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Galanda parla di differenze tra la piazza prealpina e Milano


Lucaweb

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Massimo Turconi

Mica facile chiedere a Giacomo Galanda di mettere da parte, per una volta, i nostri amati Pearl Jam per costruire una chiacchierata intorno a Lucio Dalla e a una sua canzone, “Milano”, bella, piena di significati, ma non proprio notissima. Gek abbozza e, da uomo intelligente, regge benissimo il gioco e riveleggia con il cantante bolognese.“Milano, ogni volta che mi tocca di venire mi prendi allo stomaco, mi fai morire”. Domenica pomeriggio l’apparato gastrico sarà in subbuglio per una di quella partite da vincere a tutti i costi.

«In realtà noi siamo scesi in campo con l’idea di vincere anche le altre partite ma, come sapete, la nostra stagione ha preso un’altra strada e, adesso, Armani e Tisettanta si sono trasformate in “eventi” attesi dal pubblico e dalla società in modo spasmodico affinché possano lenire certi dolori. Seppur con molto rammarico per le mille occasioni gettate per strada, mi adeguo alle aspettative e, pensando ai derby, come a un mini-campionato a parte, spero che la Cimberio appaghi le attese dei tifosi che un briciolo di soddisfazione e un motivo per inneggiare al “campanile”, se lo meritano pure».

- Una strofa che la riguarda da vicino: “Milano senza fortuna, mi porti con te sulla terra o sulla luna…”

«Per il sottoscritto, nella sua esperienza milanese, è vera solo la prima parte perché – continua Giacomo -, quella stagione in casa Armani fu ricca solo di episodi sfortunati. Quando, per esempio, all’ultima giornata di “regular season” perdemmo a Roma e scivolammo dal terzo al settimo posto incrociando nei playoff la Benetton che, in seguito, si laureò campione d’Italia. Ebbene, noi, comunque, fummo l’unica squadra a impegnare seriamente i veneti, costringendoli alla quinta partita e, come dice Dalla, rimanemmo a terra, anche un po’ scornati».

- Altre frasi che la coinvolgono da vicino: “Milano a teatro, un olè da torero”: ma per molti suoi compagni Milano si declina solo con la discoteca Hollywood.

«Guardate che all’Hollywood, quando ero giovane, andavo anch’io e pure tante volte. Del resto noi, personaggi dello sport, viviamo, anche temporalmente, in un’altra dimensione ed è facile ritrovarsi tutti insieme, in certi orari, in certi locali. Solo che, anche dieci anni fa, mi piaceva avere interessi a 360 gradi. Quindi, per me, Milano adesso significa una città in grado di offrire una grande varietà di scelte sotto il profilo culturale e del puro divertimento».

- “Milan e Benfica”, Milano che fatica…”: difficile sconfiggere la concorrenza del calcio.

«Certe “magie”, ovvero il basket meglio e più del calcio, capitano solo in alcune, fantastiche realtà e, per fortuna, Varese è fra queste. A Milano, invece, è già un successo riuscire a convivere col fenomeno “pallone” sapendo che, per riuscirvi, devi sempre lottare ai vertici della classifica e cercare di superare il ricordo delle tante squadre vincenti della storia Olimpia».

- Il passato, pesante e incombente, è storia quotidiana anche a Varese...

«E’ vero ma con una grande e sostanziale differenza: in questa città, finiti i paragoni, criticato l’oggi ed esaltato il passato, la gente è sempre presente al PalaWhirlpool e fa sentire alla squadra tutta la sua passione. A Milano, sovente, si giocava circondati da “quattro gatti».

- “Milano gambe aperte, Milano che ride e si diverte”: nel basket, quest’anno, pare un fatto acclarato.

«L’Olimpia, dopo una partenza non proprio esaltante, è stata capace di invertire la rotta, ha cambiato, e bene, il volto del gruppo e ora è in crescita, destinata, a quanto vedo e a quanto sento, a fare ancora meglio. Beata Milano ma su questo argomento non vorrei dilungarmi perché, pensando alla nostra classifica, significherebbe autoinfliggersi una tortura».

- Domenica a Masnago chi avrà di più da perdere?

«Guardando la classifica, si potrebbe dire l’Armani ma leggere il match in quest’ottica è sbagliato. Anche la Cimberio deve vincere perché io ho in mente i sorrisi della nostra gente dopo il successo colto contro Biella. Sorrisi e gioia che, nonostante l’ultimi posto, sarà sempre bello ritrovare»

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