Lucaweb Posted July 12, 2008 Posted July 12, 2008 di Samuele Giardina Gregor Hafnar, lei ha un contratto in essere anche per la prossima stagione, c’è qualcosa che non la farebbe ritornare a Varese? Solo la volontà della società di non volermi più, per quanto mi riguarda ora sono a casa in Slovenia e qui resterò tranquillo un paio di mesi per, il giorno del raduno, ripresentarmi a Varese. La presenza o meno di Ruben Magnano è vincolante per il suo futuro? Non lo è, io rispetterò il mio contratto e la mia influenza e le mie volontà lì finiranno, sono e sarò sempre un professionista. Certo, non posso dire che una stagione passata seduto a guardare (17 minuti di media in stagione regolare scesi a 12,5 nei playoff) mi abbia lasciato contento. Che non sia soddisfatto e ritenga che avrei potuto dare di più non è un mistero; sapevo da subito che sarei partito dalla panchina ma fra questo e giocare 15 minuti c’è differenza. Avete dato il massimo nel momento più difficile. Abbiamo vissuto un anno al luna park, Varese è stata una di quelle giostre che vanno velocissime più in alto e più in basso che si può; lo so, suona strano, ma non mi sorprende che contro una squadra più forte come Milano e pure in una serie di playoff abbiamo tirato fuori il meglio. Conterà poco, ma durante l’anno abbiamo bucato le partite alla nostra portata più che quelle dove il pronostico era contrario; alla fine, la serie dei quarti, è anche indice dei valori morali e della bontà tecnica di questa Whirlpool. C’è stato un periodo in cui Varese è stata a un centimetro dal crollo strutturale? Sì, a Livorno dopo quattro sconfitte consecutive (Napoli a Masnago, a Udine, Montegranaro ancora in casa e, appunto, a Livorno, ndr); è stato un periodo bruttissimo in cui abbiamo perso la fiducia in noi stessi e si è smarrita pure l’armonia e la voglia di lavorare e vivere assieme. A un certo punto pensavamo di essere morti ma siamo stati bravi a rompere il periodo negativo in casa con Scafati in una giornata, come noto, molto particolare: una partita iniziata senza il macello della curva e proseguita in un‘atmosfera dove sembrava solo che si fosse in attesa del nostro corpo, della nostra fine. Ora, a stagione terminata, sono contento e orgoglioso del modo in cui siamo stati in grado di guardare avanti ragionando con “noi” e non “io”. Senza le contestazioni avreste vinto lo stesso? Credo di sì. Pare incredibile, dopo tanti tormenti, che sia stato raggiunto l’obiettivo di inizio stagione. Ancora più incredibile è che, con qualche partita vinta in più (e ne abbiamo buttate via tante), potevamo guadagnare un posto migliore e magari superare pure i quarti dove abbiamo incrociato, Siena a parte, la squadra per noi peggiore. Se devo dare un giudizio complessivo, sono soddisfatto del nostro lavoro e del nostro risultato. E’ un gruppo che ha futuro? Sì, sono convinto che se la Whirlpool dell’anno prossimo sarà più o meno la stessa i risultati saranno sorprendenti. Spero non si decida di rifondare da capo e si scelga una linea di continuità in quanto solo così potremo aumentare la conoscenza e l’integrazione arrivando al massimo del potenziale: nessun progetto arriva a compimento in un anno. Se la sente di dire dove sarebbe necessario un rinforzo? Dopo la serie con Milano è facile dire un pivot di peso, e forse è anche vero che servirebbe, ma con questo non voglio mancare di rispetto a nessuno né sostituirmi alla dirigenza in un lavoro che non è il mio. E poi tutto è relativo perché, come giusto sia, si deve sempre migliorare in ogni reparto e quindi potrebbe anche succedere che qualcuno un certo giorno dica “basta Hafnar perché abbiamo trovato la tale ala che è più brava”. La cosa di cui andare più fieri? Di essere riusciti a superare tanti, tantissimi problemi (non so quante squadre lo avrebbero fatto) per arrivare finalmente a giocare i playoff. Chiaro, voglio essere onesto e quindi non me la sento di negare che, dato il livello del campionato, arrivare fra le prime otto a una formazione con i nostri nomi sarebbe dovuto risultare più facile di quello che è realmente stato ma io, sinceramente, sono contento lo stesso; a un certo punto poteva andare molto peggio e l’essere non solo rimasti in piedi ma aver pure finito a testa altissima non è stato da tutti. Quella di cui invece lamentarsi? Come accennavo prima la sensazione tuttora presente che, nonostante tutto, potessimo fare ancora di più. All’anno prossimo, allora? Confermo quanto già detto, spero proprio di sì.
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