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"Howell avrebbe bisogno di un regista come Pozzecco"


Lucaweb

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di Ma.Tu.

«Se mi vuoi lasciare, dimmi almeno perché». La canzoncina, in voga nei ruggenti anni Sessanta, faceva più o meno così e messa nel bel mezzo del rapporto tra Rolando Howell e Ruben Magnano ci sta pure bene. Ma l'allenatore argentino, pur ammirando e apprezzando il lungo di Columbia, South Carolina, non si sottrae alla sue responsabilità e spiega perché, nell'organigramma della Pallacanestro Varese, non ci sarà spazio per il buon Rolandone. «Ho grande stima per Howell che considero un eccellente ragazzo, straordinario lavoratore in palestra, nonché un buon giocatore ma -commenta Magnano -, è innegabile che avremo bisogno di qualcosa in più, e in meglio, per poter sviluppare adeguatamente il nostro gioco interno, ovvero un "momento" tecnico che, nella stagione da poco conclusa, ha rappresentato talvolta il nostro tallone d'Achille».

- Certo, Howell è super in difesa ma in possesso di fondamentali offensivi ampiamente rivedibili, rappresenta una sorta di lusso che Varese non può permettersi. «In effetti la questione-Howell si può anche rappresentare nei termini che descrivete - osserva Magnano -. Rolando, là dietro, è stato una sorta di salvagente al quale, durante la stagione, si sono aggrappati un po' tutti. Se il giudizio sul suo conto fosse limitato solo alla fase difensiva, Howell ne uscirebbe promosso a pieni voti e col bacio in fronte. Rolando ha grande attitudine difensiva, si esalta nel lavoro di sacrificio e possiede le qualità per rendere felice ogni allenatore perché è disponibile a fatica per sé e tutto il gruppo. Purtroppo, però, sul campo da pallacanestro la visione deve spaziare a 360 gradi e, oggettivamente, in attacco Rolando ha mostrato evidenti limiti di tipo fisico e tecnico. Fisicamente, pur essendo un ottimo atleta, grande saltatore, è leggero e, da fermo, nei contatti con i pivottoni awersari, solitamente vola via. Così diventa difficile assegnarli una posizione sulle tacche perché, di solito, gli awersari più grossi lo spostano. Però non è possibile nemmeno farlo "girare" fuori area: lontano dal canestro, senza tiro frontale e con poca dimestichezza nel mettere la palla a terra, perde completamente pericolosità. Insomma, l'avete visto tutti: là davanti, in tutte le occasioni in cui abbiamo avuto reale necessità di giocare la palla dentro, siamo stati costretti a schierare Galanda o Fernandez, togliendo Giacomo o Gabriel dal loro naturale spot di ala forte, accorciando quindi la nostra coperta offensiva sul perimetro».

- Potrebbe anche sovvenirci quel dubbio secondo cui con un playmaker diverso, più abile nel costruire i giochi a due, capace di passare la palla negli

spazi, ora Howell sarebbe un idolo della folla varesina...

«Pur mancando una controprova, sono abbastanza d'accordo che, con un regista "alla Pozzecco", Howell potrebbe mettere comodamente a referto una dozzina di punti a partita con alte percentuali di realizzazione e di schiacciate. Però, lontano dai sogni, i limiti rimangono e Rolando, pur avendo avuto a disposizione innumerevoli occasioni di "pick and roll" centrale, ha sempre faticato per trovare posizione, spazio e soluzioni di tiro efficaci. In allenamento abbiamo provato e riprovato a costruire situazioni adatte a sfruttare meglio le sue potenzialità, poi, all'atto pratico, alle squadra avversarie sono bastati pochi adeguamenti per togliere a Rolando le uniche armi davvero in suo possesso: dinamismo, velocità e verticalità».

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