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di GIANCARLO PIGIONATTI

Bastano due minuti per posa, sviluppo e stampa... La fotografia della Cimberio, a Napoli, è quella che già, da tempo, è appiccicata alla sua carta d’identità, di squadra inespressiva o, peggio, imbarazzante, quando le si chiede un rinnovo.

In una manciata di azioni la squadra di Bianchini crolla leggera, anzi impalpabile, dando l’impressione, appena s’alza un po’ di vento, di un fuscello da disperdere.

Avvertire delusione sarebbe come scoprire l’acqua calda ma, di questi tempi, avendo Varese nulla da perdere, per mancanza di ossessive tensioni, da risultato obbligato, si sarebbe dovuto attendere ben altro rendimento, soprattutto dopo un avvio gagliardo. Una fuga per la vittoria? No, solo una scappatella, di buontemponi.

Eppure un colpaccio, a "babbo morto", per dire di condizioni leggere, d’una squadra già condannata e non tartassata da assilli di punteggio, non è poi un’impresa sconvolgente per una squadra che tenga al suo "amor proprio" e che abbia qualche pregio da far valere.

Invece zero al quoto per una Cimberio scialba. Ma dove sta la notizia, obietterà qualcuno, mettendo in conto i pochi e striminziti successi in trasferta di Varese nelle stagioni in cui malaccio non era.

Nulla di personale né da eccepire, avendo prefigurato un triste scenario dal settembre scorso ma, per una serie di ragioni, anche di un piccolo credito da concedere a Bianchini e ai suoi uomini, per compensazione alla malasorte e per il sollievo di tanto indulto concesso loro dal generoso popolo biancorosso, s’era pensato a un possibile colpaccio. Insomma, al classico uovo fuori del cesto.

Impossibile con uno come Brown, quello di sabato scorso, alla covata.

L’americano, assalito da tanta e ingiustificata smania di rivalsa nei confronti di Napoli (che lo cambiò con il più valente Ellis), sarebbe dovuto salire su un ring per farla a pugni individualmente, invece di metter la gara, con responsabilità di gruppo, sul personale. Brown, sabato sera, qualora ve ne fosse stato bisogno, ci ha fatto rimpiangere vieppiù Keys la cui qualità non era fine a se stessa. Passera ha giocato di squadra ma, chiaramente, possiede meno talento di Brown: da qui l’impiccio anche per rotazioni contate e poi Bianchini puntò sull’americano in regia.

Dunque, una Cimberio avvitata ai suoi conflitti o equivoci d’identità, seppur da tempo limati: quando ha funzionato la squadra, attorno a un solo solista, cioè a Holland, l’unico a poter fare la differenza, nel bene e nel male, le mancava solo un po’ di qualità la quale però, una volta sprigionata sul parquet, coincideva con il crollo del collettivo, garantito sin lì dagli animosi Passera, Boscagin e Galanda, mentre Brown "rubava la scena" a Delonte, calante come la luna...

Scusando i porta mattoni, non ci è parso all’altezza della sua leadership Galanda che, si sa, da questo campionato, come osservava tempo fa Recalcati, si trova talvolta a dover soffrire i "quattro", che assomigliano ad antilopi, quindi i "cinque" se grossi come elefanti. Ci sembra superfluo ripeterci ripeterci su Melvin che fa parte di quella modesta "mercanzia" dell’estate mentre Lloreda, anche discreto, ha lasciato desiderare, come Galanda, nei momenti cruciali, eppure sarebbe potuto svettare, anche se il "centro" dipende anche dagli esterni

Morale, a questi uomini manca sempre una vecchia lira per fare un milione, per dire della loro incapacità di ottenere un successo di spicco per sé, dovendo pensare al proprio futuro professionale, per la società, che non li ha mai strapazzati, trattandoli bene, e per i tifosi i quali li sostengono con tanto affetto nonostante le tante sofferenze subite. La Cimberio, si sa, è questa come dimostrano la classifica e, soprattutto, le gare degli ultimi mesi nelle quali, al posto di sonori ceffoni, è bastato uno scappellotto per farle male.

Vedi Napoli, poi muori. Non c’è che dire, a un tiro di schioppo, sempre in Campania. domenica sera, Scafati ha cancellato dal campo Teramo che, a Masnago, umiliò Varese prendendo le distanze dall’ultimo posto con un più quattro sulla brutta addormentata. Che deve svegliarsi, almeno per un derby, da far vivere bene ai propri tifosi.

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