Lucaweb Posted June 2, 2008 Share Posted June 2, 2008 Scritto da Francesco Caielli I campanelli d´allarme, si sa, sono fatti per essere ignorati. Salvo poi ricordarsene e piangere inutilmente sul latte versato quando l´irreparabile è avvenuto. La pallacanestro italiana fa acqua da tutte le parti, e poco conta il fatto che a bordo l´orchestra stia continuando a suonare, ignara, ottusa e cieca, mentre la nave sta affondando inesorabilmente. Roseto non ce l´ha fatta: dopo anni passati ad arrancare, salvandosi per il rotto della cuffia e cambiando giocatori come mutande, è stata esclusa dalla serie A. E dire che Roseto è - anzi, era - una piazza importante e storica. Una città che vive e respira pallacanestro, quella con il più alto numero di campi da basket per abitante, quella che tutte le domeniche riempiva di entusiasmo le gradinate del PalaMaggetti. A Bologna, sponda Fortitudo, nessuno ha voglia di ridere. Dopo dodici anni di investimenti e vittorie, il patron Giorgio Seragnoli ha detto basta, e ha deciso di passare la mano: ad ogni stagione la sua società produceva un buco di cinque milioni di euro, che lui prontamente era costretto a sborsare di tasca sua. Eppure la Fortitudo è sempre stata portata ad esempio come la società più sana e seria, quella con il marketing più avanzato, quella con i tifosi più fedeli, caldi e numerosi. A Milano tutti si chiedono cosa accadrà il prossimo anno, quando Giorgio Armani potrebbe decidere di lasciare il basket, dopo i tre anni di investimenti che lui e la sua cordata si erano prefissi. Sono ancora fresche e sanguinanti le ferite aperte da fallimenti e sparizioni illustri (Pesaro su tutti) degli anni scorsi. Brutti segnali, testimoni di un momento difficile come non mai. I soldi sono altrove, in altri paesi, dove le società sportive sono agevolate (fiscalmente e dal punto di vista legislativo) e il futuro delle singole squadre non è legato a doppio filo con le bizze e le lune del magnate di turno. I giocatori più forti emigrano nei campionati esteri, a caccia di gloria e contratti. Le nostre piazze, in Europa, contano sempre di meno e sono soltanto un lontano ricordo le edizioni dell´Eurolega in cui erano le italiane a farla da padrone. In Italia le realtà che si possono permettere investimenti importanti e a lungo termine sono rimaste due o tre (Treviso, Roma...), le altre arrancano e sperano. Varese oggi c´è: iscritta al prossimo campionato, con una società che sta crescendo e nuova voglia di fare (Chiapparo). Ma il futuro è denso di nubi nere e minacciose, appeso a un sottilissimo filo. La nave sta affondando, si salvi chi può: che l´orchestra la smetta di suonare, prima che sia troppo tardi. Francesco Caielli Link to comment Share on other sites More sharing options...
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