Lucaweb Posted July 12, 2008 Share Posted July 12, 2008 di Samuele Giardina VARESE Pallone stretto fra le mani, fascetta “Air Jordan” avvitata sulla testa, occhi negli occhi con l’avversario (“Ti spiezzo in due”, direbbe Ivan Drago a Rocky), inizia il palleggio, è uno contro uno, vincere o morire; l’attimo sublime in cui un cestista estende il proprio ego a soverchiare quello del contendente. Delonte Holland è una musa, un cerbiatto che conosce la relatività einsteiniana e piega lo spazio tempo, il suo incrociare il palleggio (est ovest, rapido, palla a destra, poi a sinistra) incrocia le gambe all’avversario che, appartenendo al tridimensionale universo dei normali, si siede. Holland ha molecole di sintesi diversa; il peso del corpo e la palla sono a sinistra? Voilà, si va via sulla destra, e cartoline per tutti. Poi, sono affari di chi dovrà giungere in soccorso evitare che il canestro venga leggiadramente violato da una affondo che è un misto di eterea setosa potenza. Domenica contro Reggio Emilia, ha marcato 28 punti, il migliore del campionato; due settimane prima con i 30 di Avellino, pure. Delonte Holland, l’insostenibile leggerezza dell’essere che prende terrena coscienza; se sarà fedele a metà di ciò che inizierà a dire fra un paio di righe, l’olimpo dei migliori avrà presto un iscritto in più. Il periodo è per lei positivo, e sembra che anche mamma Trinity voglia rendere omaggio con questa gradita visita. Sì (ridendo, ndr); ed è pure la prima volta per lei fuori dagli Stati Uniti. Un suo pensiero o commento su qualcosa? Beh, dopo la partita continuava a ripetere “incredibile”; direi che è sufficiente anche perché è tutto nuovo e così diverso. Cosa risponde se le diciamo che è la migliore ala piccola del campionato? Ringrazio, e rispondo che io voglio essere il migliore; lavoro per quello. Matteo Boniciolli, suo allenatore l’anno scorso a Teramo, ha affermato che le manca “solo un po’ di disciplina mentale per essere un grande giocatore”, è d’accordo? Al cento per cento, lo sport e anche la vita sono esse stesse discipline principalmente mentali; e io ho ancora troppi alti e bassi. In relazione a questo, l’esperienza varesina le sta risultando utile? Molto, sto imparando giorno dopo giorno sempre nuove cose e, soprattutto, sono circondato da diverse persone che fanno di tutto per aiutarmi. Facciamo un salto indietro ai problemi relazionali insorti dopo le gare contro Roma e di Bologna in occasione delle finali a otto di Coppa: sono situazioni che ormai appartengono solo al passato? E’ storia e posso anche aggiungere che sono stati episodi da cui ho imparato. Per esempio, ho capito che nel rapporto con gli altri la pazienza e la comprensione sono fondamentali; infatti, ora è tutto a posto. Come sempre, da ogni cattiva esperienza, a essere intelligenti, si ricava qualcosa di buono. Quanto è stato importante l’intervento di Joe Isaac come pacificatore? Nei giorni precedenti la partita di Cantù (nella quale Holland segnò 34 punti, ndr), quando tutto sembrava davvero difficile, Joe è venuto da me e abbiamo parlato per più di un’ora. E’ stato fondamentale perché lui, comprendendo perfettamente la mia situazione e i miei sentimenti, ha saputo usare le parole giuste. E’ una figura tuttora presente? Ogni volta che ho bisogno posso chiamarlo, e lui c’è. Joe è americano e vive qui da tanti anni; quindi mi capisce e capisce anche quello che io non capisco dell’Europa o della vostra pallacanestro. Come dicevo prima, Joe mi spiega tante cose, mi traduce molte situazioni del gioco o della vita che, da solo, farei forse più fatica a leggere. Guardiamo all’anno prossimo, dopo il College, Belgrado, Teramo e Varese si sente pronto al salto verso una forte squadra di Eurolega o Nba? L’unica cosa certa è che voglio crescere, e su questo penso debbano essere tutti d’accordo. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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