
[font=verdana][size=3]Ferdinando Minucci illustra la "sua" Lega Basket. L'artefice dell'epopea vincente di Siena, eletto sabato scorso alla guida della "Confindustria dei canestri" per il triennio luglio 2014-luglio 2016 con un risultato quasi plebiscitario (14 voti favorevoli - compresa Varese - su 16 società), spazia a tutto campo su temi di stretta attualità del movimento e racconta le sue idee per provare a rilanciare uno sport che fatica a trovare visibilità.[/size][/font]
[size=3][font=verdana]Perché nonostante le emozioni e il grande equilibrio degli ultimi due anni il basket non riesce a sfondare al di fuori della solita nicchia di appassionati?[/font][/size]
[size=3][font=verdana]«In un momento di grande difficoltà per l'economia in generale e le società in particolare, uno dei motivi che mi hanno spinto, dopo un attimo di riflessione, ad accettare una delle sfide più difficili della mia carriera è proprio lo stimolo ricevuto dagli ex colleghi che hanno riposto fiducia in me per cercare di dare risposte positive. L'elemento centrale del discorso è lo sviluppo che tarda a decollare per lo scarso appeal che abbiamo nei confronti del grande pubblico. Come formazione vengo dal marketing e dalla pubblicità, da presidente di Lega la mia esperienza da dirigente sportivo peserà per il 30-40 per cento. A mio avviso il basket è lo sport più bello che c'è: ha le caratteristiche per divertire ed appassionare, si gioca al coperto e vi si possono portare le famiglie, cosa che per il calcio non è sempre possibile. Siamo piccoli ma possiamo crescere: dobbiamo vendere meglio il nostro prodotto e cercare di renderlo visibile alle masse».[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Lei conosce bene la Lega Basket essendoci stato per anni come dirigente di Siena; come cambierà il suo ruolo da presidente super partes?[/font][/size]
[size=3][font=verdana]«Sono due cose completamente diverse. Prima rappresentavo una società della quale legittimamente facevo gli interessi; la sfida è quella di togliersi la maglia, cosa che ho praticamente già fatto, per infilarmi quella da presidente di Lega. Prova ne sia la disponibilità immediata per chi, come voi, ogni giorno dà ampio spazio al basket: non dobbiamo rimanere chiusi nelle nostre stanze ma rimanere in contatto costante con l'esterno per far conoscere quel che siamo e che facciamo. La mia idea è quella di lavorare molto sull'allargamento del bacino d'utenza e all'ampliamento del mercato pubblicitario, creando una sinergia tra Lega e società; ciò coinvolge l'idea del consorzio di Varese che, diversificando il rischio, riduce il peso pericolosissimo che può avere il mecenate in grado di condizionare pesantemente il futuro di ogni società, come dimostrano i casi Cazzola-Madrigali, Seragnoli, Benetton ed indirettamente quello del Montepaschi. Una delle funzioni della Lega dovrà essere quella di dare sostegno, anche economico, a questi progetti».[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Il modello Varese con il consorzio è vincente soltanto in una città piccola e di grandi tradizioni come la nostra, oppure è esportabile?[/font][/size]
[size=3][font=verdana]«Prima di tutto è una cosa intelligente e per questo non va considerata solo a livello campanilistico. Poi vincente lo è già in termini di risultati; fui molto attivo nel seguire il passaggio dalla famiglia Castiglioni alla gestione attuale e ricordo le difficoltà oggettive di quel periodo. I risultati ottenuti in questi anni dalla Cimberio danno il senso dell'importanza e del valore di questo progetto, pur con tutte le modifiche e gli adattamenti che possono intervenire in contesti diversi».[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Prima dei successi da dirigente sportivo lei ha un passato da uomo di pubblicità e Tv, due argomenti chiave per il rilancio del basket. Per questo pensa di essere l'uomo giusto per la Lega?[/font][/size]
[size=3][font=verdana]«Entrai a Siena nel 1989 non come dirigente sportivo ma occupandomi di marketing e pubblicità; attraverso la mia agenzia, creata nel 1977, avevo già fondato una radio, una Tv e un giornale; in tre anni di apprendistato portai gli introiti della Mens Sana da 100 milioni a un miliardo di vecchie lire. Nel 1992 fui nominato direttore generale e l'anno successivo ne diventai socio al 25 per cento compiendo un investimento sulla mia professionalità e sul prodotto. E, attraverso il lavoro sul settore sponsor, riuscii a poco a poco a coinvolgere il Monte dei Paschi che dal 2000/2001 divenne il marchio principale. Mi aspettavo di vincere, anche se non così tanto; purtroppo le difficoltà della banca hanno colto impreparati un po' tutti. Nessuno avrebbe mai previsto quel che poi è successo, per questo negli ultimi anni lo sprint effettuato verso i risultati non ci ha permesso di intuire e prevenire i problemi che di lì a poco si sarebbero presentati».[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Cecco Vescovi ha affermato di essere stato convinto a votarla per il programma esposto. Quali sono i punti principali?[/font][/size]
[size=3][font=verdana]«Ancora non sono il nuovo presidente, dunque per correttezza lo esporrò pubblicamente solo all'inizio del mio mandato ufficiale. Però nel corso della campagna elettorale lo ho illustrato alle società per dimostrare che non dovevano votarmi solo per la mia carriera da dirigente, e che mi sarei spogliato della maglia di Siena, alla quale terrò tutta la vita ma che ormai non fa più parte del mio futuro professionale. Mentre parlavo con Vescovi vedevo che annuiva alle mie proposte e a fine colloquio mi ha confermato che le mie idee erano anche le sue. Evidentemente le soluzioni in testa sono simili per tutti, non sono io il genio che le trova fuori dal contesto; da parte mia garantisco però forza, energia, passione e voglia di rischiare per metterle in pratica».[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Lei ha conquistato l'assemblea dei proprietari, ma il tifoso medio del basket guarda con un pizzico di scetticismo la sua elezione: c'è un modo per dire agli appassionati tranquilli, stiamo lavorando per voi?[/font][/size]
[size=3][font=verdana]«Tale compito tocca a voi giornalisti, io devo portare fatti concreti e lavorare duro per il bene di tutti. Quando ero a Siena rilasciavo due o tre interviste l'anno perché era giusto lasciar parlare il campo, adesso il ruolo è diverso ed è giusto cambiare atteggiamento. Di certo non dovrò essere giudicato per quanto sono simpatico; piuttosto mi piacerebbe essere antipatico per le altre leghe europee. Una volta la nostra Lega era vista come l'eccellenza continentale, adesso non lo siamo più e questo è un altro obiettivo da raggiungere, tornare cioè ad essere un punto di riferimento. Anche perché gli ingredienti ci sono tutti: l'Italia produce un basket mediamente di altissimo livello, ci sono proprietari che investono molto, manager di grande valore e tanta passione fra i tifosi. Io debbo essere al servizio di questo prodotto e chi strumentalmente cerca di condizionare il mio lavoro guardando al mio passato a Siena non fa il bene del movimento».[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Minucci presidente di Lega e Petrucci presidente della Fip: due uomini forti che possono contribuire a rilanciare il basket?[/font][/size]
[size=3][font=verdana]«I due enti hanno compiti diversi: la Fip rappresenta la tradizione, la cultura sportiva e il collegamento tra base e vertice. Noi rappresentiamo il vertice con la grande responsabilità di essere il traino del movimento, ma anche la necessità di garantire il rispetto che meritano coloro che investono e danno impulso al basket. Conosco Petrucci da prima che facessi il manager sportivo, so che si tratta di una persona decisa e che vuol bene al basket. Altrettanto sono io: spero di trovare sempre punti di convergenza, in caso di divergenze mi farò valere con decisione».[/font][/size]
[size=3][font=verdana]In tema di presidente forte, quanto contano i poteri che dovrà conferirle l'assemblea? È necessaria una maggiore operatività per garantire un'azione più incisiva?[/font][/size]
[size=3][font=verdana]«In qualità di manager che rappresenta 16 società non credo che servano particolari poteri: almeno nella prima fase la forza della Lega dovrà essere la condivisione. Già considero un successo che alla votazione si siano presentati proprietari che da anni non venivano in Lega. Coinvolgere manager e proprietari e fondere le mie idee con le loro sarà determinante; poi mi assumerò le responsabilità sulle strategie per raggiungere i risultati. Se non riuscirò ad ottenerli sarò criticato. Mi auguro che i tifosi mi giudichino per quello che sarò capace di fare come presidente di Lega e non sul ricordo delle tante vittorie ottenute con Siena che fisiologicamente, per certi versi, mi hanno reso antipatico».[/font][/size]
[size=3][font=verdana]Giuseppe Sciascia[/font][/size]
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