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Il giorno di Cecco


Lucaweb

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di Francesco Caielli

Certe volte la vita riserva delle sorprese bellissime, ed è capace di

sorprenderti. Certe volte i sogni, anche quelli più difficili e

inconfessabili, sono capaci di trasformarsi in realtà. Ieri

pomeriggio, in sede, era sufficiente guardare negli occhi Cecco

Vescovi - lui che solitamente dal suo sguardo non lascia trapelare

nemmeno la minima emozione - per capire quanto fosse felice. Lui, che

ha scritto la storia della Pallacanestro Varese, che con questa

maglia ci è nato e cresciuto, che con questi colori e per questi

colori ha sofferto e gioito, che dopo una carriera inarrivabile da

giocatore ora ne sta per iniziare un´altra, da allenatore. "E´ un

sogno che diventa realtà - dice Cecco - un desiderio che mi portavo

dentro. Sarò sincero: non pensavo che si sarebbe realizzato così

presto".

Contento, emozionato, preoccupato. Quale aggettivo descrive meglio

il tuo stato d´animo?

Sicuramente sono contento, e c´è tanta soddisfazione. Però sono

consapevole che il bello inizia adesso: bisogna lavorare, e lavorare

sodo.

Quale sarà il tuo ruolo sulla panchina di Varese?

Sarò l´assistente di Velijko, il suo collaboratore. Io sarò al suo

fianco per aiutarlo in ogni situazione, gli sarò vicino e cercherò di

consigliarlo per il meglio. Saremo in tre, perché non dobbiamo

dimenticare Andrea Meneghin: lavoreremo come una squadra, tre teste

ragionano meglio di una, sei occhi vedono meglio di due. Però va

messo in chiaro e sottolineato che il capo allenatore sarà Mrsic: le

decisioni finali spetteranno esclusivamente a lui.

Claudio Castiglioni, in una recente intervista, ha detto una frase

bellissima: <Noi, come società, siamo cresciuti. Eravamo quelli che

hanno cacciato Cecco Vescovi, ora invece in Italia ci rispettano>. Tu

che rispondi?

Che è vero, da quel brutto episodio è passato del tempo e sono

cambiate molte cose. Credo che la famiglia Castiglioni abbia cambiato

il modo di approcciarsi alla pallacanestro, passando da proprietari

di una società a gestori. Ma per me l´argomento è chiuso da tempo,

sono stati commessi degli errori, magari dettati dall´inesperienza,

ma è davvero acqua passata. Quando a dicembre abbiamo organizzato al

palazzetto la mia serata d´addio, i Castiglioni mi hanno dato una

ggrossa mano e mi sono stati vicini: segno che i nostri rapporti

erano ottimi e cordialissimi.

Però sarebbe stato brutto, e triste, se la tua storia con la

Pallacanestro Varese si fosse conclusa in quel modo. Non credi?

Ma io sapevo che non era chiusa. In cuor mio avevo sempre la speranza

di tornare, ci pensavo in continuazione, sapevo che prima o poi

sarebbe successo. Io con la Pallacanestro Varese non ho mai chiuso.

Figuratevi: mia moglie mi rinfaccia di avere sposato, oltre a lei,

anche questa società.

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