Lucaweb Posted July 12, 2008 Share Posted July 12, 2008 di Massimo Turconi Una settimana spesa nella dolce Sardegna. Regione affascinante come i suoi stupendi paesaggi costieri ma "ispida" come i malandrini che, solo un attimo di distrazione, proprio nelle ultime ore di vacanza isolana, "sfilano" a Ruben Magnano e gentile signora la borsa con portafogli, cellulari, macchine fotografiche e altro... L' amaro, come sempre, sta in fondo ma il tecnico argentino, animo un po' più sereno, riesce a scherzare sopra un episodio sgradevole. Sardegna, acqua azzurra, acqua chiara. Limpida come i pensieri che, adesso, a pallone fermo è più facile riordinare per stilare, visto dalla parte del tecnico argentino, un bilancio sull'annata. «Per la prima volta da quando sono in Italia chiudo la stagione col sorriso sulle labbra perché - osserva Magnano -, abbiamo raggiunto i nostri obiettivi (Final 8 di Coppa Italia e Playoff) e, in un campionato duro, equilibrato, in bilico fino all'ultima giornata, non era affatto traguardi scontati. Eppure, nonostante mille difficoltà, sento di ringraziare i miei uomini che mai hanno abbassato la testa, e continuando a lavorare con orgoglio e, lasciatemelo dire, passione, hanno regalato alla città un bellissimo momento come la partecipazione alla post-season: una doppia gioia per me e per il gruppo. La prima per aver centrato i playoff, la seconda per aver disputato una serie contro Milano piena di note positive, al di là del risultato finale che ha premiato l'Armani ma non ha svilito Varese la quale, nonostante mezzi fisici e tecnici largamente inferiori, ha lottato alla pari con i milanesi, credo che il pubblico di Masnago abbia apprezzato il nostro atteggiamento ed io ho ancora negli occhi e nel cuore il clima fantastico di garadue e garaquattro. La squadra ha sentito l'abbraccio di tutti i nostri tifosi e, nel preciso istante della "standing ovation", ho capito quale valore può avere lavorare per tifosi speciali e appassionati come quelli di Varese. Veramente bellissimo». - Dopo il bilancio, il voto finale. Alla squadra e a lei stesso... «Ma io faccio parte della squadra. Così come i miei assistenti, il preparatore atletico, lo staff medico, i massaggiatori, team manager e dirigenti. Tutti abbiamo lavorato per arrivare in fondo, non mi sembra giusto spezzare i giudizi. Credo che ognuno di noi meriti un bel 7. Un po' come la posizione con la quale abbiamo chiuso la stagione». - Quali sono i momenti che vorrebbe cancellare e quali, invece, di maggior esaltazione? «Vorrei parlare solo dei momenti tecnici perché, per entrare nel merito di altre circostanze, che andrebbero approfondite, analizzate e spiegate, è opportuno aspettare qualche giorno. Vorrei cancellare, anzi, no - precisa Ruben -, nessuna cancellatura. Diciamo solo che mi piacerebbe poter rivivere, e ripetere, tutte le partite che abbiamo perso di pochi punti, per colpa di finali balordi e pieni di errori. Le recriminazioni dell'annata sono tutte nella manciata di gare, già vinte, che, invece, per colpa nostra, abbiamo lasciato nelle mani degli avversari. Forse, in classifica non sarebbe cambiato granché ma qualche punticino in più sarebbe stato utile per arrivare ai playoff con addosso meno stress e con maggior freschezza mentale. Se parliamo di momenti esaltanti, ricordo d'essere stato molto bene tutte le volte in cui, insieme con la squadra, s'è giocato alla pari, e qualche volta vinto, contro gli squadroni. Sono attimi travolgenti, in cui ti senti abbastanza vicino alla perfezione e alla chiusura del cerchio del tuo lavoro». - Un lavoro che potrebbe continuare nella prossima stagione ma bisogna innanzitutto capire se Magnano abbia intenzione di rispettare il contratto... «Certo che sì - risponde senza esitazioni Magnano -. Nel corso della mia carriera, il rispetto degli accordi firmati, ha sempre rappresentato un punto d'onore e anche questa volta, per quel che mi compete, sarà così. A meno che...». --A meno che? «Non mi si faccia capire che sono diventato un personaggio sgradito o, in altri termini, che è meglio che io levi le tende». - Il rapporto privilegiato che lei intrattiene con Gianfranco Castiglioni la colloca nella classica "botte di ferro", anche a dispetto di pareri diversi, peraltro presenti in società. «Quello che dite è vero: al patron Gianfranco mi lega un rapporto di amicizia e di stima reciproca che va oltre alla pallacanestro ma, attenzione - ammonisce il tecnico di Cordoba -, non è mia intenzione approfittare di questo aspetto e nemmeno voglio fare il "furbo", giocando sporco con sentimenti importanti quali l'amicizia e il rispetto. Dunque, fatta questa,premessa, e pur avendo in mano il contratto per la prossima stagione, dico che resterò solo se alcune condizioni di lavoro verranno chiarite e alcune difficoltà appianate». - Fuor di metafora e, soprattutto, fuori dei denti. Le difficoltà in oggetto, lo sanno anche i muri, hanno nome e cognome: Gianni Chiapparo... «Già, il tribuno... come l'avete definito voi. Certi comportamenti del signor Chiapparo, non è un mistero, non mi sono piaciuti. Credo che alcune situazioni vissute dalla squadra nel corso della stagione andassero affrontate in casa nostra, con un dialogo franco e schietto, senza sbandierarle ai quattro venti né, tantomeno, usare come grancassa certi media. Insomma, tra noi non c'è stata comunicazione o, se c'è stata, non si è sviluppata nel modo corretto. Di sicuro questo è un nodo che andrà affrontato e sciolto perché, in previsione futura, ho bisogno di sapere chi, lungo la strada del campionato, è al mio fianco e chi no. E, ancora, voglio sapere chi, durante le difficoltà, è lesto nel cambiare marciapiede e chi, invece, anche nei periodi neri, è sempre disposto a camminare insieme. Quest'anno, al contrario, ho assistito, per così dire, a un andirivieni continuo e poco gradevole. Nei prossimi giorni parlerò con Gianfranco di tutte queste cose e anche del mio domani». - Desideri, prospettive e sogni in vista del futuro e, in conclusione, che cosa manca a questa squadra per poter salire gli ultimi gradini della scala? «Se il mio futuro, come auspico, dovesse essere ancora con la maglia della Whirlpool, le tre istanze iniziali si potrebbero racchiudere in una sola richiesta: mi piacerebbe che la Pallacanestro Varese trovasse uno o più partner commerciali in grado di affiancare e sostenere la famiglia Castiglioni nella sua opera già meritoria e importante ma, per scalare gli ultimi gradini, serve, soprattutto, la possibilità, quando conta, di fare scelte importanti a favore della squadra. Noi, invece, in un mercato che, per tutto l'anno, si muove a velocità frenetica, siamo rimasti a guardare, con le mani legate da stringenti esigenze di bilancio. Varese, con le risorse attuali, può fare bene, ma non certo i miracoli. Per quelli - conclude Magnano -, servono altre cose». Link to comment Share on other sites More sharing options...
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