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"Mi piaceva Carter, ma Varese è stata più veloce"


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di Damiano Franzetti

II calendario del campionato profila all'orizzonte l'incrocio tra Reggio Emilia e Varese che scenderanno in campo domenica prossima. Un match che tocca le corde di un personaggio che, nato e cresciuto nella città del Tricolore, ha vissuto anche una stagione fitta sotto il Sacro Monte. Prima di prendere la strada di Udine dove l'anno passato è stato artefice insieme a coach Pancotto di una stagione strepitosa. Mario Ghiacci non si tira indietro, abbozza un «mi mettete in difficoltà a parlare di questa partita», ma poi dice la sua. Volentieri.

«Per la Whirlpool sarà una bella battaglia: conosco bene Reggio, il suo pubblico e pure gli angoli remoti del PalaBigi. Anche se Pasquali ha qualche problema di formazione per via degli infortuni, passare lì è sempre difficile. Varese avrà bisogno di sfoderare tutta la propria solidità per fare risultato». Una Varese che attrae parecchio il suo ex dg: «La Whirlpool ha già dimostrato le sue qualità in questo avvio di stagione, anche se il calendario non l'ha certo facilitata. Sono due le caratteristiche che più mi piacciono di questo gruppo: la sua fisicità, intesa come "cifra atletica", e il fatto che mi sembra il complesso più adatto alla filosofia di Ruben».

E proprio la presenza in panchina di Magnano è la grande eredità lasciata sotto il Sacro Monte da Ghiacci, che ripensa ai trascorsi varesini con un filo di dispiacere. «Ritengo l'avventura nella vostra città la "grande incompiuta" della mia carriera: non ho potuto dare ai Castiglioni quello che avrebbero meritato. Li stimo enormemente: hanno dimostrato tanto entusiasmo e tanta passione in questa loro avventura nel basket e sono stati ripagati ingiustamente da tanta sfortuna. Ma sono convinto che anche questa ruota girerà a loro favore».

Per spiegare il grande equilibrio che regna in questo primo scorcio di serie A, Ghiacci ha la risposta pronta: «L'inserimento di un quarto americano in

ogni formazione ha certamente livellato il potenziale delle diverse squadre: anche la più forte può andare in crisi quando incontra un'avversaria nella quale "funzionano" tutti gli extracomunitari. Infatti ogni squadra di fascia media o bassa ha pescato almeno un jolly nelle prime partite. Mancavamo noi e voi: ci siamo riscattati ambedue

al quinto turno contro Milano e Siena».

Una situazione che però non durerà per tutta la stagione: «Io penso che alla lunga le squadre più complete faranno la differenza, ma quel che è accaduto fino ad ora dev'essere un monito per le grandi: ogni domenica ci sarà qualche risultato anomalo. Per restare in alto bisognerà meritarselo».

Curioso, a campionato iniziato, andare a spulciare

sulla lista dei possibili acquisti della Snaidero per vedere se il Ghiacci udinese ha conteso qualche giocatore a Varese. «No, battaglie di mercato non se ne fanno quasi più. Ormai si tengono sotto controllo una serie di nomi e si vanno ad incastrare volta per volta. Per la verità però uno dei neo biancorossi era anche nel nostro mirino: parlo di Keith Carter che ci piaceva davvero tanto. Però la Whirlpool è stata più rapida e lui ha sposato presto la causa varesina, per cui non abbiamo ingaggiato nessuna asta. Del resto non voglio certo fare la guerra con una dirigenza che stimo molto: ho incontrato spesso Gianni Chiapparo e conosco le sue capacità, per non parlare di Mario Oioli che è un ragazzo splendido, con una abnegazione incredibile verso il club».

E che l'esperienza di Varese abbia accresciuto il bagaglio di Mario Ghiacci, lo si capisce anche da come commenta l'avvio della Snaidero: «Siamo giovani ma in crescita. E poi abbiamo una bella palestra come l'Uleb Cup che ho frequentato quand'ero da voi. Abbiamo perso di 6 all'esordio, ma a Varese ho imparato che un risultato così, fuori casa, vale come un pareggio e non è quindi da buttare».

Damiano Franzetti

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