Lucaweb Posted July 10, 2008 Share Posted July 10, 2008 di Massimo Turconi Delusione, amarezza, stupore. Ruben Magnano a ventiquattro ore dal "fattaccio", e dopo la solita notte insonne, classica del suo dopopartita carico di adrenalina e tensione, non sa ancora mettere ordine in questi sentimenti del tutto umani. Lo " schiaffo" verbale urlatogli in faccia da Delonte Holland lo ha ferito più che se avesse preso uno sganassone tirato da Mike Tyson ed il fattore sorpresa, come facilmente immaginabile, ne ha ulteriormente accentuato l'effetto. «Faccio fatica a capire il comportamento e l'atteggiamento di Holland e la sua reazione mi è giunta del tutto inaspettata perché - spiega a mezza voce l'allenatore della Whirlpool - non accompagnata da segni premonitori. Anzi, al contrario, Delonte, il giorno prima della partita contro la Lottomatica aveva chiesto di potermi parlare. Nel corso di un colloquio abbastanza lungo e cordialissimo avevamo affrontato insieme i temi del match contro la formazione romana. Holland mi aveva pregato di puntualizzare alcuni aspetti tecnici e tattici, con accenno particolare ai suoi compiti e allo sviluppo di alcune informazioni sugli avversari. Per quello che, in seguito, si è visto sul campo, direi che il dialogo ha prodotto buoni frutti perché Delonte, contro Roma, stava disputando una partita bellissima: concreto e intelligente in attacco: solido in difesa, presente a rimbalzo, efficace in tutte le scelte. Così, il cambio, giunto dopo 24 minuti filati di gara, e dopo una settimana di lavoro intenso e travagliato perché Holland era stato vittima di un attacco influenzale, mi sembrava fosse indicato anche per dare un attimo di riposo ad un giocatore che aveva speso molto...». - Un cambio che, per Holland, ha avuto l'effetto di un "embolo"... «Posso capire il momento di rabbia e arrivo a comprendere che un giocatore, nel raptus agonistico, abbia desiderio di stare sul parquet e giocare il più possibile. Tuttavia capisco e tollero assai meno la mancanza di rispetto che deve esserci non solo in una squadra, che per noi è anche un ambiente di lavoro, ma in generale in tutti gli aspetti del vivere quotidiano. Ci sono dei limiti, dei paletti che, al di là delle convinzioni personali, nel rapporto reciproco tra allenatore e giocatori non vanno mai superati. Delonte lo ha fatto, a mio avviso senza giustificazione alcuna, ed è la prima volta nella mia carriera che vengo coinvolto in un episodio del genere. Aspetto, quest'ultimo, che aumenta il mio dispiacere a riguardo perché tutte le mie mosse, le mie decisioni, giuste o sbagliate che siano, sono fatte in nome di ciò che più conta: il bene della squadra. Un bene supremo che, per come la penso, supera di gran lunga l'interesse del singolo giocatore. Non a caso ero e sono molto contento del rendimento di Holland che piano piano, stava lavorando per cambiare mentalità e mettere le sue ottime qualità al servizio del gruppo, giocando, sempre meglio, insieme al resto della squadra». - A suo giudizio come evolverà la situazione? In altri termini, se Delonte Holland volesse farlo, lei accetterebbe le sue scuse e sarebbe disponibile a mettere una pietra sopra a tutto ciò che è successo? «In questo momento, mi scuserete, ma non me la sento di rispondere. Prima vorrei parlare col giocatore e sentire le sue ragioni. Successivamente vorrei conoscere la posizione della società. Ora si tratta di comprenderne la cause e provare a capire entro quali margini è possibile lavorare. Sono fermamente convinto che il potere della parola sia enorme, ma sono altrettanto convinto che la personalità dei giocatori si esprima, veramente, sul parquet e non con le chiacchiere e sul legno Holland ha sicuramente manifestato un disagio...». Rimediabile? Un'altra notte di riflessione aiuterà tutti a vedere le cose con maggior chiarezza e serenità... Massimo Turconi Link to comment Share on other sites More sharing options...
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