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Galanda avverte: «Jesi ci aspetta col fucile»


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di Massimo Turconi

BASKET LEGADUE L’iconografia cristiana classica descrive San Giacomo come protettore degli oppressi nonché un grande combattente.

Ora, dal momento che oppressi, in casa Cimberio Varese, non ce ne sono, per tratteggiare la figura di Giacomino Galanda ci teniamo buona solo la seconda immagine.

Che, in fondo, calza a pennello sul giocatore che, in questa stagione, soprattutto in casa, grazie alle sue giocate, che sono un misto di tenacia, carattere e classe, ha spesso cavato le castagne dal fuoco varesino. L’ultimo episodio della saga è andato in scena domenica scorsa nel match vinto solo all’ultimo secondo contro Venezia.

Giacomo Galanda è entrato di forza in tutte le giocate decisive: triplona del 78-79 al 39’, canestri dell’80-82 e 84-85 e rimbalzo difensivo sul tiro sbagliato di Janicenoks.

Dunque, un finale positivo, in netto crescendo, ma in una partita troppo sofferta che, ovviamente, a parte il risultato non soddisfa granché il giocatore udinese.

«Faccio innanzitutto i complimenti ai giocatori di Venezia che - osserva Galanda -, a Masnago, senza alcun timore reverenziale, hanno disputato una partita ricca di gagliardìa, carattere ed eccellenti spunti tecnici visto che hanno sempre fatto canestro. Tuttavia, dove finiscono i meriti dei veneziani cominciano le magagne di una Cimberio che, per lunghi tratti, ha eseguito male o. comunque, con scarsa continuità, le indicazioni tecniche e tattiche di coach Pillastrini. Nel primo tempo abbiamo subito troppo gli "uno contro uno" nonché gli scarichi dei giocatori dell’Umana, mentre nella ripresa, quando Venezia ha spostato verso l’interno dell’area la bilancia del suo gioco, abbiamo messo in mostra cattive rotazioni, lasciando tanto spazio per le iniziative di Bougaieff e di George. Fortunatamente, stavolta, dove non siamo arrivati con la tecnica, siamo arrivati un po’ con lo “stellone” che ha guidato il tiro di Lollo Gergati e tanta, tanta grinta».

- Insomma, cuore e carattere in quantità industriali.

«Qualità che, ne converrete, sono tuttora le uniche in grado di farti vincere le partite che nascono storte. Sotto questo punto di vista ritengo però che Varese, al PalaWhirlpool, abbia ben poco da farsi perdonare. In alcune occasioni, davanti al nostro pubblico, abbiamo giocato maluccio sotto il profilo tecnico ma non abbiamo mai mollato, centrando vittorie sulle quali, a un certo punto, nessuno avrebbe scommesso. Basti ricordare, per tutti, la battaglia contro Jesi, vinta dopo essere stati sotto anche di venti punti».

- Sorrisi casalinghi e, in trasferta, un’atmosfera da battaglia che sembrate aver un po’ smarrito.

«Regalare un sorriso è sempre utile, soprattutto per ricordare ai nostri tifosi che si tratta pur sempre di uno sport e di un momento che, per tutti, dovrebbe essere di gioia. Pazzesco, in questo senso, pensare a episodi, come quello capitato la settimana scorsa a giocatori e staff tecnico di Caserta. Un gesto, per me, assolutamente intollerabile anche perché - sottolinea il capitano della Cimberio -, quelli che vanno in campo sono i primi a disperarsi e a soffrire per i risultati negativi. Invece, a mio avviso, il discorso delle trasferte è abbastanza semplice: tutti gli avversari, in questi mesi, sono cresciuti in modo esponenziali, mentre noi, complici anche le pessime condizioni fisiche, le assenze, gli acciacchi, non siamo mai stati in grado di scendere in campo al completo, allenati al 100% e al top della forma: caratteristiche indispensabili per sperare di vincere lontano da Varese in questo periodo della stagione così delicato. Tuttavia, esaurita questa lunga premessa, e al netto di tutti gli alibi, devo anche dire che, responsabilità nostra, negli ultimi “giri”, non abbiamo giocato esattamente al top».

- A Jesi, invece, probabile punto di snodo della stagione, servirà esprimersi al meglio.

«La Fileni, contro di noi, si giocherà tutte le carte residue per poter rientrare nel giro della promozione diretta, quindi è fin troppo facile pensare che gli jesini scenderanno sul parquet animati da mille motivazioni, più una: quella, fortissima, legata alla sconfitta rocambolesca subita a Masnago all’andata. Tuttavia anche noi saremo pronti per giocare una partita “dentro o fuori”. Anzi – rassicura Gek -, dovremo esserlo».

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