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Varese "porta a casa" anche Capin


Lucaweb

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di Giancarlo Pigionatti

Addio Farabello, benvenuto Capin. Lo sloveno era nella lista dei desiderabili, s’intende di Ruben Magnano, se non che le pretenziose "sparate" del suo procuratore raffreddarono, nonostante il grande caldo, il club biancorosso. Che puntò, poi, dritto a Bill Keys il quale è "sbarcato" proprio ieri, nel tardo pomeriggio, a Varese dove oggi sosterrà il primo allenamento con i compagni.

Meglio tardi che mai, anche per il secondo play che, giust’appunto, sarà il comunitario Aleksander Capin, più giovane di Daniel Farabello e meno costoso, potendosi anche permettere il superlativo relativo nel sottilizzare, per età e soldi, una sensibile differenza. Capin è di nove anni più giovane dell’italoargentino e il suo ingaggio costa un buon 40% in meno rispetto all’ultima ragionevole offerta fatta a Daniel e morta lì.

La sottolineatura è del consigliere del presidente, Gianni Chiapparo, per indurre a ragione chi, come noi, a suo tempo, implorò il Signore perché ci scampasse da un play come l’ex di Reggio Calabria. Dove sta allora la differenza tra ieri e oggi? Ce n’è, bisogna riconoscerlo, al di là di quelle prime impressioni, pur sempre rivedibili, figurando Capin in coppia con Keys, come cambio o alternativa, dipenderà da Magnano ma, soprattutto, dal campo, sempre che il tecnico ne afferri al volo ogni evento. Non solo ma lo sloveno, che alleggerisce (di poco) le casse biancorosse, si ritrova garantito un contratto biennale, seppur con possibile "uscite" in corso d’opera, il che presuppone un investimento in considerazione della sua carta d’identità che, per nazionalità, lascia aperto, nella prossima stagione, un bel portone per un visto extracomunitario.

La Pall. Varese, sicuramente, ha guardato avanti, se usiamo Farabello come pietra di paragone. Se fin troppo, lo sapremo fra qualche mese, anche se lo sloveno, più un "play" che una "guardia", quindi più volitivo di Keys nell’offendere in campo avversario, porta pur sempre in dote un fatturato di 14 punti di media a gara, se contabilizziamo le segnature fatte registrare a Reggio Calabria, ovviamente da verificare al cambio... di Varese. Dunque, non c’è malaccio, almeno all’ingrosso, potendo far prefigurare la squadra biancorossa un bottino potenziale di 106 punti e spiccioli di squadra a partita, pur dovendo questo dato sommario dipendere da una serie di fattori che cambiano il prodotto, come accadde, nella scorsa stagione, allorquando Varese finì con un consuntivo di 76 punti a gara rispetto agli 84 nelle mani in preventivo partenza.

Ma gli addendi fanno una certa somma la quale, pronti via, promette alla squadra biancorossa un ragguardevole incremento, il che significa come la difesa possa fare la sua giusta parte di "madre" di tutti gli attacchi senza essere costretta ad abortire per esaurimento di legittime conclusioni...

Certo, Magnano, se avrà la bontà di annotare queste considerazioni, storcerà il naso e altre parti del corpo, pensando innanzitutto a tenere abbassata la saracinesca della sua bottega, disdegnando ogni soverchia e singola valutazione dei suoi uomini all’attacco, suscettibili di variazioni nel rendimento al confronto con determinati avversari. La nostra non è una scienza esatta ma un dato calcolo statistico, seppur sommario, fa capire la potenzialità di un gruppo che può, ogni volta, avvalersi di questo o quell’atleta, capace di spaccare una partita, se in giornata.

Chiapparo, che non ha nulla di personale contro Farabello, anzi si dovrebbe dire del contrario, avendolo assistito con tutti i riguardi, nei suoi primi esordi varesini, tiene a sottolineare la strategia della società la quale, spendendo la metà di quanto avrebbe dovuto scucire allorquando agganciò Capin (rappresentato ora da Virginio Bernardi e non più dalla vecchia agenzia di procuratori), ha pure "sforato" il proprio rigoroso budget per completare l’equipaggio in sala macchine, avendo prima d’ora soltanto Keys e Gergati al posto di Collins, Farabello e Bolzonella. Sicchè siamo tre a tre, resta da capire, in un’ipotetica partitella, quale sia il trio Lescano, anzi - battute a parte - quello superiore, anche se una simile "relatività della specie", di play biancorossi, dev’essere messa in relazione con Carter, Holland, Hafnar, Galanda, De Pol, Fernandez, Howell, come dire d’una parata che, a occhio nudo, si fa preferire, e di molto, a quella della scorsa stagione.

Dunque, ancora una volta, per la morale, Pantalone paga, vale a dire Gianfranco Castiglioni che, tirato per la giacca, non ha esitato a scucire di tasca qualche dollarone in più per regalare alla città una squadra giusta per qualità-prezzo, attraverso soprattutto l’orgogliosa conduzione del figlio Claudio Maria, più che mai presidente, inequivocabilmente deciso a ottenere il miglior risultato di campionato nell’era della sua famiglia.

Se i grandi club vantano organici di grido (stavolta e personalmente ci piace molto l’Olimpia Milano), ora Varese può anche concedersi, obiettivamente, qualche ambizione più gridata, rispetto al basso profilo scelto l’estate scorsa e in particolare ai posti disponibili nei play off, avendone diritto.

Il club biancorosso può così alzare qualche velo per vanità nel presentarsi al prossimo campionato con un roster abbastanza di spessore non senza accattivanti variabili, seppur nel rispetto di un bilancio moderato e non certo da sceicchi della pallacanestro.

Il presidente si merita anche più di un "bene, bravo, 7+" ma d’ora in poi toccherà a Magnano far lievitare, con i suoi additivi, le materie prime a sua disposizioni.

Ci si può fidare? Ci auguriamo di sì, di gara in gara, non potendo dire altrettanto, di allenamento in allenamento, per quelle porte sempre chiuse.

Giancarlo Pigionatti

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