionale Argentina. Sarebbe forse come pretendere da un professorone d'università, di fama intemazionale, che insegni, come un maestrino, in una scuola elementare. Sarebbe infatti più conveniente, e in tutti i sensi, rivolgersi a un giovane diplomato. Il paradosso sta proprio qui, correlando il rendimento di Varese con la caratura e il sapere del suo tecnico, mentre altri probabilmente, più mestieranti, quindi abili nello stare a galla tra i poco raccomandabili flutti del nostro campionato, otterrebbero fors'anche qualche cosa di più. Allora Magnano - questo è il punto - ha bisogno vieppiù di avere tra le mani una squadra migliore: operazione possibile, pur non dovendo chiedere alla famiglia Castiglioni di svenarsi, il che non sarebbe giusto, nemmeno se impazzisse di colpo. Ruben, che ha il grandissimo dono dell'umiltà, mai permettendosi di fronte ad attacchi critici, di ricordare i suoi trionfi, come probabilmente farebbero i suoi colleghi, mai e poi mai si è sentito sminuito nell'allenare una squadra senza campioni, anche se nell'impotenza di trasmettere la propria mentalità vincente ai suoi uomini, ha dimostrato spesso di non saper girare una gara, quindi la realtà. E mai, bisogna dirlo, ha schivato certe responsabilità, affrontarle quando avrebbe potuto addossarle a quei biancorossi che non fanno canestro. Questa è la sua forza di uomo, un uomo vero, che Varese, non a caso, pur brontolando per tante incompiute e qualche disfatta, quindi per le troppe delusioni, apprezza e probabilmente ama. A un giornalista di Bologna che, dopo l'orribile esibizione di Coppa Italia, gli chiedeva perché mai uno con il suo passato rischiasse figuracce con uomini che non sono Ginobili, Scola e Nucioni, il tecnico della Whirlpool rispose per le rime dicendosi fiero di guidare Collins & C, quindi Varese. E Ruben è deciso a proseguire sulla panchina biancorossa, senza mettere in conto quelle offerte dall'Europa che potrebbero lusingarlo: è affezionato alla famiglia Castiglioni, conosce l'ambiente, nei suoi pregi e nei suoi difetti, quindi desidera ripagare tutti con una grande soddisfazione. «Varese è una "piazza" appassionatissima, è bello vivere in questa atmosfera, anche se, spesso, la gente da l'impressione di vivere solo di ricordi, in un passato glorioso ma che fa a pugni con la realtà, ormai diversa. Se trent'anni fa Varese vinceva, evidentemente si poteva concedere grandi assi e campioni, oggi nemmeno i club più facoltosi si possono permettere certezze di successo. Quel che è accaduto a Masnago in Whirlpool - Capo d'Orlando mi ha fatto male, in giro per il mondo mai ho visto tifosi contestare brutalmente la propria squadra o comunque alcuni loro giocatori in una gara ancora aperta e da vincere. Ma sugli spalti di Masnago è successo anche il contrario attraverso applausi scroscianti per una sconfitta. Personalmente ho sempre accettato critiche e contestazioni. E mi hanno fatto un enorme piacere i consensi della curva e del pubblico nell'ultima giornata. Aiutano a credere nel proprio progetto». Ma quale futuro si giocherà Varese con Magnano? «I problemi di famiglia sono ormai alle spalle, mio figlio si sta ambientando, anche mia moglie è disposta a seguirmi... restando. Ho già parlato con Gianfranco Castiglioni, ho esposto le mie ragioni, capendo quelle della società. Credo che, al di là degli umori, in questo momento, pessimi della famiglia Castiglioni, si possa continuare sulla stessa strada potenziando la squadra». Giovani a parte.... «Ci sono giovani e giovani, quelli di valore e quelli scarsi, come gli italiani e gli americani: con il romanticismo non si vince, anzi si rischia grosso. Alla resa dei conti - è sempre Ruben che parla - valgono solo i risultati a prescindere dalle simpatie per chi va in campo. Non ci sono risultati buoni grazie a giocatori graditi o brutti con quelli antipatici, sopra ogni uomo e ogni cosa c'è Varese». Magnano s'è già fatto qualche idea sul futuro biancorosso. Morale, chi manderebbe via e chi terrebbe, potendolo decidere in proprio? «Io credo che tutti siano cedibili in funzione di alternative possibili di mercato. Se in un dato ruolo - conclude il tecnico - trovassimo uno migliore, nessuno dev'essere considerato insostituibile, sempre che lo consentano le possibilità finanziarie del club. Questi discorsi farò al presidente, una grande persona, quindi si deciderà assieme, in società. Adesso ci vuole solo un po' di pazienza». Giancarlo Pigionatti Edited May 31, 2008 by Lucaweb Link to comment Share on other sites More sharing options...
Recommended Posts