Lucaweb Posted March 9, 2009 Posted March 9, 2009 di Massimo Turconi Nello scrutare i giocatori, oltre alle doti tecniche, oltre a quelle atletiche, ci piace anche osservare il linguaggio del corpo. Per questo motivo non puoi non apprezzare un ragazzo come Riccardo Antonelli, giovane lungo, classe 1988, in forza alla Cimberio. Il giocatore, un po’ timido e titubante visto (poco in verità…) lo scorso anno in maglia Robur et Fides, una sorta di Clark Kent in salsa bosina, quasi avesse trangugiato una pozione magica, ha lasciato spazio ad un atleta che, adesso, appena può schiaccia in faccia a tutti, americani compresi, salta per tentare di stoppare ogni conclusione degli attaccanti e fa volentieri a "sportellate" contro qualunque lungo avversario. Contro Roseto, così, tanto per gradire, Riccardo è partito con una affondata via l’altra, rimbalzi sempre sopra il ferro e una difesa, piuttosto dura, contro i vari Lloreda, Ringstrom e Pazzi. Punti, rimbalzi, sostanza difensiva, attenzione. Antonelli ormai ha capito l’antifona: sa cosa l’aspetta, sa cosa gli è richiesto da coach e compagni. «Quando entro in campo devo pensare solo a fornire il miglior contributo possibile - dice i - e sono consapevole che questo è anche l’unico modo per cercare di strappare fiducia e, di conseguenza, minuti a coach Pillastrini». - Tutto giusto, ma ammetterà che tra l’Antonelli attuale e quello ammirato, si fa per dire, in maglia roburina non c’è proprio corsa: cos’è cambiato nel frattempo? «E’ cambiato proprio tutto: categoria, modo di allenarsi, compagni, livello tecnico, preparazione e, soprattutto, il mio atteggiamento. Nella mia brevissima storia di giocatore, lo scorso campionato, quello di serie B2 disputato con l’ABC, non può davvero fare testo perchè ha rappresentato la mia primissima esperienza agonistica a livello seniores. In Robur, durante i primi mesi, ho vissuto immerso in una sensazione di totale spaesamento senza realmente capire il senso del gioco o cosa volessero da me coach e compagni. Poi, pian piano, verso il finale di campionato, il grado di comprensione è aumentato ma, in quest’ottica, reputo decisiva l’estate scorsa. Pillastrini, facendomi giocare parecchio in tornei e amichevoli, mi ha regalato fiducia e sicurezza. Aspetti psicologici fondamentali che, adesso, cerco di tradurre in pratica tutte le volte che scendo sul parquet». - Pratica che, in buona sostanza, significa una schiacciata via l’altra. «Schiaccio perché, altrimenti - commenta autoironico Riccardo - con le mani che mi ritrovo, rischierei di inanellare brutte figure con terrificanti errori da sotto. Quindi, meglio evitare pericolosi ricami e scaraventare il pallone nella retina. Poi, quando hai a disposizione passaggi al bacio come quelli di Childress o Lauwers, cos’altro puoi fare se non schiacciare?». - La magia del momento, tra qualche settimana, potrebbe interrompersi... «Sono perfettamente cosciente che, col rientro di Marchino Passera, toccherà al sottoscritto accomodarsi in tribuna al fianco del mio amico Totò Genovese. La cosa, ovviamente, non mi rende pazzo di gioia, ma nel mio, anzi, nel nostro caso, la "ragione di stato" deve prevalere sull’interesse individuale. Del resto, non posso certo dare torto o biasimare la società che, avendo trovato sul mercato un giocatore del calibro di Lauwers, ha deciso di cambiare l’assetto del gruppo. Per il sottoscritto, però, non cambierà nulla: continuerò a lavorare duramente in palestra pensando ad allenare i compagni e migliorare me stesso, perché "Pilla" ci vuole sempre pronti, competitivi e desiderosi di giocare». - A Livorno, intanto, dovrebbe toccare ancora a lei… «A dire il vero - scherza Antonelli - contro la formazione toscana toccherà soprattutto ai miei compagni del reparto piccoli perché Livorno ha grandissimi attaccanti, vedi Boyette e Kemp, sistemati sul perimetro». - E dove la mette la coppia Bagnoli-Ostler? «Sì, ci sono anche loro, ma è chiaro che Livorno spreme la maggior parte delle sue iniziative dalla coppia di guardie USA. Ad ogni modo, battute a parte, sappiamo che quella contro Livorno sarà, tanto per cambiare, una gara durissima, ma anche un crocevia per ribadire un primato che non vogliamo più mollare».
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