Lucaweb Posted November 30, 2008 Share Posted November 30, 2008 A caccia di un tesoro nascosto tra omaccioni che t’accettano (ma con un colpo d’ascia) e insidie d’ogni perfidia possibile. E’ questa la LegAdue, un’isola da esplorare con un equipaggiamento adatto, vietata alle "signorine" cui si consigliano ben altri e miti lidi. La piazza biancorossa, dopo tanti annunci e suggerimenti, roba da depliant, anche ingannevoli, ne ha finalmente preso visione... in loco, accorgendosi dell’aria che tira in campo, davvero pesante per gente compassata e molliccia. Alla fine, però, è bastata una piccola differenza per esaltare, con un successo, sofferenze e rischi. "Varese va", vien da dire, sulle note dell’inno del Mondiale di ciclismo: due gare, sudatissime e da spavento, ma vinte. E’ un messaggio al campionato, d’una squadra che vuole onorare l’unico onere della prova: la promozione. Diciamo la verità, il resto interessa poco o nulla nella speranza che bastino questi sette, otto mesi per tornare nel grande basket, anche se esso, a giudicare certe esibizioni (come nella sfida tra Pesaro e Milano, nella quale il canestro è sembrato un optional), non pare il massimo della libidine cestistica ma, francamente, quaggiù, in LegAdue, lo spettacolo lascia a desiderare. Certo, le vittorie sono il nettare dello sport ma si può esultare pur perdendo, non in questa categoria, nella quale, al di là di qualche numero (sicuramente non visto nella scorsa stagione), esibito dai biancorossi, vale soltanto la pagnotta. Livorno, spesso avanti, ha dimostrato che la categoria pretende intensità ed energia, meglio se avvalorate da un po’ di talento, per essere competitivi. Come lo sembra Livorno che, al di là di due tosti americani, possiede elementi di rendimento. Già, l’energia. Che non abbiamo trovato compiuta in Childress il quale ha dato l’impressione di gestirsi con sufficienza e concedere alla squadra spazi e iniziative, avendo tempo e mezzi, data la sua bravura, per lasciare la sua impronta. Ci si può, per esempio, interrogare sul conto di Dickens che possiede numeri atletici e tecnici, anche spaventosi ma che, in avvicinamento a canestro, sotto i tabelloni, manca di quell’"instint killer", magari a spalle girate, ideale per intimidire, in ogni amen, gli avversari, coscienti d’affrontare una Cimberio senza l’omone cattivo, priva com’è d’un centrone di mestiere. L’americano ha tempo di attrezzarsi concretamente e di conoscere squadra, avversari e campionato al fine di risultare dominante. Quello d’una cima tempestosa resta un interrogativo, come prevedevamo quest’estate, anche se, bisogna dirlo, Varese possiede altri attributi in un reparto diverso. La questione era aperta (Livorno, peraltro, era senza due lunghi: Bagnoli e Foiera) e resterà tale, soprattutto, fuori casa, laddove ti fischiano fallo, se tenti di spostare una... montagna. Ma Dickens può crescere in posizione e in atteggiamento, dovendo menare anche la clava, oltre allo spadone. Si sono calati bene nella parte, almeno a nostro giudizio, Passera, Boscagin, Cotani e Nikagbatse, anche se poi, in verità, quest’ultimo ha spesso litigato con scelte di gioco, a tratti, sciagurate. Ma "Nika" ha lottato, come il play, la guardia veronese e il lungo, intendiamoci non eccezionali, ma con la stessa pelle degli energici toscani. Galanda è di una tribù a parte, rischia di rovinarsi in falli ma la sua qualità e la sua personalità non sono da minimarket di LegAdue, pur dovendosi chiedere sino a che punto basterà la sua presenza per nascondere limiti e affanni di squadra. E i giovani? Non pervenuti. Il campionato è appena cominciato, v’è tempo e v’è spazio per tutti, nelle buone mani d’un tecnico dotato di cognizione della realtà. La quale, in alcun caso, non ammette leggerezze né azzardi. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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