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Sveglia di buon’ora e via in bici, in cerca di pesce ancora nelle reti dei vecchi uomini di mare. Stefano Pillastrini (in alto nelle foto Blitz) sta rintanato nella sua Cervia in attesa di notizie prealpine o, comunque, biancorosse. Nel frattempo si gode la famiglia, che gli manca durante la stagione agonistica, quindi - leggendo e pensando molto - cerca di immaginarsi il suo prossimo futuro, possibilmente da coach della Cimberio cui è legato da un altro anno di contratto. Certo, non bastano scartoffie firmate per tenere in piedi un "matrimonio" se non si è in due a volerlo. Poco importa allora se una delle parti, rinunciando all’altra, paghi una penale.

Un mucchietto di soldi può valere una determinata volontà: si paga e amici come prima, anche se la verità, magari, sta impigliata in un covo di vipere. Pillastrini non avverte segnali di rottura al di là di opinioni diverse, anzi di umori conflittuali tra lui e la proprietà a fine corsa, anzi chiacchierando più in profondità gli si scopre un forte desiderio di continuare la sua avventura alla guida della Cimberio a meno che, osserva retoricamente, gli arrivi un’offerta megagalattica che poi, ridacchiando, esclude.

Non sappiamo se Pillastrini ami Ungaretti, sicuramente non fa dell’ermetismo la sua filosofia di pensiero quando sente di poter ragionare per essere capito. In altre parole, egli va giù piatto: «Mi piacerebbe un prolungamento di contratto per modellare quei progetti che hanno bisogno di tempo e compiutezza. Credo possibile un rilancio nella continuità, anche se il momento è particolare, dovendo aspettare un certo lavoro di puntellatura societaria per avere chiari i confini di un’operatività futura».

Le sue sono aspirazioni in libertà nell’attesa di eventi.

L’allenatore, conoscendo poco le potenzialità passionali di una certa imprenditoria varesina, soprattutto in tempi di crisi globale, chiede informazioni che gli passiamo per quel che ne sappiamo. Pillastrini, rispettando il ruolo di altri, senza doverli infastidire con domande, cerca di portarsi avanti con il lavoro pur non potendo mettere il carro davanti ai buoi con progetti irrealizzabili o non pertinenti alla sua persona.

«Credo però e decisamente - spiega - che le esperienze di questi due anni non vadano sciupate né, peggio, buttate come ferri che non servono più, dovendo invece farle diventare istruttive ben conoscendo pregi e difetti di questo o quell’atleta, quindi della squadra da arricchire».

E, pur senza farsi trasportare dalle onde del mare che sta lì, vicino a casa sua, pensa al giovane Martinoni da acciuffare, avendo non uno ma due passi avanti in più da compiere, come ne è sicuro, quindi a Slay su cui si può puntare se la salute non sarà un problema e, macerandosi un po’, a Morandais che vanta un talento enorme ma che, se non gira, eclissandosi a lungo, può diventare dannoso.

Tuttavia, sul francese il tecnico è disposto a scommettere ancora. E riflette su Childress, che già considerava un giocatore a fine carriera, ma dal quale ha appreso intenzioni ben diverse.

E’ anche vero che Pillastrini può dire ciò che vuole: a decidere sarà la società. In ogni caso il suo punto di vista ci pare interessante, seppur all’ingrosso ma, soprattutto, in un momento di grandi verità, di là da venire.

Giancarlo Pigionatti

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