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di Antonio Franzi

Facciamo finta che la squadra dell'altra sera sfilacciata e fragile come foglie al vento - spazzata via dal primo refolo di una Snaidero esperta, ma non irresistibile -non sia la vera Cimberio. E coach Mrsic può, a giusta ragione, rivendicare che sia proprio così: impossibile regalare il play titolare, il tiratore designato e il centro di maggior spessore. Le assenze del nazionale sloveno Capin, del Beck ancor tutto da tarare al peso della serie A e di un Galanda che da solo non potrà tirare la carretta dentro l'area, però, non possono essere alibi tali da non lasciar perplessi di fronte a una prestazione di così scarso spessore. Solo Passera non sale sul banco degli imputati: "pozzecchino", dopo la buona prova di Roma, ha fatto il bis confermandosi unico varesino di nascita che in questo momento può dire una parola significativa sul palcoscenico del massimo torneo. Il suo spessore tecnico e la sua personalità sono ben

diversi da quelli delle varie meteore Bolzonella e Allegretti. Chi invece è andato ko di fronte alle responsabilità è l'ormai ex "soldatino" Hafnar, in preda a una crisi d'identità che, avviatasi nella seconda puntata dell'era Magnano, non sembra trovar soluzione.

Non sono, poi, apparsi quei condottieri che dovrebbero essere -soprattutto in questa fase d'emergenza -neppure i due a stelle e strisce: impossibile che un lungo quale Melvin presentato come capace di crearsi soluzioni vicino a canestro non si guadagni neppure un tiro libero. Significa che la sua pericolosità offensiva deve ancora palesarsi al commovente (per entusiasmo) pubblico di Masnago. Quanto a Hodge, bene certo la voglia di sbucciarsi le ginocchio sui palloni vaganti, ma le scarse doti di finalizzatore (6/15 al tiro e un pessimo 5/11 ai liberi) rischiano di costar caro a Varese. Almeno fino alla comparsa del trio di salvataggio.

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