Holland:"Posso dare molto di più"

[Lucaweb]

di Massimo Turconi

Ci perdoneranno i vari Keys, Carter, Capin e compagnia, ma nella kermesse del "Memorial Fermi", apertura stagionale di Masnago, i primi "oohh" e i primi gridolini di ammirazione sono stati tutti per lui: Delonte Holland.

Il pubblico di Varese, esperto e dal palato fino per definizione, dopo averne ammirato alcune evoluzioni durante il torneo Dream Team di Busto Arsizio, lo aspettava, per così dire, al varco. In attesa di conferme dopo tante incoraggianti premesse.

Attese pienamente rispettate perché Delonte, oltre a risultare miglior marcatore biancorosso, ha mostrato alcuni "numerini" niente male, facendo intuire che dal suo talento e dal suo fresco atletismo potranno scaturire buonissimi frutti.

Oppure produrre eccellenti dividendi, visto che Holland, sul braccio destro,

mostra un tatuaggio eloquente, "DMoney", che, almeno per ora, e fortunatamente, non ha nulla a che vedere coi "lugubri" ricordi del "GMoney" di Marlon Gameti...

Delonte incassa i primi complimenti dei tifosi del PalaWhirlpool, firma decine di autografi e con fare tranquillo commenta la situazione sua e della squadra a pochi giorni dall'inizio del campionato: «Sono solo moderatamente soddisfatto del lavoro svolto e delle mie prestazioni perché - dice -credo, anzi sono convinto, di poter fare molto più. Sia in termini di rendimento effettivo in attacco, ma soprattutto in difesa. Là davanti, finora, sono andato a strappi (6/12 contro Mosca, 6/14 contro Livorno, n.d.r.), facendo cose positive in uno contro uno e un po' meno dal perimetro. Là dietro, invece, sento di dover migliorare ancora tantissimo dal

punto di vista individuale e anche per ciò che riguarda i meccanismi difensivi che caratterizzano il nostro gruppo».

- Non a caso Magnano, nell'analisi delle sue prove, parla di luci in attacco e qualche ombra in difesa...

«Coach Magnano ha ragione. Il nostro allenatore, infatti, richiede dedizione assoluta e concentrazione totale nella fase difensiva. Quando siamo nella nostra metà campo non ci sono sconti e la regola è uguale per tutti: se difendi, giochi. Altrimenti, stai seduto... La difesa dev'essere il nostro pane quotidiano e, sotto il profilo tattico, per me si tratta di una lezione quotidiana.

In attacco, invece, mi sento abbastanza libero. Il coach, specialmente quando siamo in contropiede o nelle situazioni di mezza transizione, mi permette di prendere iniziative anche fuori

dagli schemi e utilizzare quegli spazi di campo che mi servono per esaltare le mie caratteristiche. Mi sembra che finora le cose siano andate in modo discreto, in particolar modo se si considera che durante il match contro Livorno mi sentivo stanco».

- A che punto sta il gioco di squadra?

«Rispetto al torneo di Pavia, prima uscita stagionale ufficiale, siamo migliorati in maniera incredibile e adesso siamo veramente un altro gruppo. Ma è pur vero che non siamo ancora capaci di esprimere il massimo delle nostre potenzialità e proprio nelle due serate del "Fermi" abbiamo accusato alti e bassi. Bene, a tratti addirittura molto bene contro Mosca, maluccio contro Livorno, specialmente se parliamo di mentalità e concentrazione. Credo che in queste due voci ci sia ancora tanto da

fare perché, come successo i contro i toscani, non possiamo permetterci di giocare una trentina di minuti a vuoto».

- Lei, intanto, ha fatto conoscenza con il pubblico del Pala Whirlpool: come le è sembrata l'accoglienza?

«Mi reputo un giocatore freddo e, generalmente, quando sono sul parquet la mia attenzione è tutta sulla partita, sulle cose che devo fare e sulle consegne dell'allenatore. Tuttavia devo ammettere che in un paio di occasioni ho sentito gli applausi e i cori e mi hanno fatto piacere. Anche perché non pensavo che la platea di Varese fosse così presente e "carica" già in un'amichevole di pre-stagione. Significa che dovremo giocare con stimoli e motivazioni ancora maggiori: fallire davanti ad un pubblico così — conclude "DMoney" - sarebbe imperdonabile,..».

Massimo Turconi