Lucaweb Posted April 22, 2009 Posted April 22, 2009 di Giancarlo Pigionatti Punti come mattoni di una piramide, cui manca la cima. Dentro le mura del cantiere biancorosso il grande fervore che, solitamente, accompagna la fine di un lavoro, lascia capire un po’ di preoccupazione per onorarne la consegna. Già, la promozione diretta in serie A1, solo vagheggiata l’estate scorsa e mai dichiarata, seppur intesa dall’immaginario popolare come opportuna redenzione di Varese, morta e dannata pochi mesi prima, adesso sta lì, basta allungare le mani per afferrarla. In verità quella Cimberio, come osservammo, avrebbe potuto tutt’al più aspirare, ma ad essere buoni, ai play off, se non che, con l’arrivo di Dickens e Nikagbatse, diventò legittima ogni velleità. Venne poi il giorno in cui la società tolse i veli della prudenza e dell’opportunismo per dichiarare la sua ambizione, osando mettersi in discussione. In realtà non fu arduo questo esercizio dell’esporsi, anche per la posizione della squadra, subito capolista. Probabilmente non fu molto d’accordo Stefano Pillastrini il quale, invece di restare, pagatissimo dalla Virtus Bologna, in bragoni di tela al mare, aveva gradito la proposta di Varese per il solo fatto d’avere tra le mani creta giovane da modellare nel tempo, secondo un certo progetto. Il valente tecnico emiliano, in tutti questi mesi, avrebbe desiderato la pace d’un eremo, ideale per tanti novizi ma impossibile in una "piazza" che premeva passionalmente per un’opera di ricostruzione rapida e riuscita. Pillastrini ha così mostrato grande puntiglio nell’applicazione del suo mandato facendo crescere i giovani, per responsabilità e in personalità, trasformandoli tutti in giocatori veri di serie A, perlomeno di LegAdue. Non solo ma dalle sue cure è esploso Martinoni ed è rinato Gergati per quella dimensione pari al suo prezzo e alle proprie caratteristiche. Così facendo il tecnico, talvolta, ha sbagliato scelte nelle rotazioni e finito per perdere di mira il risultato stringente. E’ capitato in alcune sciagurate trasferte. Ora però la sua azione traspare in un potenziale di squadra ampliato e in un primato di classifica che sta durando da mesi. Già, Varese come squadra da battere. Per tutti. E oggi più di ieri, avvicinandosi la resa dei conti. Non pesa tonnellate ma la pressione s’avverte e va compresa a traguardo vicino. Il tecnico, come il buon insegnante, che si preoccupa dei ghiribizzi dei suoi "scolaretti", e quando si gioca con un’enorme tensione addosso, lo sono un po’ tutti, anche i vecchi, crede sì nel successo finale diretto ma teme anche possibili contraccolpi, da psicosi d’una perdente, qualora la Cimberio dovesse finire... ai play off, ancora buoni per essere promossa. Lo capiamo ma la gente di Varese, che ne ha viste tante, di cotte e crude, saprebbe come regolarsi in un finale da thriller, vicina indissolubilmente alla squadra come dimostrò nella scorsa stagione, nella quale, non inseguì alcuno dei biancorossi con il forcone, avendone motivo per farlo. Ora viene il bello, d’una bagarre che promette di infiammarsi, stringendo il tempo per avversari che credono magari di scorgere punti deboli o vulnerabili nelle file dei biancorossi, da pugnalare alle spalle. Otto gare alla fine con un vantaggio da amministrare e salvaguardare ma senza calcoli non sono poi così tremende per una squadra che può dare alla sua "piazza" che chiede ma con amore. Non ci sembra di dover temere brutti scherzi, nemmeno quelli inconsci, semplicemente perchè questa squadra s’è costruita un primato attraverso molte fatiche e sofferenze, quindi gare che, solo raramente, sono diventate passeggiate. Ed è questa abitudine, a tribolare tantissimo per trovare l’ascia giusta nel demolire la resistenza avversaria, anche magari per un episodio fortunato (ma meritato), la vera forza di una Cimberio che, da qui in poi, perlomeno a Masnago, non può proprio cadere, sorretta da un gran pubblico, come ce ne vuole oggi, di fronte a Pavia. Battibilissima se la si conosce e la si teme.
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