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Varese calante nelle gare di ritorno. In questa classifica è dodicesima.


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di Giancarlo Pigionatti

Al calar del sole, la sera, anzi la notte, più o meno stellata. Se è cadenzato il rigore della natura, non lo è quello di altri eventi, determinati dagli uomini, se davvero sono padroni del loro destino. Allora ci si deve interrogare di fronte ai mutamenti per trovarne la ragione, soprattutto quella che qui ci interessa, relativa all'affievolirsi della Pall. Varese dopo il girone d'andata. E' evidente la sua brusca frenata nella graduatoria delle ultime dieci giornate, ancorché la classifica, ancora abbastanza favorevole alla Whirlpool, appaia meno sferzante, come giudice, di fronte al rendimento di Galanda & C. Se le cifre sono pietre non scalfibili, non c'è piccone che le possa frantumare, valendo solo la realtà contro la quale non ci si può sottrarre. Come lo è il cammino di Varese che, alla fine dell'andata, aveva

20 punti in classifica e che, nelle successive dieci giornate, quante quelle di ritorno, ne ha conquistati 8 attraverso uno scivolone, relativo alle due graduatorie a confronto. Per curiosità, se calcolassimo solo il girone di ritorno, Varese sarebbe dodicesima, anche se, in realtà, la differenza, tra l'andata e oggi, è minima: la Whirlpool passa da un quinto a un sesto posto, anche grazie al terremoto numerico che ha colpito (giustamente) la Benetton Treviso, sennò sarebbe settima, posizione non disdicevole, pure pronosticabile nell'estate scorsa.

Se altri si scandalizzano, è affar loro, se la vedano - come già stanno facendo - con coloro che ritengono colpevoli, a patto d'avere uno straccio di motivo che giustifichi la propria levata di scudi. Semmai resta da porsi, per dialettica, un interrogativo sul rendimento di Varese, pur a squadre diverse, nelle ultime stagioni, se non proprio in fotocopia, abbastanza da... stampino. Da buttare, però, in futuro.

Varese, nell'anno di Giulio Cadeo, fu quinta alla fine del girone di andata e ottava alla fine, nel campionato successivo, quello di Magnano subentrato al giovane tecnico di Arcisate, passò dall'ottavo posto (sempre dell'andata) al quattordicesimo di "regular season", quindi con Magnano dall'inizio, trasformò il suo ottavo posto di mezza stagione in un decimo a fine campionato. Per completezza di osservazione il preparatore è lo stesso professor Pilori che qualcuno potrebbe chiamare in causa per spiegare un calo che si ripete nel tempo e che, almeno per una certa scuola di pensiero, vede già un imputato nella persona di Magnano. La pensiamo abbastanza diversamente e mai ci verrebbe in mente di discutere il preparatore atletico, tuttavia ogni opinione è rispettabile e plausibile a patto che ci si confronti oggettivamente con obiettivi pronostici ed eventi che dipendono anche da altre forze in campo. A non far propendere per un crollo atletico, basterebbe la vigorosa ripresa della Whirlpool contro una Biella, "palla di cannone", sino all'intervallo. Anche la rimonta contro la Benetton può servire a non disperare sulla condizione fisica dei biancorossi, sin qui tra i più sani del campionato, viste le tante assenze nelle altre squadre. E' innegabile che ci vogliono gambe per difendere, a patto che la fatica non le "spolpi" e che, per segnare, ci vogliono mani o braccia sicure, se a reggerle è la testa. La quale può andare in tilt per mancanza di energie fisiche ma, anche e soprattutto, per limiti che diventano, alla resa dei conti, psicologici.

A Udine, a parte il tecnico inflitto a Gianni Chiapparo, seduto in panchina, la squadra di Magnano s'è persa, proprio sul più bello, in un bicchier d'acqua: avanti di un punto, a 22 secondi dalla conclusione, avrebbe potuto, anzi dovuto spendere un fallo (da rimessa laterale per Udine), invece è stata colpita, a 8 secondi, da un siluro di Penberthy la cui fama di bombardiere è nota. L'americano della Snaidero è stato abile a sottrarsi a Carter per infilare il canestro vincente. L'ultima manciata di secondi è cosa risaputa, come lo è un'ovvia recriminazione di fronte a sconfitte di un'inezia come quelle contro Climamio (78-80), Benetton (76-77), Teramo (83-85), Capo d'Orlando (75-77), tutte in trasferta per dire di quella subita a Scafati dopo un supplementare. Varese ha tuttavia battuto in casa, di due, la Climamio e vinto a Cantù nelTovertime ma il saldo, in fatto di compensazioni, resta largamente negativo. Nessuno può avere una risposta certa in tasca, quindi un rimedio da prescrivere, si possono solo tentare ipotesi che, stando al diesse Mario Oioli, s'attaccano come l'edera alle grandi e perniciose attese di un ambiente esigentissimo, anche non volendolo, mica può Varese trasformarsi in una provinciale, pur bella che sia. Sicché tanta e spaimodica pressione diventa come goccia sulla roccia corrodendo alla distanza la tranquillità d'una squadra chiamata, non senza limiti, a fare necessità (di risultato) virtù. Il dibattito è aperto, anzi chiuso se Magnano e i suoi uomini, nelle prossime gare di casa, spazzeranno via gli avversari con un punto esclamativo grosso come... il PalaWhirlool. Con questo passo, auspicando un successo a Livorno (e non è una gran richiesta), Varese non perderà quel sesto posto che, lo stesso Galanda, auspicò l'estate scorsa.

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