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Castiglioni apre le porte a Pozzecco


Lucaweb

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"Soli, si muore". Già, quella canzone, di vero furore, a fine Anni Sessanta, torna alle mente nell'ascoltare le riflessioni del giovane Castiglioni.

I contenuti e i motivi sono diversi ma la sintesi rende l'idea quando il presidente della Pall. Varese mette la riga, d'un confine chiaro e inequivocabile, nel futuro del club, "non più sopportabile soltanto dalla sua famiglia".

- A quest'annuncio, che evoca un lamento, anche comprensibile, dopo una stagione non ai massimi dell'esaltazione, siamo però abituati da diversi anni. E ci siamo fatti il callo.

«Stavolta siamo più che mai decisi a trovare forze nuove per dare continuità alla Pall. Varese, in caso contrario saremo costretti a passare la mano, non permettendoci più , dopo dieci anni, oneri spaventosi. La nostra volontà - spiega Claudio Maria Castiglioni - è quella di restare, anche a vita, a patto che qualcuno ci aiuti».

- E dire che, oggi come oggi, il conto economico di gestione risulta molto ridotto rispetto alle scorse stagioni...

«Non basta, la questione riguarda tutta la nostra attività che conta più aziende, nei confronti delle quali la mia famiglia ha enormi responsabilità, basti pensare alle migliaia di famiglie di lavoratori che dipendono, nel bene e nel male, dai nostri fatturati. E, con centinaia di operai in cassa integrazione, la pallacanestro appare come un giocattolo costoso e fuori luogo, almeno per banche e sindacati, molto severi nei loro giudizi su questo tema. La questione è seria».

- Capiamo, visti i tempi di crisi, ma ci consenta un'obiezione: ammesso e concesso che troviate alcuni soci forti, come li collocherete nel Gruppo, non esistendo, oggi, una società ben definita ad uso esclusivamente cestistico?

«E' vero ma ci arriveremo. Siamo impegnati su questo fronte, d'un ampliamento societario da attuare attraverso figure, responsabilità e regole precise».

- Ma lei conosce Varese e la sua imprenditoria? Molti hanno il braccio corto, altri potrebbero farsi avanti ma ci siete voi: questa è la realtà, se così non fosse, in più di sessant'anni non avremmo avuto soltanto tre famiglie a succedersi nella proprietà biancorossa. E che dire degli sponsor? Due dei tre maggiori vengono da fuori...

«E' un'impresa, non ce lo nascondiamo ma ci proviamo: oso sperare che qualche "rinforzo potenziale" esista tra le ventimila aziende sane che operano in provincia.. Così non si va avanti. . Quando ci inflissero i due punti di penalizzazione - continua il presidente - ebbi un "faccia a faccia" molto energico con Cimberio e chi rappresenta il SuperEnalotto.

Se onorammo tardi quell'impegno, un motivo c'era: a parte la figuraccia, siamo persone serie. Morale, tocca sempre a noi spendere di più per far brillare altri, in caso contrario, visti i risultati, ci becchiamo soltanto ingiurie e cattiverie. Varese, è vero, deve onorare la sua gloriosa storia ma, per farlo, ha bisogno di un club potente, lo stesso sindaco, alla festa di Raga, l'ha indicata come "un patrimonio da salvaguardare".

Egli ha ragione ma credo che, in questo senso, debba essere il primo, data la sua posizione, a darsi da fare. Un po' tutti fanno, con noi, i professori quando, in realtà, più di consigli gratuiti, ci servono soldi veri per diventare più forti».

- Gianmarco Pozzecco, da tempo, ha in mente di voler dare una grossa mano alla famiglia Castiglioni e alla sua Varese con un sogno preciso: diventare general manager e senza pestare i piedi a Cecco Vescovi. Qual è il suo pensiero?

«Se, in questa prospettiva, Pozzecco porterà in dote sponsor, soci e soldoni, sarà il benvenuto, sicuramente noi stiamo bene con Vescovi e lui con noi: eventuali ruoli si potranno discutere per trovare un'intesa, volendo tutti il bene della Pall. Varese».

- Auguri, dunque. Parliamo adesso della squadra che, calamità bibliche a parte, è ormai salva...

«Con i due punti certi nella gara con Napoli, cui non assisterò, per lo sdegno che provo di fronte a una "proposta indecente", come quella d'una partecipazione-burletta, credo proprio che la Cimberio disputerà il prossimo campionato in serie A. Francamente mi sarei aspettato - osserva il giovane Castiglioni - un miglior risultato, infortunio di Slay e penalizzazione a parte, ma bisogna adeguarsi, come pure riflettere profondamente».

- Ci sembra un presidente più deluso che appagato, eppure qualche limite era noto e vistoso. Una cosa è certa, non la può negare, riguarda la filosofia sbandierata, l'estate scorsa, dal suo club, tanto suggestiva per l'immaginario popolare, quanto prevedibilmente incompatibile con la necessità di fare risultato: come non ricordare, senza ipocrisie, quei proclami da "largo ai giovani" e da "inno all'italianità o alla varesinità", rimossi poi, alle prime difficoltà?

«Lo so bene: la Cimberio è diventata una squadra standardizzata, come tante altre, per presenze comunitarie e straniere, evidentemente un certo progetto è saltato nell'impatto con la realtà. Eppure ci credevamo, avendo uno come Pillastrini ma - conclude il presidente - gli eventi ci hanno giocato contro. Ora, però, pensiamo a un futuro migliore».

Giancarlo Pigionatti

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