Jump to content

"Risuscitare i morti", una specialità della casa


Lucaweb

Recommended Posts

di Giancarlo Pigionatti

Biancorossi meno... Scafati dei campani, non c'è che dire. Fuor di battuta, non si può negare lo scriteriato finale di Varese che, vittoria in pugno, se l'è lasciata rotolare dalle mani in pochi secondi.

Quanti sono bastati a Scafati per recuperare tre punti in un amen, cioè in lunetta, al di là della discutibilità di una decisione arbitrale per un fallo, di quelli intenzionali (non punibili come un tempo) ma interpretato su un tiro da tre punti e non su semplice possesso, prima dello scoccare del pallone, di Smith, guarda caso, l'elemento più chiacchierato della Legea, tant'è che ieri il club ha annunciato l'arrivo dell'ex Nba, Anthony Carter.

L'episodio, pur meritando dibattiti più o meno accesi, come recriminazioni più o meno atroci, ha condannato la Whirlpool a un supplementare, grazie anche alla glaciale precisione del play della Legea, disputatosi in una vera polveriera qual era nell'occasione il PalaMangano.

E, ancora una volta Varese, come temevamo, pur con relativi scongiuri, Varese ha risuscitato i morti.

Hai voglia di parlare d'occasioni sprecate, peraltro con le proprie mani o con la propria testa: questione di mente fredda nella circostanza se è vero che, a quel punto del match, con cinque secondi da giocare, sarebbero state più opportune altre tattiche di contenimento o di rottura.

Varese, dopo Napoli, muore ancora lontano da Masnago e nella maniera più balorda possibile, tant'è che ci si può interrogare sulla sua maturità di squadra che, peraltro, pretende di legittimare sul campo le aspirazioni di un nuovo corso.

Ma, se non si batte chiodo fuori casa in un campionato d'un genere così perverso, insomma da brivido, non c'è troppo da sfogliare le verze, nel senso che basta uno scivolone a Masnago per trovarsi sepolti da un mucchio di avversari e in posizioni di classifica imbarazzanti o fastidiose dopo certe premesse, almeno a sentire gli interessati. .

Dall'alto di un quarto posto al basso di un nono c'è la sola differenza d'una gara orribile o amara, che dir si voglia, soprattutto in trasferta, laddove un successo vale come un servizio strappato, a tennis, in un set tirato.

Questo è il campionato, affascinante nella sua perfidia, almeno sin qui, aspettando di conoscere nuove verità su Bologna e Roma che hanno battuto spesso... in testa e su quelle squadre che ricordano la favola del brutto anatroccolo diventato un cigno.

Il mal di trasferta, tipicamente biancorosso, nonostante le correzioni in estate, ha probabilmente un suo focolaio, tant'è che nemmeno una Whirlpool, tecnicamente, superiore a quella vecchia, fors'anche dimenticata troppo in fretta per non riflettere è riuscita,

nonostante il colpaccio di Napoli che avrebbe dovuto tonificare gli uomini di Magnano attraverso una potente convinzione nelle proprie capacità.

Da allora la "signora" in biancorosso, quando viaggia, lascia sempre qualche idea o attrezzo per l'uso a casa o in albergo, annegando talvolta in un bicchier d'acqua, il che può essere un segno di malessere, certo subdolo ma profondo, per dire di un'identità in dissolvenza rispetto a Masnago.

Con tanti... artiglieri in circolazione, ci spiace dare l'impressione di voler fare i pompieri a tutti i costi, proprio per gettare secchiate d'acqua su entusiasmi giustificati ma ancora non corrisposti da alcuni risultati, invero mortificanti per una squadra che, nel momento di dover pigiare sull'acceleratore, si ritrova senza quella vitale goccia di carburante che le servirebbe.

Qualche cosa di simile riporta la ragione dell'intelletto all'esordio in campionato e cioè a quella sconfitta di stretta inisura, patita a Bologna da una Climamio ( che sta faticando come un Tir stracarico sulla Cisa.

Quell'incompiuta da peccato originale, che sembrò cancellata a Napoli, è un po' la madre di tutte quelle disgrazie vissute in trasferta.

Che fare o che dire allora?

Nulla o tutto, fa lo stesso: le buone medicine si prescrivono soltanto dopo una chiara e azzeccata diagnosi, sennò si continua per tentativi e a spanne...

Non servono i dottoroni, la realtà più semplicemente suggerisce ben altro realismo senza però alcuna perdita di entusiasmo e fiducia, ci mancherebbe altro, sicuramente i soliti noti, Galanda e Holland, fautori diversi, per caratteristiche, delle fortune biancorosse, hanno bisogno di più alleati di servizio, soprattutto a turno, nei momenti che decidono un match.

Ci vorrebbe, magari, un altro Holland, seppur discutibile per forzature, in situazioni che esigono classe, libertà e faccia tosta, quindi e magari un pò di spericolata estemporaneità in un particolare momento oppure, se vogliamo uno squadrone o gruppo quadrato (ma di successo) servirebbero altri Galanda...

Adesso questa Whirlpool si dibatte in una via di mezzo, magari più tranquilla e più risoluta in casa, ma incapace ancora di compiere quel salto di qualità auspicabile per un campionato d'avanguardia.

Non mancano, tra i tifosi, i mormoni all'indirizzo di Howell che, nella prossima stagione, non sarà più tra noi ma, in verità, non è l'unico a dover farsi perdonare, e non per chissà quali colpe né misfatti, semplicemente per le proprie capacità di rendimento, mediocri o appena sufficienti in alcune circostanze.

Chi balza all'occhio di più ci sembra Keith Carter, chiamato a Varese per sostituire lo "sbolognato" Garnett ma sinora con gli stessi punti all'incirca a gara del suo predecessore.

Resta innegabile il grande impatto caratteriale, d'una bella persona qual è il bianco americano, probabilmente con minor classe di Garnett il quale, sicuramente labile, aveva al suo fianco Albano e non Galanda.

Può anche darsi che Carter, per sua natura diligente e rigoroso, si attenga troppo alle consegne di Ruben Magnano per voler fare il proprio dovere, da buon soldato. Peccato che, a volte, l'americano - e senza volerlo - si trasformi in un soldatino, soprattutto quando, come nella trincea di Scafati, c'è un gran bisogno di soldatacci.

Confidare in un Carter più temerario e spavaldo, si può, sempre che Magnano gli dia licenza d'esserlo. Indiscutibile e irrinunciabile è il concetto del gruppo ma per vincere, talvolta, basta un turnover da "uno per tutti e tutti per uno"

Giancarlo Pigionatti

Link to comment
Share on other sites

×
×
  • Create New...